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11/05/2015 : Sonata Arctica + Freedom Call + Twilight Force (Estragon, Bologna)
Il power metal nell’ultimo decennio non è certamente stato il genere più trendy in ambito metallico. La sensazione che i dischi di studio più recenti di quasi tutti i gruppi di riferimento di queste sonorità non abbiano lasciato tracce indelebili si avverte ancora maggiormente quando basta riregistrare un disco classico uscito in uno dei periodi d’oro del genere, come il lustro a cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primissimi anni del ventunesimo secolo, per accorgersi della differenza in termini di interesse e passione da parte dei fans. Chiamatelo revival o se preferite nostalgia “canaglia”, e allora cosa si può fare per non ritrovarsi “con un cuore di paglia”? Le opzioni sarebbero due: 1) Chiamare Al Bano e Romina che con tanto sentimento hanno trattato il tema della nostalgia. 2) Portare in Italia i Sonata Arctica con la loro celebrazione del disco di debutto del 1999 “Ecliptica”. La scelta è caduta sulla band di Tony Kakko, e la risposta del pubblico non si è fatta attendere, con un Estragon pieno come non capitava da qualche anno per un concerto power.
L’apertura della serata è affidata alla simpatia ed alla freschezza degli svedesi TWILIGHT FORCE. Il loro power è in salsa epic e dai contenuti fantasy e la formazione si presenta sul palco agghindata con quel tocco medievale che ricorda un po’ “la compagnia dell’anello” con un paio di membri della band incappucciati come da copione. Il supporto del pubblico non tarda ad arrivare, così come non mancano ai nostri l’energia ed una certa perizia esecutiva, ma quando anche un amico, nonchè grandissimo appassionato di power, ammette dopo tre pezzi che “è sempre la solita solfa” anche le mie prime impressioni trovano delle conferme. Dopo aver visto i Blind Guardian incendiare l’Alcatraz di Milano pochi giorni prima, con licks di chitarra che hanno fatto la scuola del power metal dalle atmosfere più fantasy e con un’ugola realmente unica come quella di Hansi Kursch, la pur divertente proposta dei Twilight Force (per ora) suona troppo generica per prenderci fino in fondo. For fans only, o per tutti coloro alla ricerca “spasmodica” di ogni novità discografica di genere.
La cosa curiosa delle riproposizioni dei cosiddetti “classic albums” è che ormai spuntano da ogni dove e nei momenti più bizzarri. I FREEDOM CALL hanno pensato bene di riesumare “Eternity”, uscito nel non troppo lontano 2002 e di ripubblicarlo accompagnato da un secondo disco ottico di live songs o versioni alternative con l’inedito “666 Weeks Beyond Eternity” proposto all’inizio di questo live set bolognese ad indicare il bizzarro “timing” con il quale la formazione teutonica ha deciso di celebrare quello che è comunque e senza dubbio uno dei migliori dischi della propria discografia.
La proposta dei Freedom Call è dannatamente divertente anche se pecca totalmente di originalità, con i rimandi agli Helloween dei due “Keeper” che a tratti si fanno davvero pesanti e non è un caso che, appena prima della registrazione di “Eternity”, Sascha Gerstner abbia lasciato il gruppo proprio per diventare il chitarrista delle zucche di Amburgo, ruolo che riveste da più di una dozzina d’anni.
L’abilità di scrivere power metal songs catchy e di grande efficacia (specialmente dal vivo) è probabilmente la carta vincente dei Freedom Call, che hanno in Chris Bay un frontman (vocalist e chitarrista) dotato di buona voce e indubbia personalità quando si tratta di comunicare anche in un buon italiano con il folto pubblico dell’Estragon.
“Eternity” viene proposto quasi interamente e con buona tecnica, con brani orecchiabili come “The Eyes Of The World” o “Metal Invasion” a mietere notevoli consensi. L’incipit di “Island Of Dreams” con il perfetto connubio tra chitarre e rullate di batteria è eccellente ed introduce una bella melodia dopo l’altra. C’è anche il tempo per una piacevole ballad come “Bleeding Heart” prima del gran finale con l’ormai classica accoppiata composta dall’anthemica “Warriors” e da “Land Of Light”, accompagnata dalla sua irresistibile melodia di tastiera che suscita da subito un esagerato battito di mani collettivo. Il power metal party è ormai entrato nel vivo!
