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21-22-23/06/2018 : Copenhell (Refshaleøen, Copenhagen, Danimarca)
Welcome to hell.
E anche quest’anno eccoci tutti in fila davanti ai cancelli di Refshaleøen. Mentre dalle potenti casse piazzate all’ingresso suonano classici metal come per darci il benvenuto. Proprio come i bambini aspettano il Natale, noi metallari in Danimarca aspettiamo Copenhell. Lo aspettiamo con la gioia negli occhi e quella emozione speciale e leggera nello stomaco. Questi quattro giorni saranno all’insegna del relax, dell’amicizia e del metallo.
L’edizione 2018 sarà ricordata per un programma ricco e degno di uno dei maggiori festival metal europei e nemmeno una goccia di pioggia. La pulizia è a dire poco eccellente. Non parlo solo dei bagni, quest’anno grazie alla cauzione di quasi un euro sui bicchieri di plastica è davvero difficile vedere sporcizia in giro.
DAY 0 – Warm up day
L’intenzione di fare le cose in grande era evidente. Fin dall’inizio si poteva percepire, infatti, ai tradizionali tre giorni quest’anno è stato aggiunto il warm up day con nomi di tutto rispetto: dall’hardcore ricco di groove e riffs degli americani Turnstile, alle leggendarie signore del rock peso e spesso L7, agli svedesi Mustasch, ai mitici Neurosis e per la gioia di tutti i danesi le leggende locali del metalpunkdoom demenziale Red Warsawa. Questi ultimi cazzoni, provocatori e irriverenti come sempre. Per il warm up è stato aperto solo il Pandemonium, ovvero il palco più piccolo. Ma la risposta del pubblico è stata più che positiva. C’è da aspettarsi che anche per il prossimo anno si ripeterà, probabilmente ancora più ricco.
DAY 1
Oggi si fa sul serio… tutta l’area del festival è aperta, già dal primo pomeriggio una buona fetta di pubblico comincia ad arrivare. Non solo danesi ma si vedono pure metallari da tutto il mondo in pellegrinaggio per godersi dai tre palchi gli spettacolari artisti in programma per questa edizione, in quella dimensione non troppo grande che rende il festival in qualche modo intimo. Chi ama le band indipendenti o ha voglia di scoprire nuove sonorità trova pane per i suoi denti presso il Pandemonium… da sempre una garanzia. Oggi decido di dedicarmi alla ricerca di nuove sonorità sacrificando Tremonti, Parkway Drive ed Asking Alexandria impegnati sui palchi più grandi: Hades e Helviti.
La giornata comincia con tre band indipendenti danesi. E qui mi viene davvero da dare fare un bell’applauso agli organizzatori. Dare l’opportunità alle migliori band dell’underground locale è davvero una buona cosa, anche perché quando si tratta di musica pesa in questo periodo la Danimarca sta offrendo davvero molto.
Si comincia con tre brevi performance proprio per dare lo spazio di farsi conoscere a tre meritevoli band.
NYT LIV
La Hardcore band di Copenaghen che con grinta selvaggia e intensa dà una bella sfondata alle casse. Il cantante a fine performance preso da un impeto di gioia salta giù dal palco e comincia a limonare con il pubblico senza distinzione di sesso.
SMERTEGRÆNSENS TOLDERE
Ancora Hardcore, ma questa volta da Aarhus, il chitarrista pesante e notevole Jacob Bredahl si distingue con quei riff graffianti che un amante dell’old school come il sottoscritto non può fare a meno di apprezzare.
UXDXS
Si passa al grindcore da centro sociale della band più pericolosa del malfamato quartiere di Nordvest. Selvaggi e violenti scassano in pochi minuti le orecchie del pubblico. Un bravo al tecnico del suono che ha saputo davvero esaltare le loro qualità.
THE LAST INTERNATIONALE
I newyorkesi propongo un rock ribelle con testi carichi di significato. Non c’è da meravigliarsi se in questo momento in America sia tornato in auge il rock politico. La cantante Delia Paz’ ha davvero una voce colossale con la quale dà tono a inni in pieno stile blues americano. Il chitarrista Edgey Pires è probabilmente uno degli uomini più sexy in circolazione e la chitarra la suona sudando tanto ma tanto testosterone. Quando alla batteria c’è uno come Brad Vilk (Rage Against The Machine, Audioslave) il tiro è assicurato.
