Hrizg – Individualism (2014)

Titolo: Individualism
Autore: Hrizg
Genere: Black Metal
Anno: 2014
Voto del redattore HMW: 8
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Non so come la pensiate voi, ma per me è un po’ comica l’enorme influenza esercitata da Tolkien sul black metal. Ecco, leggendo impronunciabili nomi come Hrizg t’aspetti che siano stati presi da un qualche formulario di magia nera scritto da un folle satanista medioevale morto in circostanze misteriose. E invece no, perché “Hrizg” è puro nerdume, visto che, secondo il linguaggio degli orchi inventato da quel pazzo di J.R.R. Tolkien, significa “dolore”. E sapete chi si cela dietro questo strambo nome? Tal Erun-Dagoth che, oltre a essere impegnato in 2500 fronti come minimo (gestisce anche la Morbid Shrine Productions), ha preso metà del suo nerdoso nomignolo da Dagoth, cioè il mostro repellente del film “Conan il Distruttore” (1982) con un super-macho Schwarzy. E…
Basta, mi sono rotto i cosiddetti, indi per cui adesso vi presento finalmente Hrizg, creatura proveniente dagli abissi spagnoli nata nel 2005, di cui “Individualism”, uscito sotto l’egida della storica Moribund Records, è il suo terzo album. E che album, aggiungo io!
“Equilibrio” è la parola-chiave per descrivere la musica di Hrizg, che infatti è perfettamente bilanciata fra parti melodiche e parti più cattive, fra sfuriate in blast-beats e tempi medio-lenti, dimostrando fra l’altro una fantasia veramente sorprendente che permette al nostro di superare talvolta i confini del black metal, come nella lenta e orrorifica “With A Crown Of Bitterness”, che, oltre ad essere la canzone più lunga del lotto visti i suoi cinque minuti e mezzo, ha delle chiare inflessioni death metal, come del resto, ma in misura minore, “The Strong Against The Stronger”. Tutto ciò impedisce all’ascoltatore di stancarsi anche con l’altro pezzo privo di qualsiasi tempo veloce – “Night Of The Wolf” –  tra l’altro uno dei migliori del disco.
Il black metal dinamico di Hrizg non è soltanto incredibilmente equilibrato fra le sue varie parti, ma è anche avvolgente. Pensate che Erun-Dagoth se la cava benissimo anche dietro le pelli offrendo una prestazione tentacolare e caotica, sempre alla ricerca della trovata a effetto (ecco, sentitevi pezzi come “The Darkness I Witness” o la stessa “The Strong Against The Stronger”). Ottimo anche il lavoro della chitarra solista che, con poche e semplici note, riesce spesso a dare manforte alla ritmica, soprattutto nella seconda parte del disco, pur creando un vero e proprio assolo in una sola occasione (“With A Crown Of Bitterness”). Con questi piccoli dettagli la musica diventa pure bella atmosferica, anche perché, ma solo rare volte, c’è qualche accenno minimalista di tastiera (bello quello sognante e mistico di “From Endless Blackness” – che fra l’altro contiene un curioso stacco ambientale, forse un po’ inutile ma tant’è – ).
A tutto questo si aggiunge un comparto vocale eccellente per quanto è espressivo e duttile: partendo da delle tipiche urla black che costituiscono il cantato principale, si passa da urla torturate come nemmanco Burzum a voci gutturali di stampo death metal, da voci pulite evocative ad altre in un certo senso più narrative. E non mancano sovraincisioni, magari per creare delle voci spettrali (letteralmente) come in “The Hall Of Falseness And Impurity”, o dei semplici cori in “Night Of The Wolf”.
Insomma, questa è roba seria, questo è un black metal dinamico e un po’ drammatico dove tutti gli strumenti concorrono alla buona riuscita dei pezzi (ci sono qui e là pure dei notevoli duetti basso/batteria). Peccato però che l’album venga leggermente rovinato dalla lunga outro “The Lament Of God” che, mezza tastierosa e mezza chitarrosa, nella seconda parte si perde completamente nonostante l’estrema poeticità della prima. Vabbè, una piccola magagna che non impedisce a “Individualism” di essere uno dei migliori album black metal da me sentiti in questi ultimi tempi. E fra l’altro il titolo dell’intro “Bellum Omnium Contra Omnes” (“la guerra di tutti contro tutti”) è praticamente lo slogan del filosofo inglese del ‘600 Thomas Hobbes, uno slogan che ormai è usato da parecchi nel campo del black metal ma che fa sempre la sua porca figura!

Tracklist:
1 – Bellum Omnium Contra Omnes (intro)
2 – The Darkness I Witness
3 – No Life After Life
4 – To Leave the Roots Grow…
5- Night of the Wolf
6 – When the Cryings Are for the Weak
7 – The Hall of Falseness and Impurity
8 – The Strong Against the Stronger
9 – From Endless Blackness
10 – With a Crown of Bitterness
11 – The Lament of God (outro)

Line-up:
Erun-Dagoth – voce/chitarre/basso/batteria/tastiere

Etichetta Moribund Records – http://www.moribundcult.com/

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