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Sono sempre più frequenti i casi di gruppi che arrivano a incidere un album decine di anni dopo la nascita, approfittando dello status di “formazione storica”: questa volta affrontiamo i Marquis De Sade, misconosciuto combo britannico, nato nel lontano 1979 e responsabile di una demo e di un singolo nel 1981, per poi sciogliersi l’anno successivo. Nel 2012 la High Roller licenzia una raccolta di sei pezzi in edizione limitata di 500 copie, mentre dieci anni dopo il gruppo si riforma, con ben tre membri originali, tra i quali il cantante Chris Gordelier (che nel 1982 tentò, invano, di sostituire un certo Bruce Dickinson nei Samson) e il fratello Pete al basso, che, nel corso degli anni, ha avuto modo di militare in formazioni più note quali Angel Witch, Blind Fury e Soldier.
Musicalmente siamo di fronte a un buon compendio di metal dalle derive settantiane e sostenuto dai due nuovi innesti, il chitarrista Paul Gordelier (il terzo fratello) e l’eccellente tastierista Giles Holland . Tra brani dal piglio più hard-rock come “Belvedere” e la piacevole “Fortress Of Solitude” e altri più arcigni come “Now I Lay Me Down” e “Marquis De Sade”, fa capolino anche il doom di
“Border Wall” (uno dei pezzi più riusciti dell’album), mentre atmosfere hard-prog à la Uriah Heep aleggiano su quasi tutto il lavoro (soprattutto nelle ottime “The Moon’s Glow” e “Suspended Animation”) complice l’ottimo utilizzo delle tastiere.
“Living In The Ice Age”, già contenuta nella demo del 1981 e qui presente con un nuovo arrangiamento chiude un album decisamente riuscito di una formazione che oggi, forse, potrà raccogliere qualcosa in più rispetto a quanto fatto negli anni ’80.