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07/06/2014 : Sweden Rock Festival (Day 4) – Solvesborg (SVE)
L’ultimo giorno dell’edizione 2014 dello Sweden Rock ci ha regalato le performances delle seguenti bands:
Madam X
Monster Magnet
The Night Flight Orchestra
Danger Danger
Sodom
Y & T
Powerwolf
Within Temptation
Saga
Necrophobic
Billy Idol
Avatarium
Ted Nugent
Emperor
Flotsam And Jetsam
Volbeat
Arch Enemy
Nel breve percorso obbligato verso il Rock Stage si passa davanti allo Sweden Stage dove i MADAM X hanno aperto le danze di questo ultimo giorno con il loro glam metal ottantiano. E’ uno spettacolo importante trattandosi di un reunion show con tanto di formazione originale a distanza di più di venti anni dallo split del 1991. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta, ma in questo angolo di mondo l’hair metal trova terreno molto fertile ed è sempre un “evergreen”. La band ha un buon tiro e pezzi solidi come “High In High School” e “Stand Up And Fight”. Non so cosa porterà il futuro ai Madam X, ma questo show è un buon viatico per riprendere il discorso, a suon di riffs incalzanti e rock anthems tutti da cantare.
C’è stato un periodo, nella seconda metà degli anni ’90, in cui i MONSTER MAGNET ebbero un paio di video in heavy rotation nei maggiori canali musicali. Sembravano sulla rampa di lancio ma il loro definitivo decollo è sempre stato frenato da qualcosa. Peccato, perchè la band ha quasi sempre rilasciato musica di qualità e suonato concerti che spaccano nel vero senso della parola. Questa performance allo Sweden Rock non fa eccezione, con il doveroso pegno pagato all’ultimo disco “Last Patrol”, un ritorno discografico degno di nota come dimostrato dalla presenza dell’ispirata titletrack nella setlist. La formazione, con un Dave Wyndorf un po’ appesantito e apparentemente non molto sobrio è comunque efficace in ogni suo componente ed offre un concerto coinvolgente nonostante l’ora di pranzo non sia la più indicata per godersi i trip psych del gruppo americano. E’ curioso non sentire dal vivo il classico “Negasonic Teenage Warhead”, il primo singolo di successo della band, ma c’è ampio spazio per il passato dei nostri con renditions convincenti di pezzi come “Powertrip”, “Space Lord”, “Superjudge” e “Dopes To Infinity”.
Dietro al monicker “THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA” si cela un progetto un po’ bizzarro, un side project di rock piuttosto tecnico che strizza l’occhio al melodic rock più raffinato ed all’A.O.R. realizzato da musicisti noti per la loro militanza in metal bands dalle sonorità piuttosto estreme (al basso c’è Sharlee D’Angelo, ex King Diamond e Arch Enemy).
Questa band è vincente già dal punto di vista concettuale perchè non è da tutti suonare classic rock venendo da un background sonoro totalmente agli antipodi. Difficile immaginarsi qualcosa di simile in Italia, paese che musicalmente vanta certamente una minore apertura mentale. Il gruppo, tra l’altro, è tecnicamente davvero valido e pur non essendo particolarmente originale sfodera il suo sound debitore di Toto e compagnia bella con grande abilità. Resterei ancora ma non posso correre il “pericolo” di perdere l’inizio del concerto dei Danger Danger.
Scaletta molto simile a quella del Frontiers Festival, stesso divertimento, platea molto più vasta, ma po’ meno di intimità. Dal vivo i DANGER DANGER dimostrano di essere una delle rock bands più godibili. Non dispongono di effetti speciali o trovate scenografiche particolari ma i loro classici, da “Rock America” a “Naughty Naughty” passando per “Monkey Business” e “Bang Bang” funzionano in modo straordinario. Il frontman Ted Poley è dotato di una carica di simpatia davvero unica e non smette mai di dispensare sorrisi o lanciare plettri (anche se non suona la chitarra) ai suoi esaltatissimi fans. La band ha nel chitarrista svedese Rob Marcello l’ovvio protagonista di un bel siparietto con tanto di saluto in svedese e ovazione da parte del sempre orgogliosissimo pubblico svedese. Come a Trezzo, la ballatona “I Still Think About You” dà l’occasione a Ted Poley di farsi un bel bagno di folla cantando durante una passeggiata tra i divertiti spettatori. Danger Danger: nessuno pericolo di annoiarsi.