ZEAL & ARDOR
Probabilmente la band che più ha sorpreso i presenti durante Copenhell. Finalmente un gruppo giovane che propone qualcosa di originale ed intenso. Zeal & Ardor propone niente meno che un misto fra gospel spiritual e black metal. Pezzo dopo pezzo ci portano in quel profondo sud dalle tinte rosso sangue dove il demonio viene invocato tra i campi di cotone.
Il cantante leader Manuel Gagneux riesce ad alternare una voce cristallina degna di un cantante soul a quella di una vera bestia da growling. Riff southern blues si fondono con la doppia cassa creando un’atmosfera oscura davvero particolare mentre cori spiritual si incrociano con costruzioni metal. Giovani, originali e sexy… cosa altro chiedere?
Copenhell non è solo concerti. Infatti ogni giorno alcune band sono disponibili per una sessione di autografi e oggi è il turno di Nightwish e Arch Enemy. La coda è lunga ma scorrevole. Riusciamo a stringere la mano a Floor, Tuomas, Marko e gli altri e tornare a casa con un bel souvenir.
NIGHTWISH
Dopo aver passato la giornata alla scoperta di nuove sonorità ed aver incontrato la band durante la sessione autografi la voglia di rivedere i paladini del metal sinfonico è parecchia. Ogni volta Tuomas e compagni sanno dare grandi emozioni. Anche questa volta non deludono. La band finlandese, per la prima volta a Copenhell, regala uno spettacolo caldo ed intenso dove Floor Jansen interpreta ogni brano con quel calore e quella gioia naturale che la contraddistingue. Le coreografie si intervallano tra paesaggi fantasy e orizzonti stellati mentre i pezzi più importanti del loro ricco repertorio vengono eseguiti. Il climax si raggiunge proprio a fine concerto con una “Ghost Love Score” interpretata così bene da convincere anche quei fan più nostalgici. Una solida sinfonia.
AVENGED SEVENFOLD
Non per fare il figo, ma nel live report di gennaio scorso avevo predetto che questa sarà la band che comparirà come headliner in tutti i maggiori metal festival dell’estate. Così è stato. Ho visto il gruppo molto più caldo rispetto alla data invernale dove tutti i membri hanno interagito e sono stati coinvolti nello show. Una setlist completa e piacevole ha pescato da tutti e sei gli album. M. Shadows, in grande forma, trascina il pubblico di Copenhell con quella grinta tipica che solo i veterani del palcoscenico sanno dare. La fan base che questa band ha in Danimarca è davvero numerosa e tutti i brani vengono cantati a squarciagola dal pubblico. Un’atmosfera davvero piacevole.
DAY 2
Secondo giorno di festival, la temperatura è scesa drammaticamente a causa di una serie di acquazzoni durante tutta la mattinata. In realtà è una cosa positiva, visto che nei primi due giorni abbiamo mangiato almeno un chilo di polvere a testa. C’è tanta voglia di metal e di stare tra amici, per questo la dimensione di Copenhell è fantastica, infatti si può liberamente decidere che cosa fare andando oltre ai concerti in programma e questo è quello che mi succederà oggi.
AUDN
Mezzogiorno è passato da poco e un vento freddo tira forte sul palco Hades. Non potrebbe esserci un tempo più adatto per questi cinque loschi figuri in abito nero arrivati dall’Islanda. Il pubblico presente si perde in quell’alternanza di note fredde come il ghiaccio e calde come la lava. Un tipo di musica che davvero scalda il cuore. Non fanno molti concerti quindi non perdo l’occasione per godermeli. Il loro black metal atmosferico è la colonna sonora perfetta per un viaggio introspettivo. Una musica capace di farci leggere all’interno del nostro io più profondo.
EXODUS
Con questi veterani del Thrash Bay Area oggi si scalda Helveti, il palco principale. E’ tempo di scatenare il mosh pit, mentre un’orda di metallari a petto nudo affoga nel pogo. Io, da bravo anziano, mi godo il concerto comodamente dalla collina. Un concerto davvero godibile e potente dove la metà dei brani sono presi da “Bonded By Blood”. Come naturale conseguenza da sotto il palco si alza un polverone disumano.
