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È stato un piacere ascoltare per voi Carnage, l’ultimo album degli Aghiazma.
Iniziamo dalla fine: è un album alternative metal? Assolutamente sì. È veramente un album industrial come viene presentato? Forse no. Però forse è questo il suo punto di forza.
Andiamo con ordine.
Carnage è il secondo lavoro completo di Aghiazma. Uscito il 30 novembre, fa seguito al debutto Plus Ultra del 2018 e a vari singoli e video usciti in modo indipendente. È stato registrato e missato durante tutto il 2022 alla Lizard Production di Kyiv, quella che per gli stessi Aghiazma è la propria casa. Le sei tracce del disco hanno tematiche che spaziano dalla salute mentale alla violenza sociale.
Parlare di alternative metal ucraino con voce femminile fa pensare immediatamente ai Jinjer ed a come, da sei anni, hanno portato sulla scena metal mondiale una serie di novità. E gli Aghiazma ci permettono di chiederci se esiste uno stile female-fronted metal “ucraino”. Perché l’influenza dei Jinjer si fa sentire fortemente, principalmente nelle strutture dei brani e nei cambi di potenza all’interno delle parti più dure e morbide dello stesso album. Però la lezione di Taty & co è stata interiorizzata e riletta nei suoni digitali che accompagnano gli strumenti e nella produzione accurata. Rispetto ad aperture che virano verso il djent, qui emergono tratti melodici più vicini al metalcore con un timbro vocale pulito che ricorda Sandra Nasić dei Guano Apes specialmente nelle parti più urlate. Ed è un valore aggiunto.
I brani sono costruiti con attenzione ed in modo accurato così come la linea vocale. E l’impatto è potente. Se vogliamo trovare una pecca nell’album forse la traccia numero quattro, “The Legacy of Meat Grinder”, non rende giustizia al resto dell’album o quantomeno non giustifica una posizione centrale all’interno della sequenza dei brani, ma è un peccato veniale di fronte ad un album così ben fatto.
La traccia di apertura è “Try Harder”: suoni sintetici dei sintetizzatori ammiccano agli anni ’80 mente la batteria rimanda al drum & bass, riff di chitarra diretti e melodie accattivanti nella voce che ti tengono incollato fino ad un breakdown potente con voce gutturale.
“Remedy” parte immediatamente con una strofa urlata ed una batteria ossessiva con riff graffianti per alternarsi con un ritornello dove voce e tastiere seguono la medesima linea melodica per culminare, subito dopo il ponte in un un esplosivo groove.
“Mental Abuse” non può che essere il singolo di punta dell’album e, anche senza vedere i video che lo promuovono, dà l’idea del viaggio notturno. Ritornello accattivante e melodico ed un assolo volutamente nostalgico: sicuramente il brano più interessante dell’album. Qui gli ammiccamenti alle sonorità degli anni ottanta non cedono nulla alla nostalgia o alla reverie, ma sono l’innesco di un brano potente. Il consiglio è quello di mettere delle buone cuffie e goderselo appieno fino al finale.
L’apertura di “The Legacy Of Meat Grinder” attira l’attenzione per sua innovatività nei suoni e nelle melodie per aprire ad brano molto più vicino al dark nella strofa che vede la voce gutturale tornare protagonista nel ritornello. Il cambio a metà può sembrare lontano dal resto del brano ma apre le porte a sperimentazioni inaspettate nel finale. Certamente un pezzo interessante ma, come anticipato, il meno convincente.
“Surrender To The Gravity” è il brano che, al primo ascolto, risente maggiormente delle influenze dei Jinjer e dell’innovazione che hanno portato nel genere. La forza sta nel rileggere ed attualizzare la loro lezione. Se vogliamo cercare un punto debole è proprio il rimanerne legato in modo stretto. In ogni caso un pezzo di assoluta qualità con suoni curati e melodie avvincenti, senza estremismi che lo appesantiscono.
L’introduzione di “Slaughterhouse” lascia spazio a suoni di basso contemporanei e distorti con una chitarra diretta. Il tempo più lento funziona perfettamente con la voce ed i suoni di sintesi formano un robusto tappeto che cresce fino al ritornello violento dove la voce esplode.
Rispetto ai brani dell’album precedente come “Selfish Universe” la maturazione nei suoni e nella composizione è enorme. Se già “Sodomy”, “Never F# A Bandmate” oppure “Bloody Rite” lasciavano presagire la strada intrapresa: con Carnage gli Aghiazma dimostrano di essere veramente pronti per le scene internazionali.
Resta da affrontare quello che,nel mondo anglosassone sarebbe chiamato l’elefante nella stanza: fare musica in un paese in guerra. Forse non è questo il luogo in cui approfondire questo tema ma, per scrivere questo articolo, è stato impossibile non fare i conti con quello che sta succedendo in Ucraina. Nelle settimane dall’uscita dell’album ad oggi siamo stati in contatto via mail con gli Aghiazma per intervistarli: li abbiamo visti allontanarsi da Kiev per raggiungere un posto più sicuro, scegliere come utilizzare al meglio l’energia elettrica per via dei continui blackout e, nonostante la loro completa disponibilità, non riuscire più a sentirli per concludere l’intervista. Speriamo di poter pubblicare a breve un nuovo articolo con l’articolo e non solo, perché il loro album è ottimo.
E ancora di più speriamo di poter sentire questi brani in un concerto dal vivo. Nel frattempo, buon ascolto. Ne vale veramente la pena.