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“Stridžie Dni” (cioè “I giorni delle streghe”) sarebbe l’album di debutto, autoprodotto nel 2015 e poi ristampato recentemente dall’irlandese Invictus Productions (la cui versione è qui presa in esame), di quei burloni dei Malokarpatan, terzetto slovacco nato nel 2014 che, con fiero orgoglio nazionale, non solo ha preferito cantare nel proprio dialetto locale, non solo ha voluto focalizzarsi liricamente sulle leggende folkloristiche della propria terra ma ha anche dedicato questo disco al compositore compatriota Svetozár Stračina (1940-1996). E, nel frattempo, ha fatto un bel regalo a tutti i cultori della first wave of black metal, compreso me stesso!
Eh già! Perché i Malokarpatan suonano un black metal totalmente radicato negli anni ’80 proponendo pezzi lunghi ma mai eccessivamente veloci con in più una bella dose di follia, qualcuna di complessità e un pizzico di NWOBHM. Ecco, dopo l’intro orchestrale di “1” (scusate ma mi rifiuto di nominare i titoli chilometrici delle nove canzoni!), “2” fotografa perfettamente lo stile dei Malokarpatan pur essendo un pezzo dalla struttura ossessiva e anarchica praticamente unico in tutto l’album: vi sono infatti qui assalti di black/thrash primitivo, tempi medi anche groovy prima à la Venom e poi à la Mercyful Fate, begli assoli che dimostrano buona tecnica e un finale abbastanza veloce dalla maestosità perfino neoclassica a metà strada fra i Tormentor ungheresi e gli stessi Mercyful Fate ma che fa concludere la canzone in una maniera adorabilmente brusca e approssimativa, come sarà poi per quasi tutti i pezzi dell’album.
Gli altri tre brani della prima parte non deludono: infatti, “3” ha un buonissimo riff solista e degli stacchi molto atmosferici e quasi ambient più da anni ’90; “4” è puro “Black/thrashing Venom-worship” prima di un bel rallentamento più da heavy metal classico per chiudere; e “5”, di marca più death metal, parte tutta doomish e minacciosa in uno dei passaggi più cattivi e convincenti del disco. Dopodiché, la qualità del disco scema un poco, a parte per la diretta “7” (solo tre minuti, finalmente!), e per il conclusivo tour de force di “9”, il pezzo più lento di tutto il lotto che conta dei glaciali tempi medi evocativi molto à la Bathory oltreché degli stacchi solisti dal fascino perverso e decadente che fa tanto Tormentor/Mercyful Fate prima di chiudersi un un’outro orchestrale che sa di cavalcata.
Fenomenale poi il cantato raramente così folle di Temnohor e del suo compare As. “Folle” perché i latrati “ignorantissimi” del primo vengono accompagnati, totalmente a random, da una gamma sorprendente e schizofrenica di vocalizzi ora, per esempio, “ubriachi” ora sì puliti ma teatrali e allucinati alla stregua di un novello Attila Csihar (di fama Tormentor e Mayhem, per gli ignoranti) come dei cechi Master’s Hammer dei bei tempi andati. E non solo, come sentirete ascoltando questo disco ristampato in forma vinilica.
A tutto ciò si aggiungono delle intro ora folk ora follemente naturalistiche (sentitevi quella di “8”!) ora prese da chissà quale film con protagonista, presumibilmente, uno che ha esagerato un po’ con l’alcol! Ma si aggiunge anche l’unico (relativo) inconveniente rappresentato dalla produzione impastata, riverberata e cacofonica del disco alla maniera di un forse ancor più sporchissimo “Welcome To Hell”, contando così chitarre zanzarose, una batteria in secondo piano (attenzione che è una drum-machine, ecco perché!) e delle voci piene zeppe di eco come piace tanto alla Invictus.
Insomma, “Stridžie Dni”, nonostante l’impatto iniziale vista l’angosciante produzione, mi ha sorpreso alla grande. Anche perché, da un lato, sembra un trattato sulla first wave of black metal come pochi mentre, dall’altro, la reinterpreta con buona personalità mostrando ottime idee e un cantato veramente fuori parametro. Certo però è che il black metal dell’ex-Cecoslovacchia è ancora totalmente folle, come già hanno dimostrato pochi mesi fa i cechi Blackosh!
Tracklist:
1 – Metelica a kúrnava sa žene nad krajem (intro)
2 – Kýho besa mi to tá stará ohyzdná striga do pohára nalála
3 – Na kríllach cemnoty do horských úbočí zostupuje posol moru a hniloby
4 – O víne, kterak učený Hugolín Gavlovič z Horovec vyprával
5 – Stridžie dni, kedy neradno po slnka západe vychádzat, ni perí drápat
6 – Starý z hory, čo zver svoju budzogánem pobil
7 – O jedném, čo pijatikou rozum si pomúcil a nakonec v chléve prenocovat musel
8 – Z jazera ozruta, s volíma rohama a telom chlapiny
9 – Popolvár najväčší na svete, šarkanobijca a bohatier
Line-up:
Temnohor – voce
As – chitarre/voce
HV – basso/drum-machine
BandCamp: https://malokarpatan.bandcamp.com/
FaceBook: https://www.facebook.com/malokarpatan?fref=ts
Etichetta Invictus Productions – http://www.invictusproductions.net