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Attorno ai Moonlight Haze l’interesse è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi mesi, il perché sta scritto nelle pagine del loro precedente manoscritto alchemico dal titolo “De Rerum Natura”, un disco che ha generato grandi aspettative per gli amanti del power sinfonico nostrano (e non). Si aggiunga poi a questa intrigante prospettiva la solida fermezza nello sviluppare prodotti di documentazione d’origine controllata e garantita dalla Scarlet Records, allora vien da sé immaginare come i rumors attorno al disco possano alzarsi nei giorni precedenti l’uscita, nella speranza che questo secondo capitolo dal titolo ‘Lunaris’ possa eguagliare, se non superare, il suo fortunato predecessore. Al di là dell’ovvia soggettività che ognuno di noi ha sui brani che più gli aggradano, una nota di merito va al lavoro di produzione in studio, il quale rende, a per mio, tutti concordi nel constatarne l’egregia riuscita: tutti i brani suonano caldi e presenti, con pan-pottate argute che forniscono all’attento musicofilo metallaro un ascolto esatto e puntuale. Lasciate alle spalle le parole d’elogio per una delle produzioni cardine del nostro Bel Paese, veniamo concretamente alla materia di cui è fatto questo album della quale tanto si è, come già accennato, rumoreggiato. L’opening “Till the End” crea sicuramente il giusto impatto che un brano d’apertura deve avere: tanta energia e abilità nel fare relativamente poche cose con i dovuti crismi. Epico ed elegante il chorus che rimbalza tra un emisfero e l’altro senza stufare mai; nota di merito al bellissimo acuto di Chiara in conclusione al brano che chiama il plauso anche ai più scettici. L’atmosfera si fa in breve fiabesca con “The Rabbit Of The Moon”, dove un’Alice al vetriolo ci guida alla ricerca di un Bianconiglio lunare nella mistica atmosfera power sapientemente tessuta dai probi musicisti della band. Arriviamo così alla title track che mantiene il piglio d’apertura oltre che le atmosfere fantastiche dove, anche qui, una brillante apertura di chorus tiene l’ascolto attento. Alla quarta traccia troviamo “Under Your Spell” dove l’incantesimo di Chiara and Co. prosegue nell’ammaliare l’ascoltatore come un Ulisse al cospetto di sirene nascoste nel mare di mezzanotte. La successiva “Enigma” sfida impavida la sorte con la sua metrica canora tutta figlia del Made in Italy; i pareri saranno sicuramente controversi e la band lo sa bene fornendo infatti all’ascoltatore una english version in conclusione al disco. A mio gusto personale il brano è uno dei meglio riusciti dell’intero lavoro, con l’unica postilla di un contenuto un po’ scarno rispetto ai testi cantati in lingua inglese. Che sia perché il nostro forbito linguaggio men si presta alle attente costruzioni della linea vocale rispetto alla scuola britannica o per mera licenza poetica…Chissà. Quel che resta è un brano che farà discutere e che comunque, ci tengo a ribadire, personalmente promuovo a (quasi) pieni voti. Il resto dell’album scorre poi senza altrettanta gloria (ne senza altrettanti intoppi) con una nota d’eccellenza a “The Dangerous Art of Overthinking”, in assoluto il mio brano preferito dell’intero album, grazie ad una splendida sinergia tra epicità e contesto che ogni ‘appassionato’ sognatore di elfi, folletti e goblin ambisca ascoltare per evocare il proprio magico teatro della mente dagli immaginifici poteri illimitati. In conclusione possiamo dire che i Moonlight Haze hanno fatto centro, restando all’altezza delle aspettative e creando un contesto dai sapori e odori silvestri che ben sposano gli usi e costumi del popolo del metallo, ipotecando così anche un avvenente divenire discografico sempre fedele all’anima power italica.
Tracce:
1 – Till the End
2- The Rabbit of the Moon
3 – Lunaris
4 – Under your Spell
5 – Enigma
6 – Wish Upon a Scar
7 – The Dangerous Art of Overthinking
8 – Without You
9 – Of birth and death
10 – Nameless city
11 – Enigma (english version)
Formazione:
Chiara Tricarico: voce
Giulio Capone: batteria e tastiere
Alessandro Jacobi: basso
Alberto Melinato: chitarra
Marco Falanga: chitarra
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