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Be Fucking Nice: Joe and The Shitboys
con Joe (Friði Djurhuus – voce, gestione eventi dell’etichetta TUTL record), “Ziggy Shit” (Sigmund Zachariassen – Chitarra), “Hollie Shit” (Sjúrður E. Samuelsen – Basso) e “Jhonny Shit” (Jónsvein Mikkelsen – Batteria), con la partecipazione di Maria Mercedes Lindenskov (Marbles Lost, produttrice).
Questa é la terza parte del nostro Speciale sul rock alle isole Faroe, i cui protagonisti saranno Son of Fortune, 200 (parte 2) and Joe & the Shitboys (parte 3).
English Version here / Traduzione in inglese
È il compleanno della Ungdomshuset di Copenhagen, esattamente 15 anni fa si sono insediati in Dortheavej 61 dopo lo sgombero di Jagtvej 69. La festa del venerdì ospiterà il gruppo faroese Joe and the Shitboys. È l’occasione che aspettavo per concludere questo speciale.
Le Faroe sono una comunità piccola, nascondersi è impossibile. Joe (Friði Djurhuus) non passa inosservato e non si morsica la lingua quando sostiene il movimento LGBTQ+ locale. Gli Shitboys sono il suo gruppo degli indesiderabili.

Il live report del concerto alla Ungdomshuset
Il gruppo inizia a intonare il groove di “Shitboys Theme” dal palco, ma manca Joe. “Shitboys in the house!” viene intonato dal fondo del pubblico. Joe si fa strada danzando tra la folla e da inizio a un pogo, dimenandosi fino al parco. “Shitboys gonna fuck you up!

Non si perde tempo, subito iniziano a suonare “The Good Ol’ Days,” “Pull the Trigger,” “Manspredator,” “Personal Space Invader,” “Macho Man Randy Savage,” “The Reason for Hardcore Vibe”… c’è molta improvvisazione e il suono é autentico. Nella mischia si balla tantissimo, trascinati da Joe, che non sta fermo un attimo e cerca costantemente l’interazione con il pubblico. È davvero un animale da palco!

La musica si interrompe e Joe cerca tra il pubblico Marbles Lost, la fa salire sul palco e le dà spazio per improvvisare un breve discorso sull’antiquata legge sull’aborto che ancora vige alle Faroe. Marbles Lost non se lo aspettava, ma manda il suo messaggio forte e chiaro: È una legge obsoleta, muovetevi a cambiarla!
Dopo la breve pausa, si riprende subito con alcuni dei brani più abrasivi della band, tra cui l’inedito “Your Product Sucks,” “If You Believe in Eating Meat, Start with Your Dog” e “Life Is Great, You Suck.” Il pubblico viene fatto salire sul palco per concludere con i cori di “Ode to the Shitheads.”

In un’ora è passata tutta la discografia e ogni sorta di cosa è successa. Spaesato, mi guardo intorno tra le facce divertite e un po’ stordite dall’onda di energia che ci ha appena travolto. Senza parole parole lascio il palco su cui son salito per l’ultimo numero con un breve stage dive.
La nostra intervista
Ci sediamo nel cortile esterno davanti ai graffiti della Dødsmaskinen per alcune domande. Siamo in festa e ci sediamo in un gruppo, intorno a me:
Joe (voce)
Ziggy Shit (chitarra)
Holly Shit (basso)
Johnny Shit (batteria)
Si uniscono a noi anche Maria Mercedes Lindenskov (pseudonimo Marbles Lost, produttrice) e Akira H. Carré (fotografo con il gruppo).
Maria Mercedes è nata e cresciuta nelle Faroe ma ora vive a Copenaghen. Come molte altre persone, è venuta in città per trovare il suo ambiente nella cultura Queer e iniziare i suoi progetti musicali.

