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I Turisas sono una delle band più in vista del panorama folk metal europeo. I ragazzi finlandesi nel corso degli anni hanno ampliato tantissimo la loro schiera di fans con album sempre convincenti, uniti a dei live spettacolari e ad una presenza scenica tra le migliori del settore. Alle nostre redattrici Gloria e Titania il compito di torchiare il leader Mathias Nigard!
Sappiamo che avete da poco cambiato line-up. Come sono i Turisas senza Netta? La tastiera serve semplicemente per sostituire la fisarmonica o la usate per creare una gamma più vasta di suoni?
Beh, intanto siamo nati come gruppo con la tastiera. La fisarmonica è subentrata più tardi, quindi potremmo dire che adesso siamo tornati alle origini. Nel primo album avevamo un tastierista, che poi è stato sostituito da un fisarmonicista nel secondo, ma quest’ultimo usava dei suoni di tastiera perchè aveva una specie di fisarmonica digitale.
Per quanto riguarda Netta, c’è da dire appunto che non è stata l’unica, perchè avevamo un altro fisarmonicista prima di lei. Lei entrò nel gruppo nel 2007 o 2008, mi pare; è stata con noi per un po’ di anni ed ora ha deciso di lasciare la band, così è subentrato il tastierista Robert. E devo dire che con lui funziona tutto molto bene, visto che già prima volevamo ampliare il nostro sound e allontanarci un po’ da quello della fisarmonica. Infatti usavamo la fisarmonica come fosse una tastiera già prima, anche con Netta, e adesso con il nuovo tastierista stiamo usando vari suoni, non solo quello della fisarmonica. Avere una tastiera, comunque, è un po’ diverso, perchè non solo cambia il sound, ma abbiamo anche nuove possibilità di scelta e ne siamo molto felici.
E tornando a Netta, beh, certamente ha avuto un ruolo importante, specialmente negli ultimi album, essendo l’unica donna e dovendo stare sempre davanti sul palco, ma non aveva una grande influenza sulla nostra musica e su quello che facevamo.
Abbiamo anche un nuovo bassista, Jukka Miettinen, che in passato suonava negli Ensiferum. Erano un po’ di anni che non suonava, o almeno non in gruppi metal. Siccome eravamo vecchi amici e lui sembrava interessato al nostro gruppo, l’abbiamo preso. E’ molto bello averlo con noi, perchè, tipo dieci anni fa, uscivamo con i ragazzi degli Ensiferum e a quell’epoca stavamo facendo qualche piccolo demo. Insomma, è bello ritrovarsi.
E come componete le vostre canzoni? Per esempio, di solito chi è il primo a tirare fuori le idee?
Credo che finora la maggior parte del lavoro sia stata mia, perchè ho scritto la maggior parte dei brani, ma tutti nel gruppo hanno contribuito. Però direi che sono state il 90% idee mie e il 10% degli altri. Comunque sono sempre stato aperto alle idee degli altri, non dev’essere una cosa guidata per forza da me. Sarà interessante adesso, visto che abbiamo due nuovi musicisti di talento e molto creativi, infatti la dinamica del gruppo è già cambiata un po’. Sarà bello mettersi a scrivere il nuovo materiale con loro!
Avete già suonato in Italia un paio di volte. Cosa provate quando venite nel nostro Paese? Cosa vi piace di più?
Mmm… il tempo, il cibo, il vino… sai, tutte le cose basilari… le ragazze… E’ sempre bello capitare in Italia durante un tour europeo. Quando abbiamo suonato a Bologna potevamo uscire in città, prenderci un gelato, indossare t-shirt e occhiali da sole… insomma, suonare in Italia è sempre come fare una vacanza!
E il pubblico italiano ha un temperamento molto più focoso rispetto ai finlandesi: gli italiani sembrano possedere questo sangue bollente che li spinge sempre sotto il palco con entusiasmo!
Sono stata al concerto che avete fatto a Leicester in novembre. Durante il vostro tour in Inghilterra avete suonato su stage piccolissimi… Ti è piaciuto avere i fan così vicini o preferisci i palchi più grandi? Qual è la differenza per te?
Credo che siano belle entrambe le cose, perchè, per esempio, su un palco grande c’è ovviamente più spazio e si può creare una performance migliore, forse; ma su un palco piccolo si è molto più vicini ai fan e ci si può divertire insieme. A volte, soprattutto ai grandi festival, ci sono le transenne davanti al palco e il pubblico è lontano, quindi non c’è la stessa interazione che si ha nei piccoli locali.
Il tour in Inghilterra è stato particolare perchè abbiamo fatto, mi pare, otto date in due/tre settimane in uno Stato che non è tanto grande. Abbiamo suonato in piccole città, e non tutti i gruppi lo fanno… di solito vanno a Londra e Manchester e città del genere. E credo che i fan abbiano apprezzato, perchè di solito sono contenti quando vai a suonare anche nelle città più piccole e non solo nelle solite, dove vanno tutti i gruppi.
Vi abbiamo visti al Tuska Open Air l’estate scorsa, e ci chiedevamo se non è difficoltoso suonare con i vostri costumi e trucchi addosso quando fa così caldo!
Beh, al Tuska dell’anno scorso non faceva così caldo, ma una volta abbiamo avuto un concerto in Spagna in cui suonare è stato veramente difficile, e inoltre la settimana prossima andremo in Australia per un grande tour con famose band come System Of A Down… e qui è inverno ma lì in Australia sarà estate… quindi sono un po’ preoccupato per il calore che ci sarà sullo stage!
Ideate e cucite i vostri vestiti da soli o avete qualche esperto che lo fa per voi?
All’inizio trovavamo il materiale e cucivamo per conto nostro, ma ci siamo accorti di non essere molto bravi a cucire, ci costava molto tempo ed energia e a nessuno piacevano veramente i risultati… Questo era quello che potevamo permetterci nel passato, ma adesso fortunatamente abbiamo trovato persone con molto talento che creano costumi di professione e ci aiutano. Per esempio, quando torniamo dai tour ci sono sempre un sacco di cose rotte: strappi, cerniere che non funzionano, e quindi portiamo tutto il materiale a riparare prima di un nuovo tour.
I vostri vestiti e i temi dei vostri testi risalgono a un’epoca lontana. Anche voi vi identificate con quei tempi antichi, siete appassionati dell’Alto Medioevo anche al di fuori della musica, o semplicemente cercate di rimanere coerenti con il vostro genere musicale?
Beh, fin dall’inizio siamo stati affascinati dalla storia antica e dal folklore, e la band è nata proprio da questo, scrivendo canzoni che parlavano di cose che a tutti piacevano, temi storici, mitologia finlandese e questo genere di cose. Penso che più avanti, in “The Varangian Way” e “Stand Up And Fight”, il tema è andato ancora più in profondità, non mi limito a scrivere nel modo “romantico” e “fantasy” con spade e battaglie, io cerco di fare ricerche più profonde. È come costruire una sorta di “cornice” in cui i personaggi sono inventati ma ci sono luoghi e personalità importanti che invece corrispondono alla realtà. Penso che scrivere canzoni che parlano solamente di cavalcare in una battaglia senza alcuna cornice storica sia un po’ vuoto e privo di senso. Quello che faccio quando scrivo canzoni è utilizzare temi personali, come per esempio il coraggio e non importa se ne stai parlando nel medioevo o in qualsiasi altro luogo, come alla fermata del pullman, perché ha sempre lo stesso valore. È questo il nucleo della canzone.
Le nostre redattrici Gloria e Titania concedono una foto a Mathias
Avete girato un video di “Battle Metal” in cui i fan hanno partecipato con i loro footage. C’è stato qualche videoclip che non avete potuto utilizzare perché indecente o scandaloso?
Quel video è stato fatto veramente di fretta e noi non avevamo nessun materiale, né tantomeno tempo, perché in quel periodo eravamo in Ucraina, quindi è stato tutto organizzato dalla casa discografica, che ha chiesto ai fan di inviare i loro footage. Sarebbe stato bello avere più tempo per esaminarli noi stessi, ma mancavano solo quattro settimane alla scadenza e noi non abbiamo avuto la possibilità di lavorare sul video: ci ha pensato la compagnia e purtroppo non abbiamo visto che il risultato finale.
Avete intenzione di lavorare a un nuovo album?
Sì. Il Finnish Metal Expo è l’unico concerto in Finlandia di questo periodo e dalla prossima settimana saremo in Australia per due o tre settimane. Dopo l’Australia torneremo velocemente in Finlandia per poi ripartire per gli USA, per il nostro tour americano.
Quello ci terrà occupati fino a maggio, credo. Quindi torneremo in primavera e abbiamo deciso che da quel momento non faremo più tour per il resto dell’anno, ma ci concentreremo solo sui festival, perchè l’anno scorso mi pare di aver fatto 1023 concerti e, contando anche tutto il tempo impiegato nei viaggi, non abbiamo fatto nient’altro. Dopo la primavera ci fermeremo un po’ per riposare e iniziare a scrivere il nuovo materiale.
E’ ancora emozionante per voi fare concerti, anche dopo tutti quelli che avete fatto?
Beh sì. Essere un musicista sembra sempre una passeggiata… suonare ai concerti, andare alle feste e cose del genere, ma la maggior parte del tempo dobbiamo organizzare cose, leggere mail, parlare con le case discografiche ecc. Adesso siamo a casa da due mesi e stiamo facendo solo quello. Ma quando si va in tour ci si dimentica di tutti i problemi e le preoccupazioni… Non devi cucinare, non devi andare al supermercato, non devi fare nulla di tutto ciò. Suoni ai concerti e basta. Anche se è stressante viaggiare così tanto, è molto bello. Mi piace.
Grazie per l’intervista e buona fortuna per i prossimi concerti!
Grazie mille a voi! Un saluto a tutti i lettori italiani!
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