Il contrasto tra il party rock dei Danger Danger ed il thrash metal senza compromessi dei SODOM è di quelli forti, tipico di un festival ad ampio spettro sonoro come lo Sweden Rock. Il sound di Tom Angelripper e dei suoi partners in crime è davvero di quelli che non fanno prigionieri. E’ il momento più caldo della giornata e la band pesta sull’acceleratore rendendo il proprio set davvero una palla di cannone infuocata. Non mancano le grandi “Agent Orange”, “The Saw Is the Law” ed il finale con la bellissima “Remember The Fallen” e la granata conclusiva di “Bombenhagel”. Spazio anche per una portentosa cover dei Motorhead di “Iron Fist”. Sono davvero in forma i Sodom, chi sembra far fatica a stargli dietro sono i pochi fans impegnati nel moshpit, quasi sopraffatti da tanta veemenza.
Gli Y & T regalano sempre una delle più intense esperienze dal vivo in ambito hard rock. La chitarra di Dave Meniketti è la perfetta sintesi di tecnica e cuore, con il secondo a prendere il sopravvento in tutti i momenti più indimenticabili del concerto. Dalla furia dell’iniziale “Mean Streak” alle melodie solari di “Summertime Girls”, dalla grinta di “Black Tiger” all’atmosfera della splendida “Winds Of Change” fino ad arrivare alle melodie contagiose di “Rescue Me” e all’apoteosi emozionale di “Forever”.
Gli Y & T colpiscono dritto al cuore dei rockers, regalandoci un altro concerto indimenticabile.
Il power metal teatrale dei POWERWOLF pare godere di un buon seguito anche da queste parti. La cosa non stupisce di certo e la band è di quelle che sa stare sul palco, forte della presenza carismatica del frontman Attila Dorn, davvero trascinante nelle iniziali “Sanctified With Dynamite” e “Raise Your Fist, Evangelist”. Mi piacerebbe restare un po’ di più ma ho deciso che i prossimi cento minuti saranno un mix di quattro creature musicali senza grandi punti di contatto tra loro.
I WITHIN TEMPTATION hanno smesso di essere una gothic metal band classica ormai da molti anni per percorrere la strada che porta al successo commerciale e alla conquista del mainstream e davanti alla folla esagerata assiepata sotto al Rock Stage non c’è dubbio che l’obiettivo possa ritenersi raggiunto. Nel nuovo sound ci sono rock moderno, dance, gothic, elettronica, tastiere che danno un tocco di sinfonico, effetti pirotecnici, riffs semplici ed ossessivi e la capacità di ammaliare l’audience della frontwoman Sharon Den Adel mostrata già durante l’esecuzione dei primi brani in scaletta (“Let Us Burn” e “Faster”).
Non posso negare che questa svolta della band non mi abbia esattamente rapito il cuore, per usare un eufemismo, ma è innegabile che il gruppo sia tra i più professionali e credibili in questo ambito musicale. Il nuovo Within Temptation sound è dunque un mix di diversi generi, tutto ritmo e melodie facili, con i solismi e le parti complesse ridotti al lumicino. Suono potente, produzione da big band, divertimento spensierato ma molte meno emozioni dei primi tempi.
I SAGA non sono più dei giovinotti, non hanno nulla di cool dal punto di vista visivo per poter impressionare i ragazzini, ma suonano in modo invidiabile. Fa pensare che la maggioranza delle old bands rimanga sempre molto più fedele a sè stessa delle formazioni più recenti e per un tempo tanto lungo. Suono che vince non si cambia direte voi e forse è davvero così. Il prog rock tastieristico della band di Jim e Ian Crichton riesce ancora a tenere in pugno gli appassionati di queste sonorità radunatisi sotto allo Sweden Stage. Un successo meritato basato sui tanti, pregevoli, brani storici di cui è disseminata la discografia della formazione. Composizioni come “Don’t Be Late”, “On The Loose”, “Careful Where You Step”, “Wind Him Up” suscitano l’ammirazione dei progsters e impreziosiscono uno show di prog rock old school assolutamente convincente.
