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Più di tre anni sono trascorsi dall’ultima apparizione del “Set Abominae” sulla copertina di un disco in studio degli Iced Earth, tempo durante il quale i cambiamenti nel regno indiscusso del deus ex machina Jon Schaffer non si sono fatti mancare, con la conferma di Stu Block e Luke Appleton rispettivamente alla voce ed al basso, il nuovo ritorno del funambolico Brent Smedley dietro le pelli (dopo che il posto vacante è stato coperto per i tour conseguenti a “Plagues Of Babylon” da un signor turnista qual è John Dette) e l’abbandono di Troy Seele, sostituito in tempi recenti dal giovanissimo Jake Dreyer, fu membro dei White Wizzard ed attualmente impegnato con i Whiterfall.
Gli Iced Earth hanno nel frattempo portato a termine la realizzazione del proprio studio personale, l’Independence Hall, presso il quale è stato registrato questo nuovo “Incorruptible“, dodicesimo album in studio del combo a stelle e strisce, un album che abbassa la media delle uscite più recenti a nome della band.
Chi vi scrive è un fan prima di tutto, quindi la mezza delusione che nasce nel constatare che il nostro buon Jon non sia riuscito a bissare la grande prova costituita da “Dystopia” e la buonissima prova che rispondeva al titolo di “Plagues Of Babylon” è un punto di vista meramente soggettivo. Intendiamoci, non stiamo parlando di un “orrore cosmico” di lovecraftiana memoria, semplicemente di un album pieno di alti e bassi, con una maggior convergenza su quest’ultimi. Il songwriting ed il tocco tipico del carismatico leader sono facilmente udibili in più solchi di questo “Incorruptible”, ma mancano la magia e la giusta dose d’alternanza fra mid ed up tempos che hanno reso epici a tutti gli effetti gli album cardine del quintetto di Tampa. Insomma, non c’è la magia di “Night Of The Stormrider”, la malinconia a tratti furiosa di “The Dark Saga”, il perfetto mix dei due di “Something Wicked This Way Comes”, solo per citare la parte discografica che ha reso maggiormente onori (ed anche oneri) ai Nostri. Ma lasciamo che sia la musica a parlare.
Se dagli Iced Earth ti aspetti un andamento sostenuto per buona parte del platter, con “Incorruptible” la speranza viene meno in breve tempo. Sono pochi i brani che rendono giustizia alla storia trentennale della band, la maggior parte pare un rimescolamento stanco dei tipici “cliché schafferiani”. Se l’epicità di “Great Heathen Army” è l’incipit perfetto che accende l’entusiasmo, bastano le successive “Black Flag”, cavalcata poco ispirata e parecchio prevedibile e “Raven Wing”, quasi un tentativo di replica di “Melancholy”, ad appianare l’aspettativa. “The Veil” si muove su medesime coordinate, riuscendo meglio della precedente, ma senza spiccare il volo, mancando realmente della giusta carica emotiva. “Seven Headed Whore”, la “Violate” di “Incorruptible” per proseguire coi parallelismi, riesce a movimentare l’andatura, con il suo songwriting più ricercato e la rabbia che trasuda, un brano che riesce a risollevare gli animi, con l’eroica “The Relic (Part 1)” ed il suo conclusivo arpeggio di basso, che ci rimandano ai fasti del glorioso passato della Terra Ghiacciata. La strumentale “Ghost Dance (Awaken The Ancestors)” è sì nelle corde dei Nostri, non fosse per la sua ridondanza (da intendersi come “tagliata a metà brano sarebbe stata più che sufficiente”), che finisce per stancare, con la seguente “Brothers” a metà fra l’acustico e la cavalcata a basso tasso di bpm, il cui ritornello rianima l’andazzo del brano con la sua semplice efficacia. “Defiance” ricicla i mid tempos dell’era “Something Wicked This Way Comes”, e l’accompagnamento solista ricorda molto alcuni passaggi della triade conclusiva di quell’album. Chiusura affidata a “Clear The Way (December 13th, 1862)”, lunga suite di oltre nove minuti che fortunatamente chiude con classe un album troppo altalenante, tra un incedere marziale quasi hard ‘n heavy e ottime twin guitars in tipico stile NWOBHM.
Inutile, ma giusto, sottolineare che questi sono pensieri e parole di un fanatico della band, che poco riesce a perdonare ad uno dei suoi miti musicali di sempre. Ciò non toglie che la ripresa del classico sound Iced Earth di “Dystopia”, poi un minimo oscurato con “Plagues Of Babylon” ma pur sempre accattivante, abbia subito un parziale arresto con “Incorruptible”, finendo per deludere molti dei fans, della prima ora e non.
La durata importante del disco di certo non aiuta, ma quantomeno garantisce del buono nel calderone generale di “Incorruptible”; non resta che attendere fiduciosi la prossima prova, ovviamente si spera in tempi brevi, gustando se possibile una prova live della band, che con la formazione attuale avrà sicuramente molto da dire. Un album che con forti probabilità finirà nel dimenticatoio in tempi brevi, anche per i fans più incalliti degli Iced Earth, ma mai dire mai sul futuro della band, Schaffer è sempre capace di fornire piacevoli sorprese quando le aspettative non sono ad alti livelli…
Tracklist:
01. Great Heathen Army
02. Black Flag
03. Raven Wing
04. The Veil
05. Seven Headed Whore
06. The Relic (Part 1)
07. Ghost Dance (Awaken the Ancestors)
08. Brothers
09. Defiance
10. Clear The Way (December 13th, 1862)
Line-up:
Jon Schaffer – Chitarra
Stu Block – Voce
Brent Smedley – Batteria
Luke Appleton – Basso
Jake Dreyer – Chitarra
Sito ufficiale: http://www.icedearth.com
Facebook: https://it-it.facebook.com/OfficialIcedEarth
Etichetta Century Media: http://www.centurymedia.com