NATJAGER
Questo gruppo danese è da molti decantato per essere davvero innovativo. A loro andrebbe dato il merito di aver introdotto Autotunes nel metal. Ci provo, ma probabilmente sono troppo vecchio per capirli. Lascio perdere.
ORM
Fantastici, epici, mastodontici e poetici. Questo gruppo rende orgoglioso il popolo della Danesia. Hanno tutti gli ingredienti per un piatto metalloso e prelibato. Con classe, potenza e carisma propongo un Epic/melodic Black Metal intenso e mai banale. La risposta del pubblico sotto il piccolo palco del Pandemonium è positiva, infatti nonostante sugli altri palchi ci siano At The Gates e Deftones, la piccola piazza è gremita per questi eroi locali. Chi li ha visti, sacrificando nomi blasonati, non si è pentito.
PAIN SOLUTION
Gli Alice in Chains stanno suonando e dal momento che il grunge in Danimarca ha lasciato davvero il segno si può dire che tutti erano lì a vederli… tutti tranne me e pochi altri.
Mi dirigo sotto un piccolo palco rudimentale chiamato Purgatory. Ma a vedere cosa?
Chi come me si è sentito di snobbare la band di Seattle si è trovato davanti ad uno spettacolo, spettacolare e spettacoloso. Lo show dei Pain Solution. Questi due sono probabilmente una delle coppie più belle che abbia mai visto, lei australiana pittata di corpse panting interpreta al violino i classici del metal mentre lui è un fachiro norvegese. Una mia amica lo definisce l’uomo col riporto più affascinante che abbia mai visto. Ci fa dapprima rabbrividire usando il machete senza farsi male, poi impiantandosi spilloni nelle pelle e addirittura arriva ad alzare una palla da bowling 7 chili con lo scroto! Il tutto con tanta ironia e gusto dell’orrido. Non credo scorderò questa performance facilmente.
OZZY
Nella lunga stagione degli addii è venuto il momento di salutare anche il papà dell’Heavy Metal.
Tutto il festival si ferma in onore del buon vecchio Ozzy. Nonostante i 70 anni vissuti al massimo non manca di grinta, voce e soprattutto voglia di esserci per il suo pubblico.
Il suo sporco lavoro lo sa fare, eccome. Mentre canta Mr. Crowley non posso non pensare che questa è l’ultima volta che la sentirò dal vivo cantata da lui e mi pervade la malinconia. I brani scelti sono una fantastico viaggio sul treno impazzito come la carriera del Madman. Con sorpresa arriva anche “Fairies Wear Boots” e il cuore mi va a duemila. Zakk Wylde dà il meglio di sè e ogni assolo arriva dritto allo stomaco. Addio Ozzy, le tue performance ci mancheranno. Tanto.
DAY 3
Ultimo giorno, il sole spende alla grande e oggi non ci muoveremo dal palco principale Helveti!
JAKOB STEGELMANN & ORCHESTRA
Per la prima volta dopo nove edizioni anche la musica classica entra in scena a Copenhell. Lo fa da protagonista. I non danesi non conoscono Jakob Stegelmann, lui è la leggenda della televisione dei ragazzi nerd. Dal 1989 conduce un programma per ragazzi dove recensisce fumetti, videogiochi, anime, film sci-fi e avventura. Sul palcoscenico assieme a lui l’orchestra sinfonica di Århus. Assieme ci portano in un viaggio tra le memorie dell’infanzia. Sotto il piacevole sole godiamo le più importanti colonne sonore che hanno accompagnato i nostri sogni di bambino: Indiana Jones, Star Wars ma anche Tom e Jerry e tanti altri. I 65 elementi dell’orchestra si trovano davanti ad un pubblico davvero speciale. Tutti, musicisti e pubblico, si sono divertiti.