Dopo averli visti di supporto ai Morbid Angel restando piacevolmente impressionato dalla loro intensità e tecnica esecutiva, i NECROPHOBIC mi sembra abbiano compiuto il classico passo indietro, passando dal frontman Tobias Sidegård, divenuto tristemente famoso per essere stato arrestato per abusi domestici nei confronti della moglie, al ritorno del singer Anders Strokirk (che cantò nel disco di debutto “The Nocturnal Silence”), con voce e presenza meno carismatica del precedente vocalist. Un vero peccato, fermo restando che pezzi come “Blinded By Light, Enlightened By Darkness” e “Revelation 666”, rimangono mazzate tecniche e diaboliche assolutamente da consigliare ad ogni amante di death-black metal.
Billy, Billy, puoi mai sbagliare un concerto? Penso proprio di no. L’ex frontman dei Generation X è uno di quei “vecchi rockers” che avranno sempre da insegnare alle nuove leve come si sta sul palco e come costruire un heavy rock show bollente e con i controfiocchi. BILLY IDOL ha nella sua backing band un ottimo alleato, con la collaborazione ventennale con il guitar wizard Steve Stevens degna di essere annoverata tra quelle che hanno fatto la storia del rock. La voce di Billy si difende ancora bene, con le tonalità basse profonde come non mai e quelle alte sufficientemente presenti per riuscire a rendere bene nei chorus di classiconi del rock duro come “Rebel Yell”, “White Wedding” e “Flesh For Fantasy”.
Gli AVATARIUM, dal mio punto di vista, sono stati, insieme ai Solstafir, la grande rivelazione di questo Sweden Rock Festival. Se gli islandesi erano già conosciuti per la loro originale e trippy proposta musicale, nessuno o quasi aveva idea che gli Avatarium potessero essere così suggestivi ed affascinanti anche dal vivo. Forti di un disco di debutto eccellente e della bravura della carismatica ed avvenente vocalist Jennie-Ann Smith, gli svedesi hanno convinto tutti e riscosso lunghissimi applausi sotto al gremitissimo 4Sound Stage. Brani come “Pandora’s Egg” e “Avatarium” acquistano ancora più atmosfera e potenza dal vivo, trainati, oltre che dalla solidità del gruppo, anche dalla stage presence invidiabile di Jennie-Ann. Nonostante la mancanza del bassista e songwriter Leif Edling (mastermind dei seminali Candlemass), i nostri hanno dimostrato di essere una band di grande livello con un futuro discografico e concertistico tutto da seguire.
TED NUGENT è davvero una rockstar d’altri tempi. Sboccato, loud, musicalmente straripante e americano al 100%. Se le sue idee politiche sono piuttosto forti e sono spesso fonti di controversie e discussioni, il suo show è di quelli che mettono d’accordo tutti i veri rockers, con una carica incontenibile ed una band compattissima e professionale ai massimi livelli. Ascoltare dal vivo brani come “Gonzo”, “Stranglehold”, “Wango Tango”, “Turn It Up” è un evento nell’evento, per non parlare dei guitar licks immortali di “Cat Scratch Fever”. Uno di quei concerti che ti fanno pensare che niente possa essere più intenso e torrido di spettacolo di fottuto rock’n’roll ipervitaminizzato. Well done Ted!
Passare da Ted Nugent agli EMPEROR può far sorridere, ma la cosa più strana è che il primo, per certi versi, nel modo di suonare e vivere l’esperienza rock dal vivo sembrava quasi più estremo degli autori di “In The Nightside Eclipse”. Lo show degli Emperor, con un rilassato Ihsahn dietro al microfono con tanto di occhiali, ha rasentato la perfezione assoluta e mostrato il valore dei capolavori del genere composti due decadi fa. In uno spettacolo impreziosito da effetti pirotecnici ed un sound pulitissimo non è mancato nemmeno il tributo ai leggendari Bathory con un’esecuzione atmosferica del classico “A Fine Day To Die”. Ovviamente non sono mancati classici come “Into The Infinity Of Thoughts”, “Beyond The Great Vast Forest”, “Inno A Satana” e “Wrath Of The Tyrant” per un’esibizione che speriamo di rivedere al più presto anche dalle nostre parti.