I dischi di Joe and the Shitboys sono punk come la loro musica, l’artwork è una bozza di un disegno trovato ripulendo una classe del corso d’arte di Tórshavn. Aveva uno strano errore grammaticale (“reason” era stato scritto “reson”) e delle cesoie per sfoltire le siepi tra diverse armi (probabilmente un coltello butterfly, non ben riuscito).
(Joe) “Lo abbiamo trovato così assurdo da amarlo e farlo diventare la copertina di entrambi i nostri LP”
Come sono nati Joe and the Shitboys?
“Un giorno volevamo suonare qualcosa di più politico e diverso, poco pretenzioso ma veramente pretenzioso. Ci siamo incontrati e abbiamo registrato il nostro primo singolo su vinile da 7 pollici, ci abbiamo messo 2 ore a scrivere e registrare le due canzoni.
Proprio prima di partire per il nostro primo tour, ci siamo accorti che avevamo bisogno di più di due canzoni da suonare. Perciò abbiamo scritto il nostro primo album in due giorni, più precisamente 5 ore un venerdì e 5 ore la domenica, il sabato c’era una festa.
Questo è stato il nostro primo album. Siamo rimasti molto sorpresi che la gente lo abbia apprezzato!”

Fate un punk molto internazionale, qual è l’aspetto che unisce la vostra musica al vostro paese?
“In nostri testi satirici sono molto legati alla nostra società; inoltre abbiamo un suono piuttosto soft, il nostro approccio non è aggressivo. Scriviamo canzoni per infastidire i faroesi, lo facciamo in inglese per farli arrabbiare ancora di più. Inoltre, così possiamo anche inviare un messaggio “Fuck Off” a livello internazionale e raggiungere un pubblico più ampio.”
… e quando incontrate chi avete fatto arrabbiare in coda al supermercato?
“Ci capita almeno due volte alla settimana, ci abbiamo fatto l’abitudine… spesso incontri anche gli ex. A Tórshavn tutti sanno tutto di tutti, anche se qualcuno è stato arrestato, se hai fatto casino o sei stato a una festa. Le code del supermercato sono molto strane.”
MarblesLost, per quanto riguarda la tua musica pop, qual è il “tocco Faroese”?
“La malinconia nordica è molto presente nella musica pop delle Isole Faroe, e penso che sia anche un elemento importante nella mia musica. Una delle canzoni a cui tengo di più è ‘Frítt Val’ (pro-choice, scelta libera), che affronta il tema della legge sull’aborto nelle Isole Faroe, una legge che è molto antiquata. La canzone ha un ritmo hip-hop, ma il testo è molto punk!” – Joe aggiunge – “La tua musica è anche molto queer, il che è assolutamente atipico nelle Isole Faroe!”
E per voi Shitboys? Quale è la vostra canzone preferita di Joe and the Shitboys?
Joe: “Mr. Nobody” sarà nel nostro nuovo album, uscirà prossimamente.
Johnny Shit: “Your Product Sucks” non l’abbiamo mai registrata. È la più fottutamente stupida e divertente canzone da suonare durante i nostri concerti. Parla della gigantesca pila di merda dei prodotti schifosi e scadenti che ci vengono propinati.
La canzone “Your Product Sucks” é cantata solo Live, puó essere ascoltata al minuto 6.25 del seguente concerto al Reeperbahn Festival.
Parliamo del Gay Pride 2023 a Tórshavn, quest’anno ha avuto una grande partecipazione, cosa ne pensate?
“È fantastico che così tante persone abbiano partecipato. Abbiamo provato molta libertà e supporto dalla nostra comunità. Inoltre è stata un’ottima occasione per discutere a riguardo della modernizzazione della nostra legge sull’aborto, che risale al 1954 e deve essere cambiata. Siamo convinti che se lavorassimo di più sulla libertà di espressione sessuale, questa influenzerebbe notevolmente anche l’attuale dibattito politico”
Perché per voi è così importante parlare e cantare di omofobia e libertà sessuale?
“Per noi è importante parlare e cantare di omofobia e libertà sessuale perché siamo cresciuti in una società conservatrice quale le Faroe. Le relazioni sociali qui sono molto strette, parliamo molto tra di noi, ci incontriamo tutti in coda ai negozi… quindi per molti è più importante mantenere lo status quo di ciò che è tradizionalmente accettato dalla nostra comunità che schierarsi in temi così delicati”.
Annika, un’amica che mi ha aiutato molto in questo speciale, mi racconta che nel piccolo ambiente del paese si fanno molte chiacchiere di circostanza, ma conoscendo gli stretti rapporti nella comunità spesso si è riluttanti ad esporsi con temi personali o potenzialmente non condivisi. Così la musica diventa anche un modo per esprimere quello che sta a cuore, ma non è facile parlarne nella propria comunità. Qui non è comune sentirsi chiedere delle proprie idee e musica.
Qual è il contributo che sentite di aver dato con la vostra musica per far evolvere queste tematiche nella vostra comunità?
“Molte persone lasciano le Faroe in cerca di una comunità più libera e inclusiva, spesso recandosi a Copenhagen o addirittura dalla Danimarca alla Germania. Prendere il palco, discutere dei diritti LGBTQ+ e condannare l’omofobia è un modo per sostenere queste persone e farle sentire a casa anche nelle Faroe. Nel corso degli ultimi anni, ho incontrato ragazzi che sono tornati alle Faroe dopo aver assistito a uno dei nostri concerti ed essere stati toccati dalla nostra esibizione”
Quando avete capito che la vostra musica poteva avere un impatto così significativo?
“Quando abbiamo iniziato a scrivere canzoni, non avremmo mai pensato che potessero avere un impatto sulle persone che ci ascoltavano.
Nel 2019, mentre suonavamo al Gay Pride, ricordo di aver parlato con un giovane trans. Quando l’ho rincontrato due anni dopo, nel 2021, aveva appena compiuto 18 anni e mi ha mostrato le cicatrici sulle braccia, dicendomi che non si era più tagliato dal nostro ultimo concerto.
Questa esperienza mi ha dato una forte motivazione per continuare a fare la nostra musica”
È ora di concludere con il vostro messaggio finale, a voi la parola!
Joe: ” Siate bravi con le persone, cazzo! (Be Fucking Nice) Lasciate che ognuno viva al meglio la propria vita a meno che non stia ferendo qualcun’altro. Dovrebbe essere semplice, ma apparentemente non lo che non lo è! ”
Marbles Lost: ” Tenete il naso fuori dagli affari degli altri e lasciate spazio per tutti. Anche se molti non se ne rendono conto, specialmente alcuni partiti conservatori, usare la Bibbia per diffondere messaggi omofobici è disgustoso e spaventoso, soprattutto quando minaccia i diritti degli altri ”
É ora di lasciarci e continuare con la festa, lascio hai lettori una piccola perla: il video di Joe and The Shitboys all’inaugurazione del Hvalba tunnel a Suðuroy
Le altri parti di questo speciale
Parte 1:
Le Isole Faroe tra il rock e la malinconia: i Son of Fortune, con Benjamin Petersen (Voce e chitarra;Son Of Fortune, Svartmálm, Annika Hoydal, produttore presso il Bunkarin Studio).
Parte 2:
Dita puntate verso sé stessi: i 200 (Tveyhundrað), con Mikael Blak (bassista e polistrumentista; 200, Eivør, Son of Fortune, Clickhaze, Enekk, Yggdrasil, produttore presso il Bunkarin Studio) e Niels Arge Galán (voce, chitarra e designer in 200).
Ringraziamenti
Grazie a Akira H. Carré per le fotografie e Maria Mercedes Lindenskov per aver preso parte questa intervista. Un ringraziamento speciale a Annika Av Kák Bech per la consulenza per questo speciale.