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Tre anni dopo il convincente Metal Commando che aveva visto l’esordio nel gruppo del batterista Michael Ehré (ex componente di Metalium, Firewind, ma soprattutto Gamma Ray), i Primal Fear tornano sulla scena con Code Red.
Un disco che in un certo senso, se consideriamo anche il ritorno del bassista e produttore Mat Sinner dopo la lunga malattia, è permeato da un senso di rivincita e di rinascita ben simboleggiata dalla fenice presente sulla copertina dell’album.
“Another Hero” apre le danze in modo energico e convincente, ma tra le chitarre di “Bring The Noize” ritroviamo tutta la potenza vocale di Ralf Scheepers, che rispolvera dal suo invidiabile registro le note più acute.
“Cancel Culture” risulta invece un tentativo tutto sommato riuscito di trattare temi sociali anche di una certa rilevanza, scagliandosi contro ogni tipo di censura politica o ideologica. Un tema che sta particolarmente a cuore allo stesso Sinner che ha più volte dichiarato che si sarebbe rifiutato di suonare in determinati paesi che non condividono questa visione.
Il manifesto del tema della rinascita e del potere curativo della musica (non originalissimo, ma obbiettivamente coerente con il concept dell’opera), è invece “Play A Song”, forse la ballata più commerciale dell’intero album, seguita da un traccia con maggiore mordente come “The World On Fire” in cui il batterista Michael Ehré ha la sua occasione per sollevare il ritmo del disco, in caso ne avessimo sentito il bisogno.
Per la costruzione di “Their Gods Have Failed” il gruppo tedesco invece sceglie di iniziare da una timida chitarra acustica per poi realizzare un’atmosfera epica a fare da sfondo ad una traccia dai sapori di power metal nordico che accompagnano l’ascoltatore nel crescendo del brano nei suoi abbondanti 7 minuti.
Con “Steelmelter” e “Raged By Pain”, si torna su sonorità speed metal che mettono in luce le doti dei chitarristi Tom Naumann, Alexander Beyrodt e Magnus Karlsson che hanno l’opportunità di realizzare assoli e armonie incalzanti sempre valorizzate dall’ugola di Scheepers in grande spolvero.
Dopo la scialba “Forever” probabilmente eccessivamente ammorbidita, la chiusura dell’opera è affidata a “Fearless” che in parte riprende temi già espressi. Una traccia meno originale di altre ma comunque coerente e a tratti apprezzabile nella scrittura delle linee melodiche.
I contenuti presentati dell’opera sono sicuramente validi sebbene non sempre scritti ed esposti in modo ineccepibile, ma quello che manca a volte nella scrittura di alcuni testi è compensato dall’ottima forma che tutti i sei componenti della formazione tedesca dimostrano nella realizzazione delle varie tracce. Code Red rappresenta sicuramente un lavoro riuscito per i Primal Fear che, come la fenice sulla copertina del disco, rinascono e spiccano il volo pronti ad incendiare il cuore dei propri fan, anche i più nostalgici, che saranno in grado di apprezzarne l’attitudine e l’inossidabile energia.