Visualizzazioni post:1679
04/06/2014 : Sweden Rock Festival (Day 1) – Solvesborg (SVE)
Se un giorno il sottoscritto volesse scrivere un personalissimo dizionario, alla voce “paradiso” lo Sweden Rock Festival potrebbe fare capolino tra i sinonimi. Dopo una tre giorni di concerti consecutivi (Rock In Idro day 3 e 4 e Nine Inch Nails), con giusto un paio di ore di sonno e un volo da prendere alle sei di mattina mi ritrovo a percorrere per la terza volta la strada che porta da Copenaghen a Solvesborg, la location dello Sweden Rock, nel sud della Svezia. Per questa mia quarta volta al festival svedese, che reputo di gran lunga il miglior festival per le sonorità hard rock e melodic metal, ho deciso di seguire più bands del solito, “sacrificando” la visione di qualche concerto completo a favore della chance di vedere per la prima volta, o rivedere, alcuni gruppi particolarmente interessanti. Are you ready?
Ok, allora si parte.
Le vibrazioni positive dell’atmosfera dello “Sweden Rock” mi arrivano già quando sto parcheggiando dopo aver scambiato qualche saluto con alcune delle persone che lavorano per l’organizzazione, tutte rigorosamente vestite con la classicissima maglietta gialla. Mi aggiro con l’auto per la zona parcheggio facendo il classico “horn up” e raggiungendo i livelli di tamarraggine di Joey DeMaio nel videoclip di “Return Of The Warlord”.
Arrivo giusto in tempo per godermi il concerto dei CROWBAR, la prima band imperdibile di questo Day 1 che è solamente un antipasto in vista dell’esagerata abbuffata di concerti che ci aspetta nei seguenti tre giorni. Il riffing di Kirk Windstein è semplicemente impressionante, in grado di sprigionare una potenza spaventosa, amplificata “ad hoc” da una sezione ritmica solidissima. I Crowbar hanno alle spalle una carriera di quasi cinque lustri ad alti livelli anche se sempre da padrini dell’underground, con meritata venerazione da parte di molti degli artisti e dei supporters della scena sludge, stoner e doom. Anche il nuovissimo platter, “Symmetry In Black”, si dimostra convincente e consigliatissimo, degno di essere suonato insieme al materiale del disco di debutto o ai pezzi di “Broken Glass”. Kirk è anche un cordiale intrattenitore, che trasuda passione per la sua musica anche in sede di presentazione dei pezzi. Macigni come “Vacuum” e “New Dawn” si alternano a doom numbers più lisergici e malinconici come la grandiosa “Planets Collide” ma non mancano derive nell’hardcore più punkeggiante con “All I Had (I Gave)” e “Burn Your World” a rendere il concerto più vario e mai noioso. Quella dei Crowbar è una rilettura personale e musicalmente contaminata (dalla furia dell’hardcore) del mito dei Sabbath che continua a vivere di luce propria.
Alla mia seconda presenza ad una live performance dei MAGNUM, dopo aver visto Bob Catley almeno tre volte anche con gli Avantasia, resto ancora una volta deliziato dalla bellezza delle melodie scritte dal chitarrista Tony Clarkin, sempre in grado di evocare un’atmosfera sognante e magniloquente. Il nuovissimo disco “Escape From The Shadow Garden” conferma l’eccellente status creativo della formazione, con il futuro classico “Live ‘Til You Die” posto in apertura di show. L’unica nota stonata è la condizione della voce di Bob, probabilmente influenzato o comunque davvero al di sotto del suo solito standard. Resta immutata la capacità del nostro di stare sul palco e anche lo charme con il quale il vocalist si muove ma la voce questa sera è poca ed i brani, pur mirabilmente eseguiti, ne risentono.
I Magnum sono uno dei pochi gruppi storici a suonare una scaletta che non è mai improntata alla mera nostalgia come dimostrato dall’esecuzione di pezzi recenti pregevoli come “Black Skies”, “Blood Red Laughter” e “Falling For The Big Plan”. Il momento più emozionante si raggiunge con il capolavoro “Les Morts Dansants” ma anche il poker finale di pezzi, con l’atteso tuffo nel passato di “Vigilante”, “Kingdom Of Madness”, “The Spirit” e “Sacred Hour” è un continuo colpo al cuore per qualsiasi appassionato di rock melodico a tinte prog. Sontuosi.
Che BLAZE BAYLEY abbia accettato di andare in tour con PAUL DIANNO per un double Iron Maiden set non è sorprendente, nonostante il vocalist di “X-Factor” e “Virtual 11” abbia sempre portato avanti una carriera solista convincente e non abbia mai, a differenza di Dianno, basato i suoi concerti quasi esclusivamente sul materiale cantato nei dischi della “Vergine di ferro”.
In questo duello di pezzi dei Maiden, nonostante il materiale dell’era DiAnno conservi un alone leggendario e venga indubbiamente considerato più influente dell’era Blaze, è quest’ultimo a stravincere in virtù di una performance vocale molto più convincente, appassionata e professionale.
