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Ritorno in pompa magna per i Death Mechanism, trio veronese in pista dal 1997, sotto il monicker O.D.O. fino al 2002, da sempre dedito ad una proposta thrash di stampo classico, tendente alla frangia più estrema del genere, sempre alla presa con tempi sostenuti e mai interessato a soluzioni accessibili a tutti, in primis agli stessi sostenitori del movimento.
Nuovo contratto, che pone la band sotto l’egida della Scarlet Records, dopo un debut inizialmente autoprodotto e ristampato da tre etichette differenti in varie modalità, oltre alle ormai oggigiorno dimenticate “demo d’esordio” ed un Ep di transizione che aveva coperto la mancanza “discografica” tra il full length d’esordio ed un successivo capitolo della macchina d’assalto veneta.
Il nuovo “Twenty-First Century” vuole essere un trait d’union tra la linea d’azione congeniale alla band, quindi un mix fra sonorità tipicamente teutoniche e techno thrash statunitense (chi ha detto Sadus?), ed una svolta “progressive”, sancita da una maggior cura negli arrangiamenti e partiture di batteria non più solo tese allo spasmo, senza contare un egregio lavoro del basso. Nel complesso, la band sembra decisa a volersi scrollare di dosso l’etichetta con cui spesso è stata marchiata, giustamente o ingiustamente che sia, di band clone dei Kreator, con il classico riferimento principale alla voce di Pozza, riconducibile, più che simile, a quella del più famoso Mille Petrozza. Il target è pressoché raggiunto, con un album decisamente più vario rispetto alla passata produzione, che se ascoltato con la dovuta attenzione e liberi dalla prevenzione con cui si avvicinano troppe giovani band potrà regalarvi soddisfazioni e presentarvi parecchie interessanti sfaccettature.
Uscito in cd per Scarlet nel 2013 ed in vinile per Night Of The Vinyl Dead nel 2014, questo secondo capitolo “Twenty First Century” (non contando “Mass Slavery”, che altro non è che una raccolta con quattro brani inediti più il debut “Human Error… Global Terror” uscito per Jolly Roger Records nel 2010) si rivela imponente anche a livello di produzione, forse la pecca maggiore nel passato discografico dei Death Mechanism: il combo scomoda nientemeno che Tommy Vetterli ed il suo New Sound Studio, e la riuscita finale non può che essere vincente, un sound old school trasposto in chiave moderna, di certo decisamente superiore a quanto prodotto in passato.
Dieci brani, per 39 minuti di thrash al fulmicotone, a partire immediatamente da “Monitored Procreation”, classico trademark Death Mechanism, tra sfuriate e mid tempos ad alternarsi in un maelstrom sonoro ben congeniato. Brani come “Human Limits” e “Tipping Front” non potranno non farvi convenire che la band è giunta a piena maturità, o “Hidden Legacy”, con dissonanze che richiamano Voivod ma anche Coroner, giusto per “rimanere in tema”. Già, sicuramente la scelta di avvalersi dei servigi dell’ascia degli elvetici e la dichiarata passione dei membri per il trio svizzero per eccellenza aiuta, ma non faticherete a sentire echi e rimandi alle produzioni dei Coroner. Due mid tempos come “Century Of Lies” e la fantastica “Exotropy” (che nel finale ritornano entrambe su tempi sostenuti, di cui il trio non può davvero fare a meno), pur non andando ad aggiungere molto a quanto già ascoltato negli anni da più fronti, mostrano una band ormai maestra nelle trame di un songwriting mai banale e mai impostato su facili soluzioni. Conclude in bellezza “Collapse 2000 A.D.”, forse il brano più “sperimentale” del platter e dell’intera discografia dei veneti, impreziosito da un assolo di Tommy T. Baron (classe da vendere!): se le premesse per future mosse sono queste, non possiamo che aspettarci grandi ritorni, si spera nel breve periodo e non con le tempistiche molto distese mantenute fino ad ora.
Certamente la militanza di due terzi del trio nei riformati veterani Bulldozer ha giovato alla nomea della band, ma sentire/leggere che il gruppo abbia acquisito fama (se di fama, a livello underground metal in Italia, si può parlare…) esclusivamente grazie a ciò è davvero ridicolo, prontamente smentito da un album solido e coriaceo.
Ottimo constatare la necessità, o meglio, la voglia di sondare nuovi terreni, senza ridursi staticamente a riproporre i propri cliché evitando d’osare un minimo d’avventurarsi su coordinate sì classiche, ma non riciclate; intendiamoci, non si parla di prodotto originale tout-court, ma di certo la personalità che ne fuoriesce è lampante, e questo è quel che conta. “Twenty First Century” ne è un esempio cristallino, provare per credere!
Tracklist:
1. Monitored Procreation
2. Earthly Immortality
3. Human Limits
4. Evolutive Deviation
5. Tipping In Front
6. Obsolete Cults
7. Hidden Legacy
8. Century Of Lies
9. Exotropy
10. Collapse 2000 A.D.
Line-up:
Pozza – Chitarra, Voce
Manu – Batteria
Pedro – Basso
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Etichetta Scarlet Records: http://www.scarletrecords.it