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Recensione scritta da René Urkus.
Con un numero di amici su Facebook che supera i 440.000 (sì, avete letto bene: quattrocentoquarantamila), non si può fare finta che Leah sia un fuoco di paglia o una pacchianata qualunque per adolescenti fanatici di GDR.
La Metal Enya è ormai una delle gigantesse del segmento symphonic metal (con tutte le aggettivazioni ulteriori che volete, tipo celtic o fantasy): con questo The Glory And The Fallen l’artista canadese dà alle stampe il proprio sesto album in dodici anni, e lo fa – ad ulteriore conferma della serietà della sua proposta – affiancata da personaggi non proprio trascurabili, come Sander Zoer (per chi non lo sapesse, batterista dei Delain) e Timo Somers (che adesso collabora pure con Arjen Lucassen).
E il disco, non c’è dubbio, funziona: magari non sconvolge (in ogni caso il sottogenere è, bisogna riconoscerlo, abbastanza statico), ma va dritto come un carro armato e in un paio di frangenti emoziona con sincerità.
“Archangel” è una bella apertura, che si mantiene forse “al di qua” del metal, fra suggestioni alla Enya (ovviamente), qualche ricamo elettronico da (pen)ultimi Within Temptation, la bella voce di Leah a svettare su tutto e un refrain convincente. C’è un certo gusto folk–medievale nella godibile “No More Fear”, che al riguardo viene superata dall’ancor più godibile lento “Speak To Me”, in cui nuovamente mi sembra Enya il riferimento più presente.
Un bel symphonic metal alla Epica emerge improvvisamente in “Revive”, stavolta con vaghe sonorità mediorientali, ma l’eterea “Little Stars” ci riporta in una dimensione radiofonica. Si cambia di nuovo atmosfera con “Sleeping Giant”, brano in cui l’angelica cantante è accompagnata nientemeno che da Mark Jansen, per un riuscito effetto beauty and the beast. Etereo celtic metal, con ottimi inserti di violino, con “Victory”. Per chiudere, segnalo che la non memorabile “Unshakable” vede la partecipazione ai cori di tre (!) delle cinque (!!!) figlie della dotata cantante.
Provando a tirare le somme, direi che Leah si è giocata benissimo le proprie carte. The Glory And The Fallen è uno di quei prodotti che i puristi (come chi vi scrive, sia chiaro) definirebbero “commerciale” ma convince con brani ben costruiti e anche, perché no?, con una immagine fatta per solleticare l’immaginario di una certa fetta di pubblico. Poi se siete per l’underground più oltranzista, è ovvio che state leggendo la recensione sbagliata… ma trovo sia innegabile che nell’universo metal Leah si sia ritagliata il proprio spazio.