Danzig – Black Laden Crown (2017)

Titolo: Black Laden Crown
Autore: Danzig
Genere: Hard Rock / Dark Metal
Anno: 2017
Voto del redattore HMW: 8
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L’obiettività non esiste. Esistono degli standard, delle pietre di paragone, delle consuetudini ma nulla che sia così radicato nella mente umana di tutti da essere considerato dogma imprescindibile. Tra i giornalisti musicali o gli umili scribacchini, a ciascuno la propria definizione, al di là dell’ovvia suddivisione tra più o meno bravi (e non mi sognerei mai di bollare gli uni o gli altri), a me sta più a cuore quella tra più o meno freddi. E non a caso ho parlato di cuore.
Ecco, il sottoscritto, davanti a questo ritorno discografico dei Danzig, a sette anni dal fortunato “Deth Red Sabaoth”, vi vuole premettere e promettere due cose. Non sarò obiettivo e non sarò freddo. Amo la musica soprattutto per la sua incredibile capacità di emozionare e limitare la mia analisi di queste nove tracce alla “fredda cronaca” vi darebbe una visione piatta di questo album, come se fosse un disegno inanimato. Ma non è così. A maggior ragione visto che il vocalist e songwriter della band in questione, Glenn Danzig, è tra i miei preferiti di sempre.
Il mio primo ascolto dell’album è avvenuto in auto, ed è stato una parziale delusione. Ho avuto l’impressione che la produzione del disco, volutamente analogica e vintage, ne abbia di molto limitato il potenziale. Poi però, ho avuto l’intuizione di riascoltare il platter con delle ottime cuffie e tutto è cambiato.
Gli audiofili, coloro che spendono anche cifre esorbitanti in cuffie ed impianti audio di altissimo livello, parlano spesso dell’importanza del rodaggio delle cuffie, di come queste, dopo un bel po’ di ore, si “aprano”. Ecco, anche le nostre orecchie ogni tanto hanno bisogno di una sorta di warm-up. Ormai siamo così abituati alle produzioni digitali, ipercompresse e potentissime, pulitissime ma fredde, che quando ascoltiamo una produzione vintage, una registrazione analogica che mette il feeling e la spontaneità davanti a tutto, ne restiamo meno impressionati, quasi come guidare una vecchia automobile dopo esserci abituati alla potenza ed alla tecnologia di quelle moderne.
Ma la musica, come dicevamo, è soprattutto emozione e nella voce di Glenn Danzig, nonostante il passare degli anni ed una fisiologica usura dello strumento comunque avvertibili, il calore, la passione e la timbrica del leggendario frontman di Misfits e Samhain sono ancora incredibili.
L’album è battezzato dal riff doomy ipnotico della titletrack che ci fa ascoltare un Tommy Victor forse mai tanto espressivo e settantiano nell’importantissimo ruolo di contraltare chitarristico alle linee vocali di Glenn. L’impressione è che Danzig si stia riavvicinando sempre di più ai crooners che ne hanno influenzato il cammino vocale per tutti questi anni, ed ovviamente alludo in primis ad Elvis Presley ma anche a quell’immenso poeta rock che risponde al nome di Jim Morrison, senza dimenticare la scuola dei bluesmen anni ’50.
E c’è forse ancor più blues del solito in questo album, ovviamente sempre in salsa heavy rock, come nella splendida “Last Ride”, splendido secondo singolo dopo la più canonica scelta hard rock di “Devil On Hwy 9”.
Forse gli appassionati di metal old school gradiranno maggiormente i brani più rocciosi dal punto di vista chitarristico, come una “Eyes Ripping Fire” che ha in sé tutta l’immediatezza del punk, ma il sottoscritto ha da sempre un debole per la voce di Glenn quando il nostro è accompagnato da un malinconico arpeggio, come nell’ottima “The Witching Hour”, che peraltro è graziata da una bella impennata elettrica nella seconda parte.
“But A Nightmare” è un brano classicamente Danzig per songwriting e stile vocale che vede alle pelli, in qualità di ospite, il neo Megadeth Dirk Verbeuren. Piuttosto bella è anche “Blackness Falls” impreziosità anche dal drumming dell’ospite Joey Castillo oltre che da un bell’assolo di Tommy Victor. Chiude l’album, alla grande, “Pull The Sun”, baciata da melodie vocali veramente ispirate e da un Glenn Danzig che mette a nudo la sua voce attuale senza i trucchetti da studio di molti altri affermati veterani.
Un album dall’onestà disarmante, cantato e scritto con il feeling a tenere il timone della band, registrato “artigianalmente” con un sound old school al quale dovrete ri-abituarvi per goderne pienamente. E lasciarvi scaldare il cuore. Bentornato Glenn.

Tracklist:

1. Black Laden Crown
2. Eyes Ripping Fire
3. Devil On Hwy 9
4. Last Ride
5. The Witching Hour
6. But A Nightmare
7. Skulls & Daisies
8. Blackness Falls
9. Pull The Sun

Line-up:

Glenn Danzig – Vocals, Keyboards, Bass, Guitars, Drums (occasionally)
Tommy Victor – Guitars
Johnny Kelly – Drums

Sito ufficiale: http://www.danzig-verotik.com
Facebook: https://it-it.facebook.com/Danzig
Etichetta Nuclear Blast – http://www.nuclearblast.de

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