I FLOTSAM & JETSAM non hanno mai colto quanto hanno seminato con il loro thrash metal tecnico ed ispirato. Un vero peccato, anche perchè la band offre ancora spettacoli maiuscoli come testimoniato dalla grandiosa performance offerta in questa serata sul piccolo ma gremito Rockklassiker Stage. I fans si scatenano con thrash songs del calibro di “I Live You Die”, “Hammerhead” ed “Escape From Within”. Anche il vocalist Eric A. Knutson se la cava ancora alla grande, un elemento per nulla scontato e fondamentale per rendere lo show eccellente da ogni punto di vista. Se non li conoscete ancora bene, la recente riregistrazione del secondo disco “No Place For Disgrace”, che suona ora più potente e moderno che mai, potrebbe essere l’occasione giusta per voi. Dategli una chance.
Il fatto che i VOLBEAT abbiano ormai raggiunto un livello di popolarità incredibile da queste parti è testimoniato dalla massiccia presenza di giovanissimi sotto ad un festival stage letteralmente preso d’assalto dai fans come abbiamo visto solo per i Black Sabbath. Hanno quindi visto giusto gli organizzatori del festival, con la formazione danese che ha attirato anche una legione di connazionali dalla vicinissima Danimarca. Il gruppo dimostra di avere ormai un repertorio vasto e ricco di hits, tutto quello che serve per scaldare i rockers presenti e per farne cantare un gran numero, soprattutto i più giovani.
L’elemento chiave della band, con la sua bella timbrica, è il frontman Michael Poulsen, l’unico membro veramente insostituibile della formazione, che ben si disimpegna nella sua rilettura di James Hetfield e nelle tonalità profonde da crooner d’altri tempi in puro rockabilly style. Niente male anche l’apporto dell’ex Anthrax Rob Caggiano alla chitarra solista, dai tour nei clubs con la thrash band americana alle esibizioni da headliners con i Volbeat in alcuni dei più prestigiosi festival europei. Vedremo se arriveranno a riempire le arene anche dalle nostre parti. Intanto ci godiamo brani divertenti come “Doc Holliday”, “Heaven Nor Hell”, “A Warrior’s Call”, “Still Counting” e l’esplosivo finale con “The Mirror And The Ripper” per un grande spettacolo che non ha deluso anche dal punto di vista visivo e degli effetti scenici.
L’ultimo show del festival è quello degli ARCH ENEMY che incendiano lo Sweden Stage con una performance al fulmicotone. Resto molto impressionato dal concentrato di carica, talento e carisma della nuova vocalist Alissa White-Gluz, assolutamente incontenibile sul palco e ancora meglio della precedente cantante della band Angela Gossow. Lo spettacolo è tecnicamente impeccabile, con il lavoro delle due chitarre di Mike Amott e Nick Cordle sugli scudi. La scaletta dà ampio spazio all’era Gossow con brani come “Yesterday Is Dead And Gone”, “Ravenous” e “We Will Rise” ma va anche a pescare nell’eccellente nuovo album “War Eternal”, il primo con Alissa dietro al microfono, il cui potenziale è qui messo in mostra con l’esecuzione della titletrack e di “As The Pages Burn”. La conclusione di un set infuocato e memorabile arriva con l’acclamata “Nemesis”. Da rivedere presto.
Un’altra straordinaria edizione dello SWEDEN ROCK FEST si conclude, un’avventura di quattro intensissimi giorni fatti di tantissimi concerti, camminate a perdifiato da un capo all’altro della vasta location per non perdersi nemmeno un solo riff, un ottimo sidro fresco al giorno, fast food non sempre all’altezza e pochissimo sonno. Lo Sweden Rock, a mio avviso, si conferma di gran lunga il miglior festival se amate metal e hard rock a 360%, con una propensione per le sonorità più melodiche. Spero di tornarci per la quinta volta. Auguro a tutti di andarci almeno una volta nella vita. Sweden Rocks!
Di seguito altre foto della giornata, tutte realizzate dal nostro Massimo “Max Moon” Guidotti:
Madam X:
Monster Magnet:
The Night Flight Orchestra:
Danger Danger:
Sodom:
Y&T:
Powerwolf:
Within Temptation:
Saga:
Necrophobic:
Pain Of Salvation:
Billy Idol:
Avatarium:
Ted Nugent:
Emperor:
Flotsam & Jetsam:
Volbeat:
Arch Enemy:
Foto del pubblico: