Visualizzazioni post:19783
Dopo l’Hellish Tour, che a marzo ha riportato in Italia Helloween e Gamma Ray con tanto di revival di alcuni classici delle zucche di Amburgo (ancora una volta on stage insieme a Kai Hansen), gli AVANTASIA propongono agli appassionati di power metal e heavy melodico il secondo appuntamento da non perdere di questa prima parte dell’anno. L’Alcatraz Club di Milano è teatro dello spettacolo più lungo della storia della band con più di tre ore di pregevole power metal con saltuarie escursioni nel campo dell’heavy rock, ballate, momenti folk, pompose suites con una spolverata di prog ed addirittura un paio di brani pop.
Il mastermind del progetto Avantasia TOBIAS SAMMET anche questa volta è riuscito a riunire una line-up di grande valore, impreziosita dalla presenza contemporanea delle ugole di Michael Kiske, Eric Martin, Ronnie Atkins, Bob Catley, della sempre brava Amanda Somerville e di Thomas Rettke nella veste di backing vocalist e non solo. Sammet è l’autentico mattatore della serata, restando sul palco almeno due ore e mezza e mostrandosi il solito istrionico intrattenitore sempre pronto alla battuta. Per esempio, in risposta ad un accenno del ritornello di “Nel Blu Dipinto Di Blu” (meglio nota come “Volare”) proposto da uno dei tanti cantanti in line-up, il pubblico dell’Alcatraz si lascia andare ad un gigantesco singalong ed ovviamente uno come Tobias non vuole essere da meno intonando un pizzico di “Felicità” e di “Gloria” rispettivamente di Albano e Romina e U. Tozzi, senza però coinvolgere minimamente la platea del Belpaese.
Quando il frontman degli Edguy lascia il palco, in due o tre occasioni, è solo per tirare il fiato per un paio di pezzi ma l’impressione è che vorrebbe cantare per tutto il tempo a rischio di fare la figura dell'”impiccato” sui pezzi più arditi da eseguire. Sammet ha coraggio e talento, e tutto sommato supera la prova anche se la voce di Kiske è irraggiungibile alle sonorità più alte e manda in visibilio la platea in quasi ogni occasione. Il primo ospite vocale Ronnie Atkins è forse la sorpresa della serata, non tanto per la caratteristica voce graffiante e calda, quanto per la grande carica ed il piglio con il quale il vocalist dei Pretty Maids riesce ad esaltare anche la maggioranza del pubblico all’oscuro della bontà del repertorio della band danese. Con Bob Catley ed Eric Martin lo spettacolo diventa più variegato e completo: il primo è uno straordinario performer nel suo repertorio epico e teatrale, il secondo, pur con qualche imprecisione negli attacchi (e nel ricordare le lyrics) si conferma una voce rock dal calore raro abbinata ad un atteggiamento davvero gioviale e simpatico. Sul palco l’atmosfera è quella di una festa, la formazione cerca di eseguire il materiale con professionalità ma è evidente come i piccoli errori (anche Kiske sbaglia un attacco o due) vengano presi con il sorriso e spesso scherzando in modo evidente (Kiske su tutti). Il tutto è frutto sia dell’atmosfera da happy metal party con la quale Sammet ha sempre farcito quasi tutti i suoi concerti e buona parte dei suoi dischi sia della sua personalità contagiosa, un mood mutuato dagli Helloween dei due Keeper, i veri punti di riferimento di Tobias nella prima parte della sua carriera. Da quando il power non è più uno dei trend imperanti in ambito metallico anche il progetto Avantasia ha un po’ spostato il tiro dal punto di vista musicale. Spazio allora a pezzi che ricordano le rock opere o i concept album tra Magnum e Savatage (Sammet sembra avere gradito non poco “Handful Of Rain” e “Dead Winter Dead”), senza dimenticare di provare a scalare le charts con singoli accessibili come “Lost In Space” e la nuova pop song “Sleepwalking”. Il nuovo “Mistery Of Time”, è qui proposto per sette decimi, con la sinfonica titletrack e la cavalcata di “Savious In The Clockwork” decisamente sugli scudi. Sui pezzi vecchi va detto che gli Avantasia hanno ormai un repertorio di sicura presa, e tra una richiestissima “The Seven Angels” (difficile pensare che quel numero sia casuale…) e le melodie che richiamano il folk di “Farewell”, tra il classic power di Avantasia e le bombastiche melodie di “The Scarecrow” anche i circa tremila fans presenti si sono sgolati per bene come ai vecchi tempi. Durante “Promised Land” si è avvertita la mancanza di Jorn Lande, il cantante più presente nel progetto Avantasia (ancora più di Kiske). Per quanto attiene al resto della line-up una menzione speciale la meritano il chitarrista Oliver Hartmann, anche notevole vocalist in un paio di pezzi, ed il batterista Felix Bohnke, più di tre ore di questo genere con solidità e precisioni teuntoniche non sono uno scherzo. Il progetto Avantasia può non aver portato nulla di nuovo dal punto di vista musicale ma di certo è una sicura fonte di divertimento per molte migliaia di appassionati di hard and heavy melodico. Uno di quegli spettacoli che ti ripagano pienamente del costo del biglietto. E anche di più.
Di seguito tutte le foto della serata, realizzate dal nostro Massimo “Max Moon” Guidotti:
Grandissimo concerto, divertente, lungo e molto intenso. Peccato che Jorn non sia potuto essere della partita, perché anche a me è mancato in più frangenti!