STEEL PANTHER
Oggi, complice la giornata stupenda, la stanchezza e il programmone davvero corposo non me la sento di muovermi dalla collina dell’Helveti. Ecco arrivare quei tamarri degli Steel Panther. Bellissimi e cazzari con tutta quella strafottenza e leggerezza richiesta dalla tradizione glam. Le prime file sono intasate da ragazze e donne affamate di testosterone e divertimento. Il loro show è una vera escalation, si parte con “Eyes Of A Panther”, ed è subito festa. Il picco del divertimento parte da “Glory Hole”, cantata da tutto il pubblico divertito. Subito dopo una giovane ragazza viene invitata sul palco e la band ci spolvera il repertorio di frasi da abbordaggio in danese. Non mi sorprende che questi simpatici giramondo parlino tutte le lingue. Subito dopo ecco che tutte le ragazze presenti vengono invitate a salire sul palco. È un’invasione di donne. Ora sono davvero circondati da ragazze di ogni forma ed altezza. C’é chi saluta, chi salta, chi grida e chi mostra le tette. E si chiude ovviamente con “Death To All But Metal”.
WASP
La festa del popolo metal continua e lo fa alla grande. Il leggendario Blackie Lawless entra in scena con i suoi mitici WASP. Nonostante i 61 anni e altrettanti chili di troppo Blackie schitarra e grida come da decenni sa fare. Lui è un vero intrattenitore, in una gustosa grigliata mista di classici convince tutti e di più. Il menù contiene “Inside The Electric Circus”, “L.O.VE. Machine”, “Wild Child”. Questi di sicuro i pezzi più coinvolgenti che causano un’alta densità di mosh e crowdsurfing. Con “I Wanna Be Somebody” si chiude. Pubblico soddisfatto, panza piena e rutto libero.
HELLOWEEN
Probabilmente il miglior concerto del festival. Se si potesse dare un premio per ogni edizione di sicuro andrebbe a loro. Che gli Helloween siano una delle band più divertenti di sempre è un dato di fatto. Il tour Pumpkins United è probabilmente la quinta essenza dello spirito che da sempre accompagna questi simpatici tedesconi. Ammirare come i due cantanti Michael Kiske ed Andi Deris sappiano coordinarsi è semplicemente meraviglioso. La breve, ma intensa parentesi dove Kai Hansen prende il microfono per portarci sotto le mure di Jericho dà il tocco di classe ad uno spettacolo notevole. Solo sentire “Ride The Sky” per quanto mi riguarda vale il prezzo del biglietto dei quattro giorni. Alcuna parole devono essere spese per Michael Weikath: lui è a mio parere uno dei più begli elementi che si possano vedere su un palco. Il suo fantastico misto di mosse ironiche, precisione e creatività, come un diabolico folletto che danza sul palco, cattura gli sguardi. Un vero spettacolo nello spettacolo.
Sinceramente, quante band posso chiudere con quattro brani come “Eagle Fly Free”,”Keepers Of The Seven Keys”, “Future World” e “I Want Out”?
Quando l’heavy metal è la legge la festa è garantita.
GHOST
Una band capace di dividere il pubblico in questa maniera era da un po’ di tempo che non si vedeva. Gli amati o odiati Ghost sono tra gli headliner di questa edizione. Le aspettative sono alte anche perché il loro ultimo lavoro – fresco di stampa – “Prequelle” è forse uno dei dischi finora più interessanti dell’anno.
Per questo concerto mi trovo in prima fila dove incontro un gruppo di amici venuti apposta da San Francisco per vederli. Oramai la band svedese è diventata un vero culto, proprio quello che hanno sempre puntato ad essere.
Vedere finalmente una band con un’incredibile carrellata di pezzi che tutti posso ricordare e cantare è sicuramente divertente e coninvolgente. Tobias Forge si muove sul palco da vero leader mentre gli oscuri Ghouls senza nè nome nè volto danno prova di tecnica e maestria.
La setlist è una carrellata di inni, è evidente che sono pronti per un tour dei palazzetti mondiali e per fare il botto sul mercato americano.
E anche quest’anno Copenhell chiude i battenti, nel cuore ci rimane quel misto di felicità e malinconia. Ci scambiamo abbracci dandoci appuntamento al prossimo anno. Sarà la decima edizione, la aspettiamo come i bambini aspettano il Natale.
Di seguito altre foto del festival, tutte realizzate da Gaia Micatovich: