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Metto le mani avanti, non riesco ad essere totalmente lucido e imparziale su un gruppo come i Testament.
Li amo da più di trent’anni e ritengo che non abbiano avuto il giusto riconoscimento nell’ambito del thrash metal in confronto ad altri grandi che nel corso della loro carriera hanno provato a mettere i piedi in troppe scarpe con il miraggio di aprirsi nuovi mercati.
Prima di parlare di questo nuovo episodio della storia -di quasi 35 anni- dei Testament ci terrei a fare un brevissimo excursus sulla loro produzione.
I nostri sparano, nel giro dei primissimi anni dalla loro formazione, ben 4 album tra il 1987 e il 1990 che non sto neanche ad elencare e che chiunque si ritenga in qualche modo metallaro dovrebbe possedere (e per possedere non intendo in una cartella sul pc o del telefono con scritto “MP3”) ed entrano di diritto nell’olimpo del thrash e non solo.
Poi segue lo strano “The Ritual” del 1992 sulla scia dell’euforia da “Black Album”, un disco che personalmente mi deluse molto per i suoni modernisti e per i brani piuttosto fiacchi.
L’abbandono di Clemente e Skolnick segna l’inizio di un susseguirsi di grandi nomi in formazione ed un avvicinamento ad un approccio sempre più aggressivo: “Low” del 1994 è ispirato ma compromesso dai suoni molto in voga al momento; “Demonic” è un album di passaggio a metà strada tra ciò che lo ha preceduto e quello che verrà; “The Gathering” del 1999 è un disco composto in stato di grazia, violento, grezzo e con una formazione stellare , irripetibile (Billy/Peterson/Murphy/DiGiorgio/Lombardo) e conclude un’altra era.
Dopo una silenzio discografico di quasi due lustri, sulla soglia degli anni 10 del ventunesimo secolo, i Testament tornano a produrre con rinnovato spirito.
Il figliol prodigo Skolnik, Christian – presenza un po’ intermittente ma storica del gruppo – e Bostaph dietro le pelli che continua ad occupar sgabelli precedentemente scaldati da Lombardo, assieme all’irriducibile duo Billy/Peterson, danno alla luce il primo dei quattro album della loro storia recente, “The Formation of Damnation”, sfornando dischi a cadenza regolare fino a quest’ultimo “Titans Of Creation”.
Piccoli cambi di formazione portano i Testament ad una sorta di stabilità che più blasonata non potrebbe essere, con una sezione ritmica spaventosa composta da due dei più grandi nomi del settore, Hoglan e DiGiorgio.
Le premesse per qualcosa di grande ci sarebbero tutte, il quintetto già rodato nell’album precedente è un “Dream Team” che avremmo solo potuto sognare, ma i Testament degli ultimi quattro lavori su Nuclear Blast continuano a non convincermi più di tanto e soffrono, a mio parere, una perdita di personalità.
“Titans Of Creation” è un disco potente, diverte, è ovviamente perfetto nell’esecuzione -e ci mancherebbe- ma con poco carisma.
Peterson macina riff, il gigantesco Billy ha una delle migliori voci del thrash e ce lo dimostra ogni volta nelle innumerevoli forme che riesce a darle, Skolnick cesella il tutto con arabeschi di tecnica e gusto e Hoglan e DiGiorgio fanno il loro lavoro con qualche sporadico exploit.
…Eppure manca qualcosa, il disco scorre bene, ritroviamo tutte le caratteristiche del gruppo, si alternano brani più articolati (l’apertura “Children Of The Next Level”, la semi-ballata “City Of Angels”, la divertente “Night Of The Witch” dove sembra omaggino altri illustri colleghi a suon di riff) a pezzi più diretti come “WW III” o “Curse Of Osiris” dove, come è già capitato, si spingono ai limiti del death con tanto di blastbeat.
Nulla da eccepire, tutto perfetto, anche troppo, ma alla fine di ripetuti ascolti, se pur scivoli via con piacere, il disco non riesce ad emergere del tutto.
Ok, non sono nessuno per far le pulci ad una corazzata del genere, ma imputo parte del mio disappunto a questo inutile allineamento di suoni che hanno questi gruppi storici che non avrebbero bisogno di dimostrare niente a nessuno.
Stiamo parlando di signori ultracinquantenni che pestano ancora come dannati, con grande passione, e confermano in ogni istante la loro devozione al thrash, e proprio questo un po’ mi delude, perché non hanno alcun bisogno di usare questi suoni pompatissimi, super compressi e laccati per spazzare via tutto, non dovrebbero allinearsi e mischiarsi a questa orda omologata di gruppi tutti uguali. Sono i Testament, inconfondibili, ma devono tornare ad essere i Testament al 100% e non permettere alla major di turno di avere il benché minimo controllo su quello che fanno, suoni compresi.
I Testament non devono seguire alcuna regola, loro le devono fare le regole!
Tracce:
1. Children of the Next Level
2. WWIII
3. Dream Deceiver
4. Night of the Witch
5. City of Angels
6. Ishtar’s Gate
7. Symptoms
8. False Prophet
9. The Healers
10. Code of Hammurabi
11. Curse of Osiris
12. Catacombs
Formazione:
Eric Peterson – Chitarra
Alex Skolnick – Chitarra
Chuck Billy – Voce
Gene Hoglan – Batteria
Steve DiGiorgio – Basso
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