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Originariamente rilasciato a Novembre 2020 e ristampato nella Primavera 2021, Death Hymns è il secondo disco dei Texani Switchblade Jesus, curiosamente originari di Corpus Christi, coincidenza che fa presupporre una qualche ispirazione per il monicker della band.
L’occasione della reissue ci permette di scoprire un lavoro breve, ma non per questo stentato, all’interno del quale avviene una particolare forma di magia (naturalmente nerissima): lo Sludge/Doom si propone al di fuori dei canoni che solitamente lo confinano e si transustanzia in una forma di metal veloce e “primitivo” attraverso la cui velocità stessa, è presa in prestito da alcuni grandi avi del settore, in primis Motorhead per l’attitudine aggressiva e stradaiola. Un fast doom si potrebbe dire, alla moda dei contemporanei Dread Sovereign, anche se meno epico e più diretto.
L’apripista “Scorched” aiuta a chiarire i concetti appena espressi in attesa della ancor più rapida “Red Plains”, in grado di rappresentare un ibrido tra Sludge e Punk oltre a possedere un ottimo ritornello. “Behind the Monolith” tiene alto il livello compositivo ma allo stesso tempo lascia intravedere una omogeneità di fondo nella struttura delle varie canzoni, laddove alle sfuriate vengono alternate parti più atmosferiche affidate al lavoro del bassista Chris Black. La titletrack è uno dei pezzi migliori e, benché completamente strumentale, riesce ad evocare inni di morte che puzzano di zolfo e perdizione.
I brani conclusivi viaggiano sulle stesse coordinate e addirittura in “Behemoth” fa la sua comparsa la chitarra solista di Eric Calvert, quest’ultimo anche autore di una prova ossessionata ai microfoni.
Gli Switchblade Jesus hanno il merito di regalare circa mezz’ora di gradevoli ascolti, presentando inoltre una formula che, seppur non eccelsa in alcuni frangenti, funziona e soprattutto risulta abbastanza fresca e differente dal semplice rallentamento del BPM e ribassamento degli strumenti. Che il Doom possa essere anche… Veloce?