Trans-Siberian Orchestra – Letters From The Labyrinth (2015)

Titolo: Letters From The Labyrinth
Autore: Trans-Siberian Orchestra
Genere: Symphonic Rock
Anno: 2015
Voto del redattore HMW: 9-
Voto dei lettori:
Ancora nessun voto. Vota adesso!
Please wait...

Visualizzazioni post:1449

Nuovo album per la Trans-Siberian Orchestra, una band che in realtà è una grande famiglia di musicisti, in continua evoluzione ma ferma nel seguire le idee del suo creatore fondamentale Paul O’Neill. Un disco che arriva dopo “Night Castle” (2009), molto atteso soprattutto dopo l’esibizione estiva al W.O.A. della band.
“Letters From The Labyrinth” prosegue con il ciclo di canzoni provocatorie, un concept che parla di un dialogo tra la saggezza del passato e le speranze per il futuro, attraverso una corrispondenza tra un bambino e un vecchio amico del nonno del bambino; temi impegnativi che passano dal cammino dell’umanità attraverso i tempi alla caduta del muro di Berlino. Un progetto importante, O’Neill scrive che “ha sempre creduto che le Arti sono un modo per ispirare ed unire le persone”. L’idea di fondo è quindi di creare pezzi e musica per “mettere gli eventi che la gente vive in una sorta di contesto”.
Devo dire che al primo ascolto sono stato abbastanza deluso dal disco: tante note legate alla musica classica, con citazioni piuttosto evidenti a compositori autorevoli, ma poche canzoni. Sì, intendo quelle, con strofa e ritornello, di quelle che restano in testa e si riescono a cantare ai concerti. La mole spaventosa di arrangiamenti mi ha lasciato senza fiato, troppe cose insieme che difficilmente riescono a colpire.
Dopo la prima “Time And Distance”, cantata da un coro e liberamente “ispirata” all’opera (per non dire copiata che sta male), una lunga serie di strumentali; interessanti, certo, ma che spesso fanno cliccare sul tasto e saltare il brano a piè pari. Bisogna attendere la metà di “Prometheus” per sentire la voce, una parte in crescendo molto Savatage. Ah, avete già sentito questo nome? Certo, la TSO ha suonato un concerto insieme ai Sava in quel di Wacken, ma attenti a non fare un errore: le influenze ci sono per via dei musicisti che suonano nella TSO, ma questo NON è un disco di Jon Oliva. E credo di esser ben convinto che non si tratta di un progetto che sostituisce o continua qualcosa iniziato dai Savatage, semplicemente ci sono riferimenti ed ispirazioni a quello che la band ha creato nel corso degli anni grazie ai musicisti oggi nella TSO.
Anche se strumentale è coinvolgente “Mountain Labyrinth”, i violini ritmati ne fanno un pezzo che è facile fischiettare e ricordare per lungo tempo. Altre due parti strumentali e si arriva a un pezzo che più hard rock non si può: un riff semplice ed incisivo apre “The Night Conceives” e la voce un pò roca di Kayla Reeves fa il resto; gran pezzo e il disco inzia a girare in modo diverso. Subito dopo “Forget About The Blame”, dolce e sentita nell’interpretazione, una rock ballad dal ritornello immediato, poche note ma ben assestate. Subito dopo si passa ad un attimo dinamico e quasi metal, la voce di Russel incattivisce “Not Dead Yet” per il brano più Sava del disco scritto dalla coppia O’Neill/Oliva. Lentone con voce femminile per tornare a toni più leggeri ed adeguati a concerti natalizi, “Past Tomorrow” incanta con il binomio voce/piano. Quando poi sento le prime note di “Stay” resto un attimo disorientato: una cover? Inutile dire di quale band. Non mi convince proprio, sarà ben fatta ed interpretata, ma non mi piace; troppi ricordi per la versione originale. Altro pezzo al piano con la voce femminile, bello e convincente e meno scontato di quello precedente. Dopo un altra carica strumentale, la ritmata”Who I Am” spezzata dal coro, e “Lullaby Night”, il cd termina con “Forget About The Blame”, altro brano perfettamente interpretato.
Quindi che fine ha fatto il disco che al primo ascolto non convinceva? Semplicemente riascoltandolo è cambiato completamente il giudizio su questo lavoro, un album che non raggiunge la perfezione ma è davvero ben realizzato. Cosa dovrei giudicare? Che Oliva e O’Neill non fanno più dischi come una volta? Inutile; qua si deve giudicare solo il lavoro della TSO, ed è sicuramente un gran lavoro, registrato e suonato alla grande, dal vivo sarà spettacolare (grazie anche ai palchi esagerati e a luci ed effetti speciali).
Trans-Siberian Orchestra punta sempre più in alto, trasversale nel suo essere band da canti di Natale e band metal nei festival, da creatrice di opere rock a interprete moderna della musica classica. Un disco da ascoltare ed ascoltare ed ascoltare…
Volete sapere quel “meno” sul voto? Beh, da buon fan di Jon non mi è piaciuta la versione di “Stay”… portate pazienza, sono un vecchio brontolone.

Tracklist:

01. Time And Distance (The Dash)
02. Madness Of Men
03. Prometheus
04. Mountain Labyrinth
05. King Rurik
06. Prince Igor
07. The Night Conceives
08. Forget About The Blame
09. Not Dead Yet
10. Past Tomorrow
11. Stay
12. Not The Same
13. Who I Am
14. Lullaby Night
15. Forget About The Blame

Line-up:

Paul O’Neill – Guitars
Jon Oliva – Keyboards, Guitars, Bass
Al Pitrelli – Lead/Rhythm Guitars
Luci Butler – Keyboards
Chris Caffery – Guitars
Roddy Chong – Violin
Angus Clark – Guitars
Joel Hoekstra – Guitars
Mee Eun Kim – Keyboards
Vitalij Kuprij – Keyboards
Jane Mangini – Keyboards
Asha Mevlana – Violin
Johnny Lee Middleton – Bass
John O. Reilly – Drums
Jeff Plate – Drums
Derek Wieland – Keyboards
David Zablidowsky – Bass
Dave Wittman – Additional Guitar, Bass, Drums
Kayla Reeves – Lead Vocals
Robin Borneman – Lead Vocals
Lzzy Hale – Lead Vocals
Jeff Scott Soto – Lead Vocals
Russell Allen – Lead Vocals
Adrienne Warren – Lead Vocals
Jennifer Cella – Lead Vocals

Sito ufficiale: www.trans-siberian.com
Facebook: www.facebook.com/TSO
Etichetta Republic Records/Lava/Atlantic Records
Promozione CMM Marketing – www.cmm-marketing.com

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.