Demolition Hammer – Tortured Existence (1990)

Titolo: Tortured Existence
Autore: Demolition Hammer
Genere: Thrash Metal
Anno: 1990
Voto del redattore HMW: 8
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Anno di (dis)grazia 1990: il thrash metal sta ormai ansimando per vivere i suoi ultimi giorni di gloria. Ma per fortuna, in mezzo a una marea di nuovi e pericolosi gruppi desiderosi di spostare sempre più in là i confini del metal estremo, ne nascono altri sì testardamente devoti a un genere, cioè il thrash metal, considerato ora da molti come un fossile ma capaci lo stesso di interpretarlo in una maniera sufficientemente personale (se non originale, e quest’ultimo è il caso di “Slaughter In The Vatican” degli Exhorder). Ecco così che a rimettere un po’ in moto il thrash ci pensano i newyorkesi Demolition Hammer, un quartetto di belle speranze nato nel 1986 e il cui debutto “Tortured Existence” è uscito per la tedesca Century Media (un’etichetta ormai ossessionata dal death metal) nel mese di Settembre del 1990, appunto. Beh, meglio tardi che mai.
Tale album è oggigiorno annoverato fra i dischi thrash più brutali di sempre e quindi, alla luce di questa notevole nomea, mi aspettavo un massacro di quelli bestiali, uno di quelli per cui rimani immobilizzato a bocca aperta per poi tirare fuori, esaltatissimo, un bestemmione di quelli memorabili.
Invece, inzumma, i Demolition Hammer ci vanno soltanto vicino perché, in primis, loro non sono mai eccessivamente veloci come potrebbero esserlo tranquillamente i Morbid Saint, e per di più sono abbastanza frequenti i tempi medio-lenti (anche in mosh), resi spesso interessanti e non banali grazie a un batterista fantasioso e imprevedibile. In tal caso, è da menzionare assolutamente “Gelid Remains”, il pezzo più lento e groovy di tutti; in secundis, benché non manchi di intuizioni più vicine al death metal (come nel finale di “Crippling Velocity”), non disdegna né un po’ di epicismo (“Hydrophobia”, che comunque è forse la canzone più violenta del lotto), né, di conseguenza, un po’ di melodia, la quale si palesa durante degli assoli spesso curati per i quali i due chitarristi si danno molte volte il cambio creando delle ottime fughe strumentali. Però certo, con tutto ciò non sto mica dicendo che il riffing dei Demolition Hammer sia melodico, anzi!
Diciamo che l’elemento più brutale del gruppo viene probabilmente da Steve Reynolds, che canta con fare bello aggressivo e “cagnesco” (manco fosse L.G. Petrov degli Entombed!) vomitando talvolta, tanto per gradire, dei ruggiti puzzolenti come, ma in modo del tutto occasionale, delle urla assassine. Il bello è che il nostro fa un uso rarissimo degli effetti però in compenso i suoi compagni lo aiutano frequentemente con dei cori energici da gang utili a intensificare ancor di più il massacro. Per di più, Steve si fa rispettare pure con il suo basso, il quale non ha soltanto un ruolo abbastanza importante negli stacchi ma può essere anche il costruttore delle “melodie” (come nella già citata “Hydrophobia”).
Per il resto i pezzi, pur non essendo complessi, sono in media belli lunghi visto che spesso durano sui cinque minuti abbondanti, anche se talvolta questo è uno svantaggio perché alcune canzoni non sempre scorrono perfettamente (come “Neanderthal”); altra nota di (de)merito viene dalla produzione, la quale da una parte è un po’ deboluccia ma dall’altra ha un carattere quasi death metal riscontrabile nelle chitarre; come ultima considerazione, nella versione in CD (non quindi in quella vinilica) è presente “Cataclysm”, forse il pezzo più vario e tecnico del lotto e per questo, insieme a “Gelid Remains”, “Crippling Velocity” e “Hydrophobia”, uno degli episodi più belli dell’album.
Insomma, “Tortured Existence” non è esattamente un capolavoro ma si fa rispettare presentando delle caratteristiche mica da ridere. Peccato però che all’epoca sia entrato e uscito dalle orecchie dei metallazzi acquisendo però di recente una vera fama di culto, per cui adesso molti ne parlano con entusiasmo.
Miracolosamente, i Demolition Hammer sono riusciti a durare fino al 1994 realizzando un album ogni due anni, di cui il terzo, “Time Bomb”, è una mezza fregatura perché con esso i nostri hanno voluto scimmiottare i Pantera cercando di salire sul carro dei vincitori per esserne scacciati ignominiosamente subito dopo. Non a caso, Vinny Daze (meglio conosciuto all’anagrafe come Vincent Civitano) e James Reilly se ne andarono via prima di registrare quell’album per formare gli effimeri Deviate NY nello stesso 1994. Sfortunatamente, Vinny è morto nel 1996 per essere stato avvelenato da un pesce-palla! Insomma, la storia dei Demolition Hammer è una serie ininterrotta di sfighe!

Tracklist:

1 – .44 Caliber Brain Surgery
2 – Neanderthal
3 – Gelid Remains
4 – Crippling Velocity
5 – Infectious Hospital Waste
6 – Hydrophobia
7 – Paracidal Epitaph
8 – Mercenary Aggression
9 – Cataclysm

Line-up:

Steve Reynolds – voce/basso
James Reilly – chitarra/voce
Derek Sykes – chitarra/voce
Vinny Daze – batteria/voce

FaceBook: https://www.facebook.com/pages/Demolition-Hammer/33021961306
Etichetta Century Media Records: http://www.centurymedia.com

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