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Per festeggiare i loro 25 anni di attività discografica, tornano i teutonici Freedom Call con questo nuovo album intitolato Silver Romance.
Come già mi è capitato di scrivere diverse volte, e fatta eccezione per pochissimi casi, non sono mai stato un grandissimo fan del power metal; devo ammettere, però, che ho sempre avuto un occhio di riguardo per la band di Chris Bay perché, nonostante non proponga nulla di nuovo o eclatante (loro continuano per la loro strada lungo la quale piccole influenze di Gamma Ray, come in Infinity, Helloween e Stratovarius in alcuni passaggi – Bing Bang Universe, sono sempre presenti), riesce a sfornare sempre dei prodotti di tutto rispetto, che sono in grado, grazie alla loro tipica sfumatura happy metal a rallegrarmi la giornata, a farmi venire voglia di alzare il volume e di cantare.
Con canzoni così orecchiabili e, perché no, decisamente piacione, bastano davvero pochi ascolti per assimilare, processare e godersi i 13 pezzi che compongono questo Silver Romance.
Il disco si mantiene tutto su buoni livelli, ed anche l’aggiunta alla fine di “Metal Generation” (che altro non é che una versione alternativa di “The M.E.T.A.L. Fest”, pezzo inedito che impreziosiva il precedente live album del 2023) è una piacevole sorpresa, un regalo che ho molto apprezzato, tant’è che la canzone risulta fra le mie preferite.
A Silver Romance non manca nulla: dai pezzi più tirati (come la title track o “Symphony of Avalon“) a quelli “più lenti”, se così possiamo definirli (“Blue Giant” è un pezzo particolare, che ho decisamente apprezzato per le atmosfere e per le linee vocali, in particolare del ritornello; “New Haven”) alla ballad “Quest of Love” – per la melodia al sintetizzatore, alla quale ammetto di provare un sentimento dicotomico.
Oltre a questo, ci sono dei pezzi che mi hanno colpito maggiormente: “High Above” (che con quella tastierina iniziale trovo deliziosamente perfetta per la sigla di un cartone animato, così come “Supernova”), e la più scanzonata “Out of Space”, con quella melodia iniziale che mi ha fatto ricordare “Narcotic” dei Liquido, almeno come atmosfere.
Insomma, tutto “gira” bene: le parti solistiche sono piacevoli, la sezione ritmica solida e compatta, le voci una garanzia, il tutto accompagnato da una produzione di tutto rispetto.
Non mi resta che attendere per vederli dal vivo questa estate.
Freedom Call is back!



