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Il motivo principale per cui qualcuno vorrebbe leggere una recensione del nuovo disco degli Obscura probabilmente è per controllare se sia vero, a giudicare dai singoli, che il gruppo bavarese si è dato al death melodico o al power metal.
I fan di vecchia data possono tirare un sospiro di sollievo: ebbene no, gli Obscura suonano ancora un death metal super tecnico ed arzigogolato, ma hanno saputo introdurre in questo loro sesto album nuovi elementi, che non solo non snaturano lo stile originario, ma anzi lo arricchiscono portando freschezza in un genere che era nato senza porsi limiti ma che si è spesso evoluto auto-ghettizzandosi.
A Valediction si presenta invece come un ottimo lavoro: certamente la traccia eponima è piuttosto semplice per gli standard del gruppo e “When Stars Collide”, con ospite alla voce Björn Strid dei Soilwork, è piuttosto allegra e dalle tinte power, ma lo stile complessivamente è sempre il medesimo. Non mancano le linee gustose e intricate di basso (salutiamo il rientro in formazione di Jeroen Paul Thesseling), così come il connubio di velocità e finezza alla batteria (qui c’è un nuovo arrivato, David Diepold).
Le chitarre, tra riff e melodie spesso neoclassiche, talvolta invece dal sapore più ottantiano, omaggiano i compositori barocchi, così come Yngwie Malmsteen e Jason Becker, prendendosi tempo per citazioni colte (“invenzioni a due voci n° 4 in re minore”, BWV 775 di Johann Sebastian Bach, brutalizzata nel riff di “In Unity”) e approcci quasi fusion (in “Forsaken”). Anche in questo caso, il ritorno a casa di Christian Münzner è evidentemente stato positivo e, oserei dire, provvidenziale.
A questo punto non resta che consigliarvi di non fermarvi ai singoli (che comunque, a parere di chi scrive, restano ottimi) ma di fare vostro A Valediction: ha il pregio di risultare forse più accessibile dei precedenti, pur rimanendo in esso perfettamente identificabile il marchio Obscura.