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Sebastian Bach è una prima donna, poco ma sicuro. Egocentrico, grintoso, talvolta arrogante e dalla lingua tagliente. È uno di quelli che, secondo la biografia di Nikki Sixx (“The Heroin Diaries”), meriterebbero di più. Meriterebbe una posizione più blasonata nel mondo del rock a stelle e strisce. Meriterebbe musicisti più originali in fase compositiva, e meriterebbe forse di vendere qualche disco in più, ma i tempi son duri, si sa.
Fatto sta che è ancora qui a sfornare dischi cattivi più che mai, come il nuovo “Give ‘em Hell”, il terzo studio album della sua carriera solista, l’undicesimo se contiamo anche le pubblicazioni con gli Skid Row e gli altri progetti in cui ha prestato la sua voce (tra i quali vale la pena citare il grandioso “An Absence Of Empathy” (a detta di chi scrive, la miglior performance in studio del cantante newyorkese). Dei tre solisti questo è quello dal sound più moderno, ma è anche quello che, ad un primo ascolto, convince meno.
Se il cupo “Angel Down” colpiva per almeno tre canzoni da capogiro, tra cui la ballad “By Your Side”, mentre il secondo “Kicking And Screaming” segnava quasi un ritorno alle origini hard rock della carriera di Bach, il nuovo “Give ‘em Hell” stenta a decollare, soprattutto con i tre singoli estratti “All My Friends Are Dead” (difficile aggiungere altri aggettivi al di fuori di “carina”), “Temptation” (con John 5 alla chitarra) e “Tacking Bach Tomorrow”. Proprio in queste tre canzoni il biondo singer raggiunge note altissime con la voce, e nei ritornelli urla a più non posso, quasi da risultare fastidioso.
Va detto, però, che mostra ancora una grinta e una voce invidiabili, e che quel suo timbro estremamente personale è straordinariamente rimasto tale (forse un tantino più nasale nelle parti più acute).
Il disco però si riprende con altri momenti rocciosi come la cattivissima “Dominator”, un brano quasi alla Alterbridge, ma più cupo. A parere di chi scrive questa è la song più coinvolgente del lotto, ricca di un riff semplice ma efficace, un ritornello che fa muovere la testa e una linea vocale incalzante. Altre canzoni di particolare rilievo sono la scatenata “Harmony”, il lento “Had Enough” e la cattivissima “Gun To A Knife Fight” (in queste ultime due, come in “Push Away”, troviamo il grande Steve Stevens alla chitarra).
Quello che manca a Bach nella sua carriera solista è un piccolo album-capolavoro (facile a dirsi, eh…), che non è in realtà così lontano visti gli ottimi spunti offerti, dannatamente più convincenti di quelli degli ex compagni californiani.
“Give ‘em Hell” è un disco che piacerà ai fan di Sebastian Bach e forse lascerà un po’ insoddisfatti i più pretenziosi, come il sottoscritto, che sono convinti che presto arriverà anche il suo “disco della vita”.
Tracklist:
1. Hell Inside My Head
2. Harmony
3. All My Friends Are Dead
4. Temptation
5. Push Away
6. Dominator
7. Had Enough
8. Gun To A Knife Fight
9. Rock N Roll Is A Vicious Game
10. Tacking Back Tomorrow
11. Disengaged
12. Forget You
Line-up:
Sebastian Bach – voce
Devin Bronson – chitarra
Duff McKagan – basso
Bobby Jarzombek – batteria
Guest:
John 5 – chitarra in “Temptation”.
Steve Stevens – Chitarra in “Push Away”, “Had Enough” e “Gun To A Knife Fight”.
Sito ufficiale: www.sebastianbach.com
Facebook: https://www.facebook.com/sebastianbach
Etichetta Frontiers Records – http://www.frontiers.it/