OBSOLETE THEORY – Downfall

Titolo: Downfall
Autore: Obsolete Theory
Nazione: Italia
Genere: Melodic Black Metal
Anno: 2021
Etichetta: My Kingdom Music

Formazione:

Ow Raygon – Guitars
Mordaul – Guitars
Bolthorn – Bass
Sa’vanth – Drums
Daevil Wolfblood – Vocals


Tracce:
  1. Night Of Omen
  2. The Vanished
  3. Acherontia Atropos
  4. Atë
  5. Onirica
  6. The Seal

Voto del redattore HMW: 6,5
Voto dei lettori: 8.0/10
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Visualizzazioni post:705

E’ un intro oggettivamente accattivante quello che ci si para davanti alla pressione del tasto “play”.

Un attacco maligno e tribale di un rituale, che dopo circa 4 mins ci delizia di chitarre distorte e di sonorità squisitamente black metal, con ritmi lenti, cadenzati. Poi arrivano le melodie glaciali, poco per volta e alla fine la furia di “Night of Omen” esce fuori. Tutta d’un colpo.

Così ci accolgono gli Obsolete Theory nel loro nuovo lavoro, “Downfall”.

Devo ammettere che questo incipit mi ha piacevolmente stupito, lasciando ottime aspettative per le restanti tracce dell’album.

Da li in avanti, però, le cose sono meno accattivanti del previsto.

Tutti i pezzi scorrono molto bene, hanno tutto quello che deve avere un disco di melodic black metal (chissà perché l’etichetta lo “etichetti” con post…), atmosfere, fredde e oscure melodie, scream graffianti alternati a growl profondi, sfuriate blast beat e momenti più rallentati, quasi doom, il tutto condito con un pizzico di tribalità ereditata, probabilmente, dagli ultimi Rotting Christ.

Solamente mi lasciano quell’amaro in bocca di prodotto ben confezionato, anche ispirato, ma con quel sentore di già sentito, non di plagio, ma le mie orecchie sono in un ambiente confortevole, cullate in quella palude di miasmi black che ben conoscono e in cui sanno come districarsi.

Perché tutti pezzi sono validi, sono piacevoli (sentimento strano accostato ad un disco black, ma tant’è), ci sono punte di ispirazione come “Onirica”, infatti utilizzata come videoclip promozionale, o “Atë” o altre di più pura velocità e violenza come “Acherontia Atropos” (non a caso la canzone più “breve” del lotto coi suoi 6’34’’), il tutto senza però avere i picchi esaltanti che ci si poteva aspettare, ma nemmeno dei filler.

In conclusione, un album solido, ottimamente prodotto, vario e intrigante e che non deluderà nessun fruitore del genere, potrà anzi essere una piacevole scoperta per chi (come me) non li conosceva. Auspicando il colpo ben assestato con il prossimo lavoro, tenete d’occhio questi nostri compatrioti.

 

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