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Agosto caldissimo per la nuova realtà dal nome Sun Of The Suns che porta sul mercato grazie a Scarlet Records il primo album, dal titolo di “TIIT”, e si preannuncia come uno dei titoli dell’anno in ambito extreme metal tricolore.
Va necessariamente spiegato in primis chi sono i Sun Of The Suns; trattasi di un terzetto composto dal cantante Luca Scarlatti e il chitarrista Marco Righetti, già attivi nei Carnality, e il chitarrista Ludovico Cioffi, proveniente da Nightland e Modern Age Of Slavery. A loro, per questo album, si aggiungono Francesco Paoli alla batteria, dai Fleshgod Apocalypse nei quali ora canta e suona la chitarra ma fu originariamente il batterista, e Simone Mularoni (DGM) al basso nonché in veste di produttore. Capite dunque, dalla mia introduzione, che il materiale per un metal estremo ben fatto c’è tutto. E c’è di più.
Il death metal proposto è di stampo prettamente moderno, condito di synth dal sapore futuristico e paga un debito a band quali Ring Of Saturn (giusto per nominare i primi che vengono alla mente). La sezione ritmica appare estremamente compatta e violenta e non lesina blast beat a velocità altissime. La componente melodica è presente ma mai strabordante, l’album non cade mai nel pacchiano e resta sempre sul filo dell’estremismo e della modernismo.
Per meglio comprendere le scelte stilistiche che i due chitarristi hanno integrato nel loro sound, l’ascolto del singolo “The Golden Cage” è di sicuro aiuto: l’alternanza di porzioni veloci e aggressive si contrappongono a rallentamenti granitici su cui le chitarre costruiscono armonie mai banali e il growl di Scarlatti governa in tutta la sua cattiveria. I sintetizzatori in sottofondo donano la personalità che distingue il prodotto dal death metal classico. Stesso discorso per “Hackin The Sterile System”, mentre la title track gode di più sugli stop’n go alternati a sfuriate in blast beat per aprire poi su tappeti di doppia cassa con melodie “oniriche” di chitarre.
Le tematiche portano l’ascoltatore in un mondo futuristico e distopico nel quale il pianeta Terra è devastato e contaminato. Di rilievo anche l’artwork “futurista”, creato dallo stesso Ludovico Cioffi.
La produzione cristallina e chirurgica di Mularoni, ottenuta nei suoi Domination Studio, dona un prodotto ultra professionale anche se, a mio avviso, toglie al suono quel pizzico di personalità e quella spolverata di “grezzo” che il genere estremo ha sempre fatto suoi, sebbene si stia cercando davvero il pelo nell’uovo.
In generale, Scarlet Records si aggiudica un prodotto di altissimo livello tecnico e musicale, adatto ai palati moderni ed esigenti.