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FROZEN CROWN – Il Richiamo Del Nord
Subito dopo l’ascolto di Call OF The North (QUI recensito), e appena prima del terzo concerto “tutto esaurito” di fila, abbiamo parlato con Federico Mondelli, principale compositore e chitarrista dei Frozen Crown.
Grazie Federico per essere qui per Heavy Metal Webzine. Iniziamo con con una domanda come compositore. Nel comporre i brani dei Frozen Crown sei spinto solo dall’estro creativo o hai in mente un pubblico o un fan ideale per cui componi le canzoni? Per chi scrivi?
La risposta è semplice: i brani sono pensati e scritti per un fan ideale specifico, che sono io. Io per primo sono un fan del metal e della musica in generale e quindi scrivo quello che mi piacerebbe ascoltare. Scrivo per me stesso perché, oltre ad essere un musicista, io sono prima di tutto un fan del metal.
È stupendo poter scrivere quello che ti piace ascoltare. Però adesso siamo curiosi. Oltre ai Frozen Crown cosa ti piace ascoltare? Nelle interviste precedenti, parlando dell’argomento, hai sempre parlato di ascoltare gruppi di genere più estremo, come ad esempio Abbath. Ci vedi delle somiglianze con i Frozen Crown? Quale elementi ti ispirano e quali preferisci portare in direzioni diverse?
Sì, è vero. Partiamo da questo presupposto: i Frozen Crown vengono definiti un gruppo power metal, ma io in primis non parto dal power metal come influenza. Ci sono stati dei dischi power metal che mi sono piaciuti, però gran parte degli album che mi piacciono sono piuttosto composizioni di Children of Bodom, Borknagar, In Flames e Dark Tranquillity. Io direi che la nostra musica a livello di “riffing”, a livello chitarristico, viene proprio da lì. Viene dal death metal melodico svedese e finlandese. Poi ci sono delle voci pulite, perché a me piace la melodia. Punto. Tutto qua.
Chiarissimo! Cercare di inquadrare un prodotto creativo all’interno di etichette e categorie è difficile e contraddittorio, ma altrettanto necessario per spiegare un progetto a chi non lo conosce ancora. Tu come vedi Frozen Crown e, di più, come vorresti che fossero visti dal pubblico?
Partiamo dal presupposto che vorrei che i Frozen Crown non fossero visti in nessun modo in particolare. Io come ascoltatore, se c’è un gruppo che mi piace, non mi chiedo che genere fa. È una cosa che non mi interessa. Invece è importante classificare una band per gli addetti ai lavori: per l’etichetta che deve vendere il prodotto, perché alla fine stiamo parlando di un prodotto che va venduto, ed è indispensabile trovare delle definizioni. Così il pubblico sa cosa aspettarsi. Per quanto riguarda la voce i Frozen Crown sono power metal ed heavy metal classico, è innegabile. Symphonic non credo, perché la voce di Jade non è quella che si trova di solito nel power sinfonico, non è lirica e non è operistica. È una voce aggressiva, una voce rock, una voce power. Non ha quelle sfumature melodiche. Poi sì, ci sono degli accenni di sinfonia nel momento in cui subentrano cori, tastiere, arrangiamenti, però il genere di base è più vicino a thrash, speed o power.
Veniamo a voi come formazione. Vuoi raccontarci del cambio e di come ha influito sull’album?
Certo. Siamo passati dall’essere un progetto solista, nei primi due dischi ed in metà del terzo, ad essere una formazione vera e propria. In particolare con il batterista Niso. Lui è con noi da tanto tempo. In realtà il cambio è stato raccontato in maniera un po’ fuorviante. Alcune webzine prendono le informazioni e le sbattono sulla rete così, senza approfondire. In realtà Niso era con noi già da un anno, da prima che i due membri lasciassero improvvisamente durante la registrazione del terzo disco. Lui è con noi da quando aveva 17 anni. Abbiamo lavorato assieme tantissimo e siamo molto affiatati. Assieme a Francesco, il bassista, sono determinanti nel definire la forma finale delle nostre canzoni. Adesso i Frozen Crown sono una band vera e propria, cosa che non erano prima. Io sono autore di tutte le melodie però, essendo Niso batterista, gli lascio molto spazio per l’arrangiamento ritmico che poi finisce per influenzare le melodie stesse. Siamo noi due a seguire la parte primitiva delle canzoni e poi entra la nostra cantante. Le canzoni si basano principalmente sulla voce e, per quanto riguarda le sonorità e le melodie, cerco sempre di scrivere qualcosa che possa essere cucito su Jade. Il lavoro per quanto riguarda il basso e le parti soliste di Fabiola (Sheena n.d.r.) vengono aggiunte successivamente, sono degli “impreziosimenti”.
