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“Ravaged and plundered and ripped her and bit her
Stuck her with knives in the side of the dawn
And tied her with fences and dragged her down
I hear a very gentle sound
With your ear down to the ground”
Queste parole, in “Undisputed Attitude”, non ci sono in nessun brano. E non perché è un album principalmente di cover e questo è un pezzo degli Slayer: da questo stralcio di testo qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un brano dei quattro thrasher della Bay Area, data la cruenta narrazione, e invece no. È un brano dei Doors. Molti di voi mi staranno già dando del cazzone, e lo accetto. Ad ogni modo, l’idea della band per il sequel di “Divine Intervention” era quella di fare un bel disco ricco di reinterpretazioni dei pezzi più rappresentativi delle influenze che hanno fatto della band ciò che tutti conosciamo (e quindi Judas Priest, – visto il modo in cui si conciavano ai tempi di “Show No Mercy”, e visti i brani di “Show No Mercy” – Deep Purple, UFO…). Tra questi, secondo Tom Araya che ha un certo bel gusto, ci sarebbe dovuta essere anche la sopracitata “When the Music’s Over” della storica band di Jim Morrison e Ray Manzarek. Alla fine si è data giustizia alla vera anima speed e hardcore punk della band, con la decisione di riproporre cose non da poco che hanno diversificato gli Slayer dalla solita solfa post-NWOBHM che bella per quanto sia, omologa chiunque vi aderisca.
Nei tempi che furono (tra i ’70 e gli ’80) i seguaci del punk e quelli del metal erano in contrasto tra loro, e i pochi che ne hanno fuso gli stili hanno veramente rivoluzionato la musica pesante, partendo dai Motörhead, passando dai Metallica e arrivando agli Slayer, che poco più tardi rispetto ai coevi californiani, su questa tecnica hanno costruito il capolavoro più conosciuto e più amato dai fans (“Reign In Blood”), stabilendo chi dettasse legge nella scena thrash e diventando a loro volta ispirazione per nuove band e nuovi sottogeneri musicali. Quindi, vai di D.R.I., Minor Threat, Verbal Abuse, G.B.H., T.S.O.L., D.I., Dr. Know e anche The Stooges. Overdose di sigle e di headbang a partire dal primo brano di questo album che sicuramente, non va ascoltato in macchina (esperienza personale).
È estremamente ridicolo limitarsi a dire che l’intera produzione è un concentrato di adrenalina dal primo all’ultimo secondo, perché non v’è uomo sulla Terra che possa sopravvivere all’intera durata dell’album, dall’esigua durata di 33’01’’ (35’15’’ per gli Europei e 36’09’’ per i Giapponesi) che però, per la loro intensità, vanno moltiplicati per sé stessi. Si parte con le manopole delle chitarre che sollevano il volume e fanno fischiare i Marshall, nel modo più crudo e incazzoso e con Tom Araya che butta alla sua maniera un grido spaventoso, che invita tutti noi a disintegrarci. Ecco, appena “Disintegration/Free Money” inizia, bisogna decidere se scriverne la recensione o ascoltarla, se respirare o ascoltarla. Stesso discorso per “Brutal Abuse”, dal ritmo impossibile ma dal ritornello che si può in qualche modo, se non si ha l’affanno, se non si è morti ancora, canticchiare. E sono appena passati solo due minuti dopo il primo refrain. Il treno continua a correre in “Abolish Government/Superficial Love”, puro punk americano, tutto da ammirare e urlare.
La traccia numero quattro si riconosce a occhio e orecchio nudi: “Can’t Stand You” non può che essere un titolo scelto da Jeff Hanneman, e la fisiologia del brano nel suo riff iniziale è tipico delle composizioni del compianto chitarrista. Infatti, insieme a “DDAMM”, è un brano realizzato da lui per il progetto secondario dei Pap Smear, una hardcore punk band del periodo 1984-85 nella quale militavano anche l’allora compagno di band Dave Lombardo e Rocky George dei Suicidal Tendencies. Il progetto non durò a lungo, su invito di Rick Rubin, per non minare la stabilità della band principale, ma due delle sue creature hanno avuto una piccola rivincita.
Come “Dittohead” nell’album precedente, “Guilty Of Being White” è l’emblema della stupidità generale e della genialità semplice della band, che provoca e fa cascare tutti: a fine brano il ritornello diventa “guilty of being RIGHT”, e tutti appena sentito il pezzo furono lì a urlare al razzismo, Ian McKaye (compositore del brano originale e frontman dei Minor Threat) compreso, quando in realtà il brano è una satira contro lo stesso razzismo, che Kerry King ha in seguito definito ridicolo a nome dell’intera band.
Degna di nota è la favolosa reinterpretazione di “I Wanna Be Your Dog”, di Iggy & The Stooges, rinominata per l’occasione (e ovviamente, aggiungerei) “I’m Gonna Be Your God”, molto cattiva, molto superba e molto ben fatta. Stesso discorso vale per “Sick Boy”, dei G.B.H. (il cui punk ha sempre attinto un po’ dal metal, e da cui il metal – il thrash – ha spesso attinto) specialmente per la cattiveria di Araya nel cantarla.
Infine vi è “Gemini” che da Tom è stata composta e che rappresenta un passaggio più sperimentale che anticipa i futuri lavori della band, con nuovi ritmi, nuovi stili chitarristici e quel crescendo al minuto 03:35 che è davvero impagabile e che spesso sarà ripreso negli album più recenti.
Paul Bostaph merita infine la menzione speciale, il dulcis in fundo. Non è possibile trovare uomo che riesca ad ascoltare per intero l’album senza spezzarsi il collo, ma è ancora più difficile trovare un batterista che sopravviva già solo all’intera “Disintegration/Free Money”. Forse è anche per questo che dopo aver registrato il disco si è dedicato per un anno ai The Truth About Seafood, ma è una pausa che si può perdonare.
Se c’è una pecca in questo LP è nuovamente (come in “Divine Intervention”) il mixaggio, ma essendo una produzione hardcore punk, un po’ di rough sound ci sta tutto. Quello che lascia l’amaro in bocca e moltissima curiosità è l’assenza della cover di “When The Music’s Over”, per ritornare al discorso di prima, perché sarebbe sicuramente qualcosa di originale (esempio è la cover che la band ha fatto di “In A Gadda Da Vida” degli Iron Butterfly) e da ascoltare assolutamente. Per questo l’album merita un 7+… con i puntini di sospensione che indicano la mia speranza di poter vedere presto concretizzato un sequel di “Undisputed Attitude”, in modo da alzarne la media!
Recensione realizzata da Lorenzo Latino di Slaytalian Army
Tracklist:
1. Disintegration / Free Money (Verbal Abuse cover)
2. Verbal Abuse / Leeches (Verbal Abuse cover)
3. Abolish Government / Superficial Love (T.S.O.L. cover)
4. Can’t Stand You
5. Ddamm
6. Guilty of Being White (Minor Threat cover)
7. I Hate You (Verbal Abuse cover)
8. Filler / I Don’t Want to Hear It (Minor Threat cover)
9. Spiritual Law (D.I. cover)
10. Mr. Freeze (Dr. Know cover)
11. Violent Pacification (D.R.I. cover)
12. Richard Hung Himself (D.I. cover)
13. I’m Gonna Be Your God (The Stooges cover)
14. Gemini
Line-up:
Tom Araya – Vocals, Bass
Paul Bostaph – Drums
Kerry King – Guitars
Jeff Hanneman – Guitars
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