VOYAGER – Fearless in Love

Titolo: Fearless in Love
Autore: Voyager
Nazione: Australia
Genere: Progressive Metal / Prog Pop
Anno: 2023
Etichetta: Season of Mist

Formazione:

Danny Estrin – Voce, tastiera, Keytar
Simone Dow – Chitarre
Scott Kay – Chitarre
Alex Canion – Basso, voci
Ash Doodkorte – Batteria


Tracce:

1. The Best Intentions
2. Prince of Fire
3. Ultraviolet
4. Dreamer
5. The Lamenting
6. Submarine
7. Promise
8. Twisted
9. Daydream
10. Listen
11. Gren (Fearless in Love)


Voto del redattore HMW: 8/10
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Dopo il discreto successo e la visibilità ottenuta nell’ultima edizione dell’ Eurovision Song Contest in cui centrano addirittura la top 10 classificandosi noni, i Voyager tornano sulla scena con il loro ottavo album Fearless in Love.

Da oramai più di vent’anni il gruppo australiano continua ad esplorare il mondo del metal, aggiungendo ad ogni album un ingrediente di novità che possa assicurare una perenne evoluzione sonora. Se consideriamo che il quintetto ha esordito come gruppo power metal per poi concentrarci sulle ultime pubblicazioni, ci rendiamo conto delle enormi differenze e delle continue influenze che hanno via via contaminato la produzione dei Voyager.

Dopo un inizio psichedelico sulle note di “The Best Intentions”, il singolo “Prince of Fire” è una chiara dichiarazione di intenti che ci sorprende con chitarre affilate che non risparmiano sui virtuosismi e con interessanti linee di basso sapientemente costruite da Alex Canion. Sul finale di “Ultraviolet” la vocalità dolce e cristallina del cantante Danny Estrin, capace di ipnotizzarci sul ritornello, si fonde con la voce graffiante del bassista a cui sono affidati i toni più aggressivi. Se in “Dreamer” le sonorità fortemente elettroniche e le distorsioni dominano la scena, con “The Lamenting” i Voyager confezionano una ballata in realtà molto più accessibile (almeno inizialmente) che lascia anche spazio ad interessanti stacchi ritmici.

“Submarine” è forse il primo brano dell’album in cui le chitarre di Simone Dow e Scott Kay vanno dritte per la loro strada senza perdersi in complessi tecnicismi, affidati invece alla Keytar di Danny Estrin che sostiene la crescita climatica del brano, chiudendolo con un crescendo particolarmente emozionante.

Sicuramente la quota realmente commerciale del disco è affidata a “Promise”, che oltre ad aver convinto almeno mezza Europa si lascia ascoltare per l’ennesima volta e i più attenti noteranno gli elementi tipici delle sonorità dei Voyager anche all’interno di un brano molto più immediato come questo.

Per gli amanti dei suoni più decisi ecco arrivare “Twisted”, il brano più elettrico dell’intero album.
Il disco si conclude con la title-track “Gren (Fearless in Love)” che torna su melodie più morbide ma mai troppo accomodanti e scontate che concludono l’ennesima progressione carica di pathos.
Probabilmente è proprio questo il pregio più grande dell’album: un’opera che non rinuncia in nessuna occasione ad inserire elementi che in qualche modo quasi destabilizzano l’ascoltatore, rendendolo sempre più vigile, in attesa della prossimo suono, della prossima nota e del prossimo stacco ritmico. La complessità di un suono così articolato è in questo caso un enorme valore aggiunto che rende “Fearless in Love” un lavoro interessante, stratificato e sicuramente non di facilissimo ascolto, sebbene siano moltissime le influenze squisitamente pop.

Con successivi ascolti è possibile ritrovare sonorità care agli Airbag di “All Rights Removed” o ancora ai Muse di “The Resistance”. Sebbene non siano sicuramente l’aspetto più interessante dell’opera, i testi sono semplici ed immediati e mai banali o stucchevoli, coinvolgenti ma non ingombranti, con liriche evocative al servizio di un viaggio musicale che rapisce l’ascoltatore e lo convince ascolto dopo ascolto.

Con Fearless in Love i Voyager rappresentano la fragilità ma anche la forza dell’animo umano, in tutte le sue infinite sfaccettature, alla continua ricerca del passo successivo, di qualcosa di nuovo e sorprendente.

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