Che i SONATA ARCTICA abbiano da sempre un grande feeling con l’Italia ed i loro fans è cosa ben nota e la conferma si è avuta in questa serata bolognese graziata da una presenza massiccia di spettatori e da una partecipazione allo spettacolo davvero entusiastica. Lo show della formazione finlandese comincia con la splendida “White Pearl, Black Oceans” dal pregevole “Reckoning Night”, sublime suite di symphonic metal che precede la recentissima “X Marks The Spot” da quello che è ancora l’ultimo disco di inediti della band e cioè “Paria’s Child”.
I fans sono qui principalmente per ascoltarsi dal vivo tutto “Ecliptica” e Tony Kakko è chiamato agli straordinari per non sfigurare nel confronto con il “sé stesso” di quindici anni prima. Ne esce tutto sommato piuttosto bene, mostrando grande mestiere e passione, ed in questo senso l’idea di riregistrare il disco si può spiegare anche con l’intenzione di far riascoltare quelle storiche tracce di power metal così ricche di continue sfuriate in doppia cassa e linee vocali senza respiro con la voce più matura e meno acuta dei giorni nostri ed un sound molto più simile a quello del più recente repertorio.
Dopo l’attacco al fulmicotone di “Blank File” arriva il sing along di “My Land”, uno dei tantissimi momenti in cui il pubblico sarà un tutt’uno con Tony ed il resto della band. Pur avendo alle spalle ben tre lustri di carriera alle spalle i Sonata hanno ancora un seguito di fans piuttosto giovani.
La speranza è che questo concerto abbia rialimentato in almeno alcuni di loro almeno un po’ di quella passione che brani come “Replica”, “Kingdom For A Heart” o “Full Moon” sanno sempre sprigionare dal vivo.
Durante il concerto c’è anche spazio per un divertente siparietto quando vengono accennate “Symphony Of Destruction” dei Megadeth ” e “Two Princes” degli Spin Doctors con Tony a parlare degli esordi della formazione e di quanto si fosse stancato di cantare covers prima di cominciare a scrivere i primissimi brani inediti.
Il primo dei pezzi mai scritti da Kakko per la formazione, ” Letter To Dana”, viene così prontamente eseguito e accolto da un’autentica ovazione. La seguente “UnOpened” funge anche da perfetto trampolino per tuffarsi nella presentazione dell’applauditissima line-up di musicisti della band con spazio per brevi assoli.
Il concentrato di metallo che risponde al nome di “Destruction Preventer” chiude la riproposizione live di “Ecliptica” ed anche il set “normale” ma non tardano ad arrivare i bis con “Mary Lou” (dall’edizione giapponese sempre del debut album) prima di tornare con “The Wolves Die Young” all’ultimo disco di studio.
Al di là dell’esecuzione tecnica dei nostri, al solito davvero solida, va segnalata la carica e la passione con la quale ogni brano è stato eseguito. Il concetto più importante della serata è espresso da Tony appena prima della conclusiva ed osannatissima “Don’t Say A Word” (con l’ormai classico inno alla Vodka nel finale del brano) e riguarda l’importanza di presenziare ai concerti dal vivo per mantenere viva la musica che amiamo. Un discorso per molti versi prevedibile ed accompagnato da un ringraziamento piuttosto ruffiano ma che suona comunque molto sincero, a maggior ragione in un momento difficile per molti e durante il quale ogni tipo di supporto economico a chi fa musica, dal biglietto per un concerto all’acquisto di un album o di un prodotto del merchandising appare tutt’altro che scontato da ogni punto di vista.
Di seguito altre foto della serata, tutte realizzate dalla nostra Sabina Baron.
Twilight Force:
Freedom Call:
Sonata Arctica: