Pillole d’Acciaio #11-2023

Tracce:

SWAMI LATEPLATE – DOOM JAZZ II

SATIN – IT’S ABOUT TIME

AZKEN AUZI – AZKEN AUZI

DOROTHY – GIFT FROM THE HOLY GHOST


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Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!

Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.

Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!

 

SWAMI LATEPLATE – DOOM JAZZ II (Subsound Records)

Torna il duo composto dai veterani Jamie Saft, tastierista e compositore attivo già da diversi anni, con alle spalle collaborazioni con gente del calibro di Iggy Pop, Beastie Boys, John Zorn e Bad Brains e autore di parecchi album da solista e il batterista, percussionista e compositore Bobby Previte, presente nel music business già dalla metà degli anni ‘80 e, anch’egli, con alle spalle collaborazioni importanti come Tom Waits, John Zorn, Tim Berne e Elliott Sharp. Dai nomi citati già si evince il genere, un jazz sperimentale e alieno che fa leva sull’organo di Saft, che qui origina brani dolenti e stralunati, sorretti dalla batteria minimale di Previte, il quale fa un ampio utilizzo dei piatti. “The New Friend” evoca atmosfere quasi lounge, mentre “Everyone Is Aware” grazie anche allo Yamaha vintage usato da Saft, risulta più meditativa e misteriosa. Nel terzo e ultimo brano, “Deception”, Saft sfodera un organo Hammond e ne risulta una lunga jam blues, nella quale Previte può scatenarsi dietro il suo drumkit. Un album non per tutti, ma che, se già conoscete i due musicisti in questione (che in passato avevano collaborato in un album dalle sonorità metal come “Black Shabbis” del 2009) potrete sicuramente apprezzare. (Luca Driol)

Etichetta – Bandcamp

 

SATIN – IT’S ABOUT TIME (Art Of Melody Music)

La ristampa del secondo disco di Satin ad opera di Art Of Melody Music/ Burning Minds Music Group è una vera chicca per gli amanti del rock melodico: rispetto al debut dell’artista nosrdico qui ci troviamo di fronte ad un disco più sfaccettato, pieno di idee e di trovate che tendono ad appagare il gusto anche dei più smaliziati amanti del genere. Le composizioni scorrono fluide ed ammalianti, mostrandoci un artista a suo agio nel genere ed in grado di sfornare canzoni di grande qualità. Del resto dall’etichetta italiana non possiamo aspettarci altro: le uscite di questa realtà sono sempre interessanti e particolari. Satin quindi ci colpisce anche con questo suo secondo platter: vi consiglio caldamente di correre ad acquistare tutte e tre le incarnazioni del polistrumentista novegese, che da solo ha dato alla luce tre cd veramente interessanti, diversi fra loro ma accumunati dal grande amore per l’AOR ed il rock melodico. (Fabio Rancati)

Etichetta – Sito Ufficiale – Facebook

 

AZKEN AUZI – AZKEN AUZI (Argonauta)

Per una musica che evoca destino ed apocalissi tra le altre cose, azken auzi (giudizio universale in basco) è un appellativo che trovo quantomeno calzante. L’omonimo trio francese suona una miscela di doom e sludge omogenea e coerente. Se il doom è di per sé, forse opinabilmente (il vecchio dibattito sui Black Sabbath sarà anche chiuso ma la porta non è inchiavata), più una filiazione dell’hard rock che dell’heavy metal, lo sludge ha genealogia hardcore in suprema parte e metal in infima. Su Azken Auzi sono però le componenti metalliche di entrambi a prevalere: come in “Rho Scorpii”, un semplice doom metal strumentale suonato con la zappa. Giri ora pachidermici, ora dissonanti, ora non sufficientemente profondi da permettersi certe reiterazioni, una batteria che non esce dal proprio compitino stiracchiato e testi con poco da dire sono quanto offerto da questo gruppo senza infamia e senza lode. Weedeater e Sourvein i nomi alla quale la sottoscritta ricorrerebbe se dovesse offrire i riferimenti del caso. Se lo trovate a poco…(ZZ)

EtichettaBandcamp – Facebook

 

DOROTHY – GIFT FROM THE HOLY GHOST (Roc Nation Records)

“Gifts From The Holy Ghost” è il terzo disco della rock band DOROTHY, capeggiata da Dorothy Martin. Il disco viaggia musicalmente negli anni ’90, soprattutto a cavallo della corrente alternative del tempo. Il risultato è un platter molto godibile, che vive dell’ottima prova dietro al microfono di Dorothy, capace di infondere carisma e sentimento nota dopo nota.
“Gifts From The Holy Ghost” è quindi un ascolto interessante se amate il rock e volete uscire dai soliti percorsi stabiliti, provando qualcosa di particolare ed emozionalmente sentito…(Fabio Rancati)

Etichetta – Facebook – Sito Ufficiale

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