Interessante. Passiamo alla musica dal vivo. Il vostro tour mondiale è partito alla grande assieme ai Nanowar of Steel ed in programma c’è tutta l’Europa e infine anche il Giappone. Siete entusiasti? Di tutti i posti dove avete suonato qual è il pubblico che preferite?
Sono entusiasta, ma moderatamente (ride n.d.r.), perché per me è la settima volta che vado in Giappone. Io ci sono già stato con un’altra band (i Be The Wolf n.d.r.) e con i Frozen Crown è la seconda volta. Non siamo riusciti ad andarci l’anno scorso, ma sicuramente è un posto meraviglioso in cui suonare, fondamentalmente perché c’è il nostro pubblico, sanno esattamente chi siamo, conoscono i nostri pezzi a memoria ed ascoltano ogni singola nota della canzone dall’inizio alla fine. C’è molto rispetto per la musica, è molto bello. I locali e l’organizzazione sono all’avanguardia ed efficienti. Non vedo l’ora di tornarci perché sicuramente è il posto migliore in cui suonare nel mondo.
Ok, adesso siamo curiosi di sapere quali altri Paesi ci sono del podio dei posti con il miglior pubblico per i Frozen Crown…
Al secondo posto l’Olanda. L’Olanda è veramente strepitosa da ogni punto di vista. Se vogliamo è anche più moderna rispetto al Giappone, che per certi versi rimane ancorato nella sua bolla. Sono due posti stupendi per l’importanza che ricopre la musica metal, per i locali in cui suonare, per l’organizzazione, le persone che ci lavorano.
Al terzo posto invece chi troviamo?
Ah, no, guarda, non ne ce n’è uno di preciso. Mi è piaciuto molto tornare in Germania, ma anche in Francia, non c’è posto che non mi piaccia. In Paesi come la Spagna, anche se non hanno una perfezione organizzativa, in compenso il pubblico è molto caldo. Anche qui in Italia, a parte ciò che se ne può dire, le nostre date sono sempre una bomba a livello di pubblico. Ci sono dei locali a cui vogliamo bene e che supportiamo come il Legend Pub a Milano.
Vuoi aggiungere qualcosa sul tour e sulla scena italiana?
Parliamo della scena italiana. Come ti dicevo prima i nostri concerti in Italia sono favolosi. Abbiamo appena fatto il release party con Volturian e Nocturna al Legend Pub ed era pieno zeppo di giovani, gente bellissima, entusiasta, il locale era “imballato”. Per quanto riguarda noi, la nostra percezione è veramente che la scena italiana sia sana. L’altra volta scherzavamo sul fatto che Repubblica (edizione di Milano, n.d.r.) ci avesse intervistati constatando che la nostra proposta piace ai giovani. In realtà, ridendo e scherzando, è vero che i nostri concerti sono pieni di gente giovane, anche nei concerti che abbiamo fatto con i Nanowar. È chiaro che ci sono sempre i soliti vecchi che rompono i coglioni e che se sei nuovo, se sei giovane, se hai due ragazze nella band, pensano che fai schifo a priori. Per fortuna questi sono solo piccoli disturbi di cui non ce ne può fregare di meno. Adesso abbiamo tre date qui, tutte già esaurite. I Nanowar qui in Italia spaccano di brutto. Tra l’altro una a Roncade, vicino a casa nostra, perché noi in realtà siamo per quattro quinti tra Veneto e Friuli, e poi si parte per il tour in tutta Europa.
Ottimo! Siamo curiosi di sentirvi dal vivo. Buon tour!
Grazie, grazie mille!