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Dopo lo split del 2014 condiviso con i colombiani Nebiros, ritornano i Nekromanteion che, dalla Bolivia con amore (infernale) hanno da poco rilasciato via Iron Bonehead Prod l’EP “Cosmic Horrors”. Anche stavolta non si esagera per niente con i pezzi in scaletta visto che, se nello split ce n’era soltanto uno (a cranio), nel nuovo lavoro ce ne sono solo due, comunque abbastanza per capire cos’ha da offrirci questo folle gruppo sudamericano dato che entrambi gli episodi si aggirano sui sei minuti.
Il primo, “Oath Of Black Fire” (il più lungo dei due ma anche il migliore), parte con delle lugubri e baritonali tastiere con tanto di campane a morto che concludono l’intro. Dopodichè ecco arrivare una chitarra graffiante ed ecco iniziare, dapprima lenta, la canzone, la quale mostra dopo un po’ di che cosa sono capaci i Nekromanteion: un black/death metal bestiale in salsa sudamericana talmente elementare e povero che il batterista è capace o di blast-beats forsennati come se non ci fosse un domani o di qualche tempo medio-lento, giocato molto sui tom-tom e sul rullante; di un chitarrista che, posseduto da un minimalismo estremo, non ne vuole sapere di aggiungere alla parte ritmica né un misero assolo o presunto tale né un riff di supporto anche banale tanto per rendere un pochino più profondo il discorso; di una struttura pressoché basilare tant’è vero che il suddetto pezzo ripete più o meno le stesse cose dall’inizio alla fine pur essendo lungo ben 6 minuti e 20 circa; e di una produzione quasi assente e “casinara” (ma abbastanza intelligibile per i patiti del genere), fate conto infatti che la batteria è tale e quale come è nella realtà, quindi senza trigger e cazzate varie (il che, da maniaco terminale del grezzume sonoro, non può che farmi piacere). Per di più, la voce riverberata di Asag, artefice di rozzissimi grugniti infernali veramente ma verameeente incazzati tanto che potrebbero far arrossire d’invidia uno come Glen Benton, trasuda puro Male.
Conclusa “Oath Of Black Fire”, ecco partire con una breve intro “induista” la seguente “Demonic Libations” che, di durata leggermente inferiore alla precedente, presenta a tratti un riffing un pochino (ma giusto “un pochino”, eh!) più articolato e “melodico” del solito. Ma la struttura della canzone, se vogliamo, è ancor più elementare di quella di “Oath Of Black Fire” visto che stavolta si esagera non poco con gli stacchi di chitarra, che però tendono a spezzettare troppo il discorso ripetendo per giunta anche qui le stesse cose da capo a coda.
Insomma, i Nekromanteion hanno parecchi difetti, primo fra tutti il fatto che le loro canzoni siano sempre troppo lunghe a fronte di un black/death bestiale di quelli ultra-primitivi. Eppure, pure stavolta i nostri si beccano un dignitoso 6 perché, come vuole la scuola sudamericana estrema, la violenza perpetrata è davvero incalcolabile e inoltre il gruppo, come già scritto parlando del cantato, trasmette una malvagità mica da ridere. E tutto questo basta per rendere questa cassetta di 12 minuti un acquisto raccomandabile per gli appassionati di simili sonorità (anche a quelli che adorano i Revenge, abbastanza citati nel lavoro di batteria, specie in “Demonic Libations”).
Tracklist:
1 – Oath of Black Fire
2 – Demonic Libations
Line-up:
Asag – voce/chitarra
Nekromutilator – basso
Demoniac – batteria
Etichetta Iron Bonehead Productions: http://www.ironbonehead.de