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Se c’è una cosa che ho sempre apprezzato degli Exodus, oltre alla musica naturalmente, sono i titoli degli album. Diritto internazionale a parte, Persona Non Grata fa riferimento, a detta di Gary Holt, a tutti coloro che mal sopportiamo nella vita e nella società. E in effetti in questo nuovo disco è incanalata parecchia aggressività, come da prassi per il quintetto americano, ed insofferenza verso il prossimo.
Fatta questa premessa, i fan degli Exodus non rimarranno affatto sorpresi dal contenuto del successore di Blood In, Blood Out (altro titolo spettacolare).
Nessun tentativo di cambiare rotta, nessuna voglia di uscire dai comodi canoni entro cui si muove il loro thrash, che porta quasi quarant’anni sulle spalle senza risultare datato (merito anche di Andy Sneap, senza dubbio): che siano articolati o relativamente più semplici, i riff del duo Holt/Altus si muovono quasi sempre su tempi serrati e sostenuti, e la dichiarazione di intenti è palese già dalla titletrack, passando per “The Beatings Will Continue (Until Morale Improves)”, canzone decisamente breve per gli standard del disco. Ma anche quando il ritmo rallenta gli Exodus ci regalano momenti di pathos sinistro e vagamente epico, come in “Prescribing Horror”.
Inutile ribadire poi che l’esecuzione di Steve “Zetro” Souza è anche questa volta perfetta per lo stile, così come quella di ogni musicista coinvolto. Che altro aggiungere quindi su Persona Non Grata? Il genere sarà anche stagnante e, d’accordo, ormai l’approccio è quasi sempre manieristico, ma anche così i veterani Exodus continuano a regalare momenti di potenza, velocità e pesantezza ed a farlo in modo impeccabile.