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“The Last Viking” è l’ultimo album dei Leaves’ Eyes, uscito a ottobre dello scorso anno; il secondo dopo l’uscita della cantante storica Liv Kristine dalla formazione. Con il precedente, “Sign Of The Dragonhead”, la performance di Elina Siirala non aveva convinto pienamente e così la critica ha recensito con attenzione questo lavoro, che nonostante i miglioramenti non ha fatto pendere l’ago della bilancia. “The Last Viking” è un viaggio nella storia del popolo vichingo, drammi, miti e gloriosi combattimenti. Le idee al suo interno ci stuzzicano l’orecchio, ma non sono nulla di nuovo; la band riesce a mettere insieme più sfaccettature del genere metal senza però farne DI alcuna il suo segno distintivo: ritroviamo tratti inconfondibili di altri artisti della scena power/symphonic/folk come Nightwish, Insomnium, Equilibrium, Sabaton e Xandria, il che rende l’album piacevole ma poco personale.
La traccia che più si differenzia dalle altre è sicuramente “Two Kings One Realm” e non si può negare che il ritornello del duetto con Clémentine Delauney “Black Butterfly” rimanga in testa. Le dosi delle influenze musicali si mischiano in quantità diverse dalla più folkeggiante “Varangians” alle tracce con una punta di power in più, come “War of Kings” e “For Victory”, e all’impronta sinfonica di “Night Of The Ravens”. La canzone omonima dell’album vanta ben dieci minuti di durata e, sebbene presenti i tratti delle sue precedenti, ha il tempo di evolversi verso terreni oscuri e inesplorati.
La midsummer edition, pubblicata sempre da AFM Records, uscirà il 17 settembre ed è un’edizione speciale che contiene l’album originale, la versione strumentale di tutte le tracce e le colonne sonore del documentario “Viking Spirit” in versione Blu-Ray (che esplora il frutto di cinque anni di riprese del mondo vichingo, accompagnandone il racconto audio-visivo con la musica dei Leaves’ Eyes).
La versione strumentale delle tracce del disco per una band che punta molto sull’impronta vocale lo trovo solo un pretesto commerciale, mentre inserire un album con le colonne sonore del documentario sembra una scelta ponderata. Questo terzo CD costituisce un’opera a sé ed è in grado, senza troppe pretese, di evocare grandi scenari storici e atmosfere ricche di pathos. Fatta eccezione per la caratteristica versione acustica di “Chain Of The Golden Horn”, che ricorda le ballate popolari del tempo, e “Blazing Waters”, che riprende i tratti sinfonici dell’album originale, il racconto procede coeso, ricco di speranza in “Galeids Of The Væringjar”, incalzante in “Dread Hand’s Fame”, dalla tensione palpabile in “Land Of The Rus” e nell’epico epilogo “Death Of The King”.
Nel complesso, un prodotto costituito da due opere di partenza che si arricchiscono a vicenda offrendo ai fan del genere, culturale e musicale, uno spaccato completo del popolo vichingo.