Visualizzazioni post:151
Dopo averli scoperti in un sonnacchioso pomeriggio di inizio Settembre dell’anno del signore 2022, rimasi folgorato dal primo capitolo dell’epopea cavalleresca del duo francese dei Bergfried dal titolo “Romantik I”, EP di quattro canzoni identificabili in un sotto genere dell’Heavy Metal fortemente influenzato a livello lirico e musicale dall’immaginario popolare che riconduce all’epoca medioevale.
Di acqua sotto i ponti ne è passata ben poca per via dell’eccezionale siccità che ha pervaso il nostro continente nel passato più recente, mentre di strada a cavallo certamente ve n’è stata di più a giudicare dal completo stravolgimento avvenuto in seno alla band in termini prettamente compositivi. Difatti, delle atmosfere epiche e guerresche che contraddistinguevano il lavoro precedente non vi è più traccia, avendo esse lasciato spazio ad un approccio decisamente più contemporaneo, seppur non squisitamente moderno: le 6 nuove canzoni contenute in “Romantik II” viaggiano ora su uno stile a metà tra Heavy Metal classico e rimandi all’epoca dell’AOR con tanto di intro e interludi che impiegano sintetizzatori e tastiere.
La storia riprende dalla sparizione del cavaliere ritratto con la sua guerriera sulla torre (il Bergfried che dà origine all’iconografia del gruppo) sulla copertina del primo disco che adesso rappresenta la protagonista combattuta tra le forze infernali e quelle divine, non sapendo a chi chiedere il definitivo aiuto per ritrovare il suo perduto amore. Con “The Ordeal” si aprono i battenti a questa eterna lotta tra il bene ed il male grazie ad una melodia di chitarra che introduce un pezzo ispirato e vario, reso memorabile dai passaggi di bridge e ritornello sui quali si staglia la potente e melodica voce della cantante Anna De Savoy oltre che da una sezione centrale che funge a mo’ di break con un recitativo molto heavy sviluppato su di esso.
Così come la precedente, anche “May the Devil Pull Me Under” si apre con un melodia di synth che sfocia su strofe a ritmo di hard rock ed un ritornello Catchy, prima di ricreare, con l’impiego combinato di synth e tastiera un’atmosfera sinistra che dà il via ad un altro recitato. “The Highest Divine” mostra il lato più battagliero ed epico delle strumentali completamente ideate e suonate da Erech III. von Lothringen. Qui, anche data la durata superiore ai 6 minuti, si avverte una leggera flessione qualitativa nella composizione la quale prima di risollevarsi grazie al suo crescendo finale, non spicca come i pezzi ascoltati finora.
“No One Saves You” è il brano più dinamico e divertente di tutti, dove è possibile godere di un nuovo approccio vocale di Anna che qui inizia a mostrare in maniera più marcata le proprie abilità da possibile Metal Queen. E quindi, via con un breve inteludio di tastiera che introduce una nuova sezione del brano che si rifà a sonorità preannunciate ovvero quelle AOR, con un bell’intreccio tra voce e chitarra.
“To Hell With Deliverance” e “Crossroads of My Soul” ci accompagnano alla conclusione della seconda parte dell’avvincente saga, proponendo una finta di tranquillità che sfocia nell’ennesimo pezzo Heavy, come avviene nel primo caso ed infine deliziandoci tristemente con un brano dolce e carico di pathos nel secondo, unica “ballata” del lotto.
Sebbene porre “Romantik II” in un ipotetico confronto con dischi di maggior caratura usciti nel corso dei decenni potrebbe risultare penalizzante per i Bergfried i quali, nonostante una buonissima personalità e capacità di scrittura, non sviluppano un suono effettivamente originale come avvenuto invece in occasione del primo riuscitissimo episodio discografico, posso comunque dire con certezza che sia un ascolto dal quale lasciarsi attrarre. Per svariate ragioni. La prima e più emozionante per quel che riguarda il sottoscritto è proprio la voce della protagonista assoluta, Anne de Savoy.
Difficilmente mi lascio stregare da ciò che passa dentro le mie casse, ma sin dal primo ascolto in quel sonnacchioso pomeriggio di Inizio Settembre ho capito che certe voci possono toccare alcuni animi. E poco importa se la sensazione che mi lascia dentro sia uguale a quella di ammirare una rosa fiorire, la gaia tristezza del sapere che al punto più alto della propria bellezza essa è altrettanto al punto più vicino a sfiorire inesorabilmente. Perché in quel picco di tremendo destino, il suo fato si avvera. Fiorire.
Vittorio,
prometto che appena ho un po’ di tempo li ascolto!
Mio caro Luca, prenditi il tempo che ti serve! ;)