Kalevala Hms – If We Only Had a Brain (2020)

Kalevala Hms
Titolo: If We Only Had a Brain
Autore: Kalevala Hms
Genere: Folk Metal
Anno: 2020
Voto del redattore HMW: 8
Voto dei lettori: 9.0/10
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A distanza di otto anni dall’ultimo lavoro inedito, si ripropongono sulla scena folk metal i Kalevala Hms, band originaria di Parma che , tra un cambio di formazione e l’altro, pareva essersi persa nei meandri più oscuri della musica italiana. Eccoli invece riapparire sulla scena con un album tanto variegato quanto interessante, condito da ben undici brani inediti e da ben quattro cover.
Una di queste, tra l’altro, dà origine pure al titolo dell’album.

Si parte subito con una bella sferzata di energia con il brano di apertura “Song to sing in Case of Armageddon”, ovvero… ragazzi, se arriva la fine del mondo cantiamoci sopra e tutto, forse, andrà bene! Gli intrecci tra strumenti acustici ed elettronici funzionano a meraviglia ed il pezzo è godibilissimo. Chi ben comincia è già a metà dell’opera, si dice. E bisogna convenire che, nello specifico tale affermazione è più che veritiera. Si prosegue su ritmi decisamente sostenuti anche con “Victory is for suckers” per poi approdare alla prima delle quattro cover che caratterizzano l’album. “Dumbo alla Parata Nera” è tratta dal film del 1941 di Disneyiana memoria e sulle note della famosa marcetta si innesta un testo di chiara matrice antifascista (a sottolineare, forse, le accuse di filo-nazismo cui fu soggetto lo stesso Disney?)… “Mickey Finn” rimanda vagamente a certe atmosfere folk/punk di matrice anglosassone e si ascolta più che volentieri, pur non essendo eccelsa anche se la voce di Simone caratterizza molto positivamente il brano, sopratutto nelle parti “a cappella”.

Il trittico che segue (“Cyberkampf”,”If we only had a brain”,”Moorsoldaten”), presenta tre aspetti molto differenti tra loro della scrittura della band. Se nella prima il ritmo lento ed imponente fa da contralto alla voce cristallina di Simone creando un contrasto ben riuscito, nella title-track si nota sopra ad ogni cosa, la voglia di divertissement che impera nel combo parmense. Il secondo brano coverizzato dalla band (Tratto da “Il Mago di Oz del 1939) rende più leggera l’atmosfera prima di immergerci nel terzo brano di questo trittico. “I soldati della palude” (questa la traduzione italiana del titolo tedesco), fu scritta nel 1933 da tre prigionieri del lager di Esterwegen, con lo scopo di ritmare la marcia dei prigionieri verso il lavoro nelle paludi di Börger ma anche come sfida alle SS.

Diffuso all’estero, esso diventò infatti simbolo della resistenza al regime hitleriano. Il testo originale fu tradotto anche in italiano e diffuso segretamente. Nella versione di nostri alfieri, vede intrecciarsi la lingua di Siegfried e quella d’Oltralpe insieme all’italico idioma, rimaneggiando, sopratutto nelle liriche in italiano, il testo. Un lavoro eccellente ed emozionante. “Root Radiohed” con le sue distorsioni e “Medusa” con il urlo corale ed epico, nonchè “No cheese=Blue cheese” che occhieggia a certe produzioni eighties e “For the old world”, ci instradano verso la quarta ed ultima cover (dalla quale è tratto anche il primo video dell’album), ovvero “Elettrochoc” dei Matia Bazar (da “tango” del 1983, album contenente tra le altre, “Vacanze Romane”). La versione qui registrata è un qualcosa di assolutamente geniale e spero, un giorno non molto lontano, di poterla ascoltare live. “Le peintres” è un caleidoscopio di colori prestati alla musica, dove i riferimenti a certe corali alpine riecheggiano ossessivamente nelle nostre orecchie.

Ma veniamo ad una delle perle di questa produzione:”Principessa”. A mio modesto parere è la canzone regina dell’album. Non appena attacca l’intro non si può non mandare un pensiero a quel genio assoluto della musica mondiale che fu Ennio Morricone. L’incipit di “Principessa” pare scritta direttamente dalla penna del compositore romano recentemente scomparso. ma è tutta la costruzione del brano che lascia stupiti per l’ariosità e varietà di stili fusi con una maestria appannaggio di pochi. La conclusione, degna, degnissima. è affidata a “Tribù” che suona più o meno come un inno alla libertà dell’uomo. Libertà e dignità messe a dura prova nell’ultimo decennio.

Tracce:
Song to sing in case of Armageddon
Victory is for suckers
Dumbo alla parata nera
Mickey Finn
Cyberkampf
If we only had a brain
Die Moorsoldaten
Root Radioed
Medusa
No cheese=Blue cheese
For the old world
Elettrochoc
Les peintres
Principessa
Tribù

Formazione:
Simone Casula: Voce
Daniele Zoncheddu: Chitarra
Dario Caradente: Flauti
Enrico Cossu: Viola e Violino
Tommy Celletti: Batteria
Francesco Vignali: Basso

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