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America, 1890. Nel pieno della crisi degli agricoltori, a Providence nasce quello che per molti è il maestro dell’horror (se non del puro horror, sicuramente di quello cosmico): H.P. Lovecraft. L’uomo, seppur autore di diversi racconti con protagonisti astrali fuori dall’umana concezione, viene soprattutto ricordato per uno in particolare. Sto parlando di una figura in particolare, Cthulhu, la cui leggenda ha ispirato innumerevoli opere, quali proprio quella della recensione di oggi. E cosa succede quando si unisce la lovecraftiana creatura ad un gruppo affamato di death metal? Nasce The Vision, terzo album in studio dei tedeschi Disminded, che già dalla copertina, raffigurante la nostra creature cosmica ed imponente risvegliarsi come nell’omonimo racconto, ci fa capire che l’album non sarà sicuramente downtempo.
L’opera, composta da dieci pezzi, è niente più che puro e semplice death metal, al quale noi tutti siamo abituati.
Riff di deathiana memoria (chi l’avrebbe detto?), simili a quelli dei mai abbastanza encomiato Leprosy, accompagnano questo viaggio che di lovecraftiano ha ben poco se non i titoli e, probabilmente, la voglia degli artisti di farsi notare usando l’immortale nome dell’Immortale (scusate per il gioco di parole).
Non per questo però mi sentirei di bocciare del tutto l’opera; il disco possiede sicuramente strumentali di qualità, i pezzi sono comunque godibili ma in essi qualcosa mi lascia tutt’ora l’amaro in bocca, e quel qualcosa si chiama “New God Rising”. Quello finale è infatti il pezzo più riuscito dell’album e ne spezza la monotonia, dovuta a un’eccessiva ripetitività nei brani. Racchiude tutto ciò che avrei voluto sentire nelle altre canzoni: sperimentazione, abilità e death metal. Il voto redazionale si è alzato proprio grazie ad esso.
Gli altri brani, come accennato, non spiccano per originalità e sembrano quasi fotocopiati. Giri troppo simili tra di loro e parti vocali che non si differenziano da un brano all’altro creano quella maledetta sensazione di già sentito, nella quale sono in molti a cadere. Con questo non intendo certo sminuire la capacità dei membri del gruppo di suonare.
Io ho trovato più ispirati i primi due album. Out Of The Ashes, il primo, è simile a The Vision, però il gruppo mi incuriosì davvero con Beheading The Snake, nel quale finalmente se ne intravvide lo stile. Lo stesso stile che ho ritrovato solo nella succitata “New God Rising”.
Lo ammetto, speravo che i nostri osassero un po’.
Non so se al nostro caro Lovecraft questo disco piacerebbe, ma mi sento comunque di consigliarlo a tutti gli ascoltatori di death metal che stanno leggendo queste righe. Non vi troverete davanti un’opera del Sommo, ma comunque passerete una mezz’ora all’insegna del caro e vecchio death metal, che è sempre un piacere ascoltare. Cthulhu Ftaghn!