Pillole d’Acciaio #8-2022

Tracce:

VULNIFICUS – INVOCATION

TROG – OF VOMIT REBORN 

MORTTICIA – A LIGHT IN THE BLACK

SPLINTERED THRONE – THE GREATER GOOD OF MAN

 


Voto dei lettori: 7.5/10
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Visualizzazioni post:1125

Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!

Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.

Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!

 

 

VULNIFICUS – INVOCATION (New Standard Elite)

Debutto in EP per gli statunitensi Vulnificus. Un duo che mette subito in chiaro le cose: brutal death vecchio stile, violento, letale e decisamente poco incline al dialogo. Diciassette minuti di massacro sonoro, altissimi livelli di BPM ed una voce gutturale talmente bassa da ricordare i movimenti tellurici della crosta terrestre. Il cantato, che parte da un’intonazione già decisamente bassa, enfatizza il climax dei brani scendendo ancora più a fondo nei suoi gorgoglii, risultando catastroficamente efficace. Unica eccezione che conferisce al disco un assaggio di varietà è il brano strumentale, in cui la formazione si esprime su velocità leggermente ridotte che consentono di apprezzare la loro scrittura. Quello dei Vulnificus è un genere ben preciso, con dei confini anche piuttosto limitati e limitanti, ma la loro scelta è categorica. Il suono è sporco, ma definito ed il risultato finale è un caos dominato. Se apprezzate il brutal death, questo EP è ciò che fa per voi. (Nicola Nencini)

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TROG – OF VOMIT REBORN (autoprodotto)

Of Vomit Reborn è la seconda uscita del gruppo statunitense dei Trog. A tre anni dal debutto tornano sulle scene con un EP di ventitré minuti circa, di ottima fattura. Il suono è quello che ci si può aspettare da una formazione di death metal americano di fine anni ottanta e primi novanta, ma con una certa dose di personalità. Tutti gli strumenti hanno un suono molto reale ed al tempo stesso ben definito. La scelta di non super-produrre i brani è sicuramente vincente. Si riescono infatti ad apprezzare tutti gli strumenti nonostante il muro di suono notevole. Il risultato finale è dunque tutto a vantaggio della fruizione della musica, che sgorga potente e convinta traccia dopo traccia. Il pezzo migliore è indubbiamente “Of Vomit Reborn”, che chiude l’album, in cui emerge maggiormente la tecnica degli strumentisti. I brani hanno una struttura non troppo complessa ma di grande impatto, che riesce a coinvolgere qualsiasi ascoltatore appassionato del genere.  Una menzione d’onore va sicuramente ad “Intro” e ad “Intermezzo”. Ad essere onesti, sono state queste due canzoni a dare un colpo all’ago della bilancia del mio giudizio su questo lavoro. Quando ascolto un gruppo che propone una versione di death metal in vecchio stile, la mia mente si cala nello spirito del tempo di riferimento. I due brani di cui sto parlando sono degli strumentali eseguiti da tastiere e sintetizzatori che mi hanno letteralmente trasportato nell’immaginario macabro e ambiguo delle colonne sonore dei film dell’orrore di fine anni ottanta, soprattutto di Fulci. Con l’aggiunta di queste due perle alla lista delle canzoni che compongono il disco, la mia immedesimazione nel mondo dei Trog è  completa. Attendo con ansia un album completo! (Nicola Nencini)

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MORTTICIA – A LIGHT IN THE BLACK (Pest Records)

Già uscito in digitale ed in forma autonoma verso la fine del 2020, “A Light In The Black” dei brasiliani Mortticia arriva anche nel Vecchio Continente grazie all’etichetta rumena Pest Records, che ne realizza una stampa su CD con tiratura limitata a 300 copie. In giro dal 2010 ma con discografia piuttosto striminzita alle spalle, il quintetto originario di Porto Alegre mi ha colpito per mezzo di un ottimo heavy metal dalle forti commistioni progressive, ottenuto miscelando alla consueta base inglese tradizionale degli anni ottanta gli influssi americani di band quali Queensrÿche e Fates Warning: l’EP contiene sei brani piuttosto strutturati, ricchi di cambi di tempo e d’atmosfere, ma anche carichi di energia e di una certa ruvidità, soprattutto nelle chitarre; all’ascolto, le evidenti competenze compositive in possesso dei Mortticia permettono di gustare pezzi come l’opener “Limiar”, da cui sono subito chiare le coordinate sonore dei Nostri, e le più articolate “Life Is On (One Flower)” e “Violence”, brani che, per quanto ricercati e mutaforma, non risultano mai stucchevoli o volti al puro sfoggio di una tecnica esecutiva notevole che, al contrario, è votata allo sviluppo di composizioni dalle molteplici ed interessanti sfaccettature. Dunque, “A Light In The Black” è un EP decisamente affascinante, ascolto (ed acquisto) consigliati! (Luca Avalon)
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SPLINTERED THRONE – THE GREATER GOOD OF MAN (Autoprodotto)
US Power o non US Power? Nessun dubbio amletico a tormentare l’ascolto degli Splintered Throne, roccioso quintetto heavy metal dai dintorni di Portland con furore. Non è un caso, quantomeno è quanto vuol credere il vecchio cuore di chi sta stilando queste righe, che poco più a nord sorga lo stato di Washington, decisamente da non accostare in via esclusiva ad un movimento meteora dei primi anni ’90: chi ama il power metal americano è ben cosciente che uno zoccolo duro, fra i quali spiccano molti dei nomi che diedero inizio alle danze, proviene da quelle lande. Gli Splintered Throne si inseriscono a pieno titolo nella “nuova ondata di heavy metal tradizionale” (la conoscete come NWOTHM) e, a dirla tutta, la dose cui siamo sottoposti con “The Greater Good Of Man” (2022) è colante metallo a stelle e strisce in salsa britannica. Una band non di primo pelo, esperti naviganti che dal 2014 ad oggi hanno sfornato tre album, sempre in modalità indipendente. Una serie di episodi da euforia metallica, guidati dall’ugola di Lisa Mann (prendete come modelli le donne rocciose del metal rock, niente delicate bambole moderne, tantomeno vocalmente irritate), che passano con fluida inflessibilità da melodiche rasoiate a epiche digressioni, sempre nei canoni di un power metal puro ed incontaminato. Stuzzichiamo un po’ l’appetito: se non sapete fare a meno di Metal Church, Vicious Rumors, Fifth Angel, Sanctuary, Jag Panzer e, ancora, la magia di Judas Priest, Saxon, ma anche Angel Witch e Satan, riesce tuttora a risvegliare istinti sopiti e deliziare il vostro animo, soprattutto non partite carichi di preconcetti nei confronti di gruppi che nulla inventano e nemmeno paiono averne intenzione, fate un salto sulle pagine della band e dategli una possibilità… cosa avete da perdere? (Pol)

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