La Bayley era nei Maiden è tutta da riscoprire e grazie a pezzi del valore di “The Sign Of The Cross”,”The Clansman” o “Lord Of The Flies” (anche se a quest’ultima avrei preferito la sottovalutata “The Edge Of Darkness”) a mio avviso merita comunque un posto di rispetto nella storia del metal. Paul DiAnno sembra dal punto di vista vocale agli sgoccioli da ormai molti anni, ma state certi che, nonostante l’annunciato addio dalle scene, ce lo ritroveremo presto a suonare dal vivo in qualche club (mentre scrivo ho appena letto di una nuova data italiana a meno di otto mesi dal suo farewell tour nel “Belpaese”) .
Nonostante tutto, è difficile non provare simpatia per questo storico personaggio, che si scusa più volte per la mancanza di mobilità dovuta alla gamba “fucked up” ma che sembra non preoccuparsi minimamente quando riesce a macellare all time classics del metal come “Phantom Of The Opera”, “Killers”, “Wratchild” e la sempre toccante (musicalmente) “Remember Tomorrow”. Non basta la buona volontà di Blaze in veste di special guest nelle conclusive “Iron Maiden” e “Running Free” perchè il naufragio è inevitabile ma Capitan DiAnno pare intenzionato a non lasciare il timone per tutto l’oro del mondo (o forse proprio per quello)…
Nella diatriba legale mediatica che ha raggiunto punte piuttosto disgustose tra Geoff Tate ed il resto dei QUEENSRYCHE, ora unici depositari del nome della band, il sottoscritto non è mai riuscito, nonostante Geoff abbia fatto di tutto per rendersi poco simpatico (per usare un eufemismo), a voltare le spalle all’ex frontman del gruppo. Troppo il carisma ed il talento vocale e compositivo del nostro per smettere di essere legato al vocalist di “Someone Else?” (giusto per citare una chicca meno nota ma da brividi).
I nuovi Queensryche con il vocalist Todd La Torre sono però una bomba. Parole che vengono da un fan che avrebbe preferito che Rockenfield and co. continuassero con il monicker “Rising West” ma che deve ammettere che questo show allo Sweden Rock è stato maiuscolo ed assolutamente degno della storia e del nome Queensryche.
Questo entusiasmo è dovuto soprattutto alle straordinarie peripezie vocali di Todd, in grado di sostenere una scaletta che avrebbe “impiccato” il 99% dei cantanti della scena metal. I nuovi Queensryche hanno deciso di andare “All In” e hanno vinto. Sentire delle versioni così convincenti di “Queen Of The Reich” e “Take Hold Of The Flame”, eseguite nei bis dopo due ore di concerto di altissimo livello vi può dare l’idea della vena vocale di La Torre in questa serata.
Lo show, a differenza di quanto visto con i Magnum, è stato volutamente basato sul conosciutissimo periodo ottantiano della band, quello del classic metal tecnico più amato dai fans, per dimostrare che Todd è perfetto per cantare pezzi come “Warning”, “The Whisper”, “The Lady Wore Black”, “En Force” che da tempo non trovavano posto in scaletta negli spettacoli dei Queensryche. La presenza scenica di Todd è buona, anche se il nostro non sprigiona di certo lo stesso carisma di Geoff, ma con quella voce La Torre si è meritato ovazioni continue ed un affettuoso benvenuto per questo nuovo corso del gruppo qui rappresentato dall’esecuzione di brani come “World Without” e “Where Dreams Go To Die”. Bene anche Wilton ed il resto della band anche se non mi convince del tutto la seconda chitarra di Parker Lundgren, dopo la fuoriuscita di Chris DeGarmo quello spot non ha più avuto un degno erede. Di gran lunga il miglior concerto della giornata ed un credibile primo candidato alla palma di top show del festival.
Di seguito altre foto della giornata, tutte del nostro Massimo “Max Moon” Guidotti:
Crowbar:
Magnum:
Blaze / DiAnno:
Queensryche:
Foto varie:
Gran bel report, ma non toccarmi “Lord Of The Flies”!!!! ;)
Grazie grazie Alessio, “Lord Of The Flies” mi piace un tot (non a caso ho parlato di pezzi di valore), è un bel pezzo tutto da cantare, ma ormai l’ho sentita dal vivo un sacco di volte e francamente “Edge Of Darkness” è un piccolo gioiello da riscoprire, un po’ come quasi tutto “X-Factor” e anche buona parte di “Virtual IX”.
Belle foto Max Moon!Se andra avanti cosi Alessio mi licenzia e tu prenderai il mio posto…;)
A parte di scherzi,complimentoni per il report e per i scatti ;)
Grazie Sabi! Ma noi ci conosciamo? Comunque non ti preoccupare, il tuo posto di fotoreporter non te lo tocca nessuno….