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Progetto formatosi sul finire del 2019, da giovani musicisti con una comunque già discreta presenza nell’underground italiano (membri di svariate realtà venete, fra cui Merciless Attack e Miscreance, ex Atomic Massacre fra i tanti; consiglio l’ascolto dei Miscreance, possiedo l’unica demo in cassetta dei ragazzi e il loro death tecnico, rigorosamente old school in stile Atheist, Pestilence e compagnia cantante, è decisamente ben fatto, N.d.R.), gli Hextar credono fermamente nel verbo heavy metal, sia esso europeo piuttosto che americano – sicuramente il primo dei due maggiormente – e ne danno prova in questa prima omonima fatica in studio, che esce a pochissimi mesi dalla nascita del quartetto. Una produttività quindi invidiabile, certamente penalizzata dal momento storico che stiamo vivendo, considerato come la sfortunata situazione in atto non giovi alle band che della musica hanno fatto una professione, figuriamoci per chi segue esclusivamente la propria passione e decide di investire nel proprio prodotto; già è difficile essere notati e riuscire a trovare situazioni live che permettano di mostrarsi in pubblico, ora diventa ancora più complicato. Ma come detto è una passione, anche se i quattro veneziani la prendono molto sul serio, come questo debutto discografico fa intendere. Basta voli pindarici, veniamo all’EP oggetto di recensione.
Per ora non è previsto un formato fisico per “Hextar“, EP di 5 tracce (più intro) per 26 minuti di musica completamente devota allo stile classico, uscito sulle piattaforme digitali in data venerdì 17 aprile, alla faccia della superstizione. La biografia della band cita esplicitamente Helloween e Blind Guardian; per i primi non servono riferimenti, visto che l’alone delle zucche di Amburgo è una costante in quasi tutti i brani, sentire “Faceless Dame” o “Heavy Words” per credere, senza contare le incursioni di tastiere dal piglio “happy” che fanno capolino nei due brani citati e in generale in tutto l’EP. Dei secondi, considerata la difficoltà nel ricrearne le atmosfere, l’influenza si sente in misura decisamente minore. Oltre a “Heavy Words”, per cui è stato girato un video rilasciato come singolo, per “Sword Of Damocles” è stato realizzato un lyric video: questo brano risente anche della scuola americana (dei cinque presenti è quello decisamente più debitore della scena US Power, che comunque rimane davvero minima nello scontro con i rappresentanti teutonici), ma il ritornello ancora una volta la dice lunga su chi sia la musa ispiratrice del quartetto. La sensazione non cambia con le conclusive “One Bad Day” e “The Stand”, ma colpisce la varietà di quest’ultima, che a differenza delle altre tracce non prevede uno schema fisso strofa-bridge-ritornello o similari, ma abbraccia continui cambi di riff dando al brano una continua piega e varietà.
Niente da eccepire sui musicisti, eccezion fatta per alcuni passaggi della voce di Edoardo Loreggian; il cantante si trova infatti davvero a proprio agio su tonalità medio basse, mentre quando cerca di salire fatica a reggere e in taluni casi a non stonare.
L’antipasto succulento lascia presagire piatti futuri ancor più ricchi, quindi non resta che attendere la band al varco: il passo successivo si spera sia l’album di debutto, che certamente non verrà trascurato dalla critica, da chi ama l’underground, e perché no, anche da qualche addetto ai lavori capace di valorizzare la proposta con una stampa e una distribuzione degne di tale nome. Nel frattempo, supporto!
Tracce:
01. Site Transitoire
02. Faceless Dame
03. Heavy Words
04. Sword Of Damocles
05. One Bad Day
06. The Stand
Formazione:
Marco Scattolin – Chitarre
Emiliano Zinà – Basso
Andrea Feltrin – Batteria
Edoardo Loreggian – Voce
Facebook: https://www.facebook.com/hextarband/
BandCamp: https://hextar.bandcamp.com/