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La recensione di questo Abyss Rising dei Nightrage è una di quelle difficili da scrivere. Oppure il contrario, dipende da come la si vuole vedere.
Andiamo subito al sodo: quest’album è decisamente valido e piacerà, voto positivo e tutto l’armamentario richiesto in quest’epoca (copertina, confezione, edizioni più o meno limitate, con o senza vinili al seguito e tutto il resto).
Musicalmente i nostri si muovono in quel substrato generato dalla scena di Göteborg da In Flames e Dark Tranquillity, mantenendo intatto un certo livello di personalità ma cercando altresì di ammiccare in maniera più o meno evidente a tutti gli amanti di quella scena. Per farlo, ripropongono un death metal molto melodico, che richiama i succitati, ma senza essere sfrontati nel farlo.
C’è da dire che i Nightrage non inventano proprio un bel nulla, ci mancherebbe, ma facendo io parte di quegli ascoltatori, diciamo, “datati”, un po’ credo che si possa dire di essere rimasti orfani di un certo tipo di prodotto che i gruppi della (fu) scena non fanno più. E questi ragazzi, un po’ svedesi e un po’ greci, riempiono il vuoto lasciato da altri e lo fanno anche parecchio bene.
I riff funzionano e sembra di essere tornati in quell’humus di fine secolo scorso, giorni in cui in migliaia si cimentavano nel riprodurre un certo tipo di suono ma solo quelli bravi spiccavano. All’epoca probabilmente sarebbero stati derubricati come emuli, ma oggi vanno a colmare qualcosa che, almeno personalmente, ritengo che mancasse come il pane.
In anni in cui gli In Flames si sono spostati (forse anche troppo) dal seminato e dei Dark Tranquillity è rimasto solo Stanne a portare la bandiera (o la croce?), i Nightrage ci sbattono in faccia tonnellate di melodie, tupa tupa da manuale, assoli spettacolari, un bell’urlato alla Tompa e una manciata di brani che vi faranno scapocciare come si deve.
Che, in fondo, è l’unica cosa che conta qui.
Nostalgici e ormai indispensabili.