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Il power metal trova ancora una volta un valido portavoce negli Iron Savior, che a distanza di 3 anni dall’ottimo Skycrest danno alle stampe un nuovo capitolo di musica inedita, sempre a cavallo tra l’epicità del power e la solidità dell’heavy metal più tradizionale.
Diciamo subito che Firestar non ci delude affatto: la situazione è chiara fin dall’inizio, dopo che la consueta introduzione “The Titan” lascia spazio alla veloce “Curse Of The Machinery”. Piet Sielck, a cui vanno i nostri auguri di una guarigione rapida e completa, sforna ancora i riff quadrati che hanno sempre contraddistinto la carriera dei Savior (la terzinata “Demise Of The Tyrant” ne è un esempio), così come strofe e ritornelli piacevoli e adrenalinici (emblematica in tal senso “Nothing Is Forever”). Occasionalmente anche le tastiere fanno il loro ingresso in scena, come in “Across The Wastelands”, che rimanda ai primissimi Gamma Ray.
Naturalmente il solco dove passa l’aratro è lo stesso tracciato dai lavori precedenti, costantemente imperniato su coordinate da qualche parte fra Judas Priest, Accept e il già citato raggio Gamma, ma il risultato è sempre buono, pur senza aggiungere elementi di novità di alcun tipo.
Il gruppo di Amburgo infatti sembra assolutamente non interessato a uscire dalla propria zona di comfort (il power metal tedesco) per abbracciare qualsivoglia novità o variazione stilistica. E, da parte nostra, finché la qualità rimane questa non possiamo lamentarci.
Se conoscete e amate gli Iron Savior, sapete cosa aspettarvi da “Firestar”. Nessuna rivoluzione, certo, ma una riuscita celebrazione del genere.