Pillole d’Acciaio #05-2024

Tracce:

High On Fire – Comet The Storm

Metalite – Expedition One

Nyktophobia – To The Stars

Sons Of Thunder – Thunderhood


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Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!

Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.

Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!

 

 

 

High On Fire – Comet The Storm (MNRK Heavy)

Ritorno sulla piazza degli High On Fire con una nuova uscita discografica. I “Messia Elettrici”, devoti alla divinità stoner/doom, apportano qualche cambio alla formazione (il batterista Coady Willis) ma restano ancorati alle loro sonorità che, ormai da oltre venti anni, ci hanno abituato. Il disco è semplicemente perfetto in ogni sua parte, uno sporco lavoro come sporca è la voce di Matt Pike; un insieme di brani grezzi, pesanti e travolgenti. La prima parte del disco vi schiaccerà con “Lambsbread” e “Burning Down” per spazzarvi via con “Cometh The Storm”, manifesto di questo disco, un pezzo tra BLS e Pantera con una ventata di doom settantiano. A metà del disco ecco “Karanlık Yol”, uno strumentale che vi trasporterà sulle montagne assolate della Turchia ideato da Jeff Matz che ha fuso heavy metal e folk fusion. Nella seconda parte del disco spesso si passa a ritmi decisamente più veloci, come per “Lightning Beard”, transitando per i quasi dieci minuti di lentezza esasperata di “Darker Fleece”. Non fatevi sfuggire questo disco, gli High On Fire sono tornati e si riconfermano una delle migliori band del settore. (Lele Triton)

Etichetta – Bandcamp

 

Metalite – Expedition One (AFM Records)
Nuovo album per gli svedesi Metalite, uscito per AFM Records ad inizio 2024. Quarto disco in una decina di anni che richiama lo stile nordico “un po’ metal/un po’ Abba” con una componente elettronica per ricordare Amaranthe su tutti. Un concept lunghissimo, quattordici brani più alcune bonus, ambientato come prevedibile nel futuro; nulla di particolarmente innovativo ma ben costruito. I pezzi si fanno ascoltare e sono molto orecchiabili, tutto è fatto per far ricordare il ritornello e la bella voce di Erica Ohlsson viene messa molto avanti nel mixaggio (le chitarre spesso tendono a sparire lasciando voce/batteria/elettronica). Pezzi semplici ma d’impatto, come nel power metal di “Cyberdome” ma anche più soft come nella ballad “In My Dreams”, per arrivare a “Paradise” o “Free” che alternano parti più cadenzate. Un disco che piacerà agli appassionati del genere oppure a chi ricerca melodie e canzoni radiofoniche semplici; ma questo credo sia proprio l’obiettivo della band, creare pezzi immediati per far cantare e saltare il pubblico ai concerti: spedizione riuscita! (Lele Triton)

Etichetta – LinkTree

 

Nyktophobia – To The Stars (Apostasy Records)
Quarto album per i tedeschi Nyktophobia, autori di un disco molto interessante sul genere black/death melodico. Per parlare di questo lavoro partiamo non dalla musica ma dalla parte grafica: una copertina spettacolare, una via di mezzo tra un fumetto ed una locandina per un film ambientato nello spazio. In effetti “To The Stars” parla di questo, viaggi verso le stelle che la musica potrebbe aiutarvi a raggiungere. Tutte le tracce di questo disco sono ben costruite, iperprodotte e con una costante ricerca della melodia perfetta. Le chitarre intrecciano scale e la sessione ritmica pesta forte su un cantato growl che si orienta più verso il death metal stile Hypocrisy. Brani significativi “To The Stars”, “Millennium” e “Voyager 1”. Probabilmente troppo ripetitivo nello schema della costruzione dei pezzi e dei riff; temo che possa soffrire di longevità; la tendenza a replicare le linee melodiche nell’arco dei pezzi rischia di farlo diventare tutto simile, un disco da ascoltare ma che, alla lunga, si potrebbe dimenticare. (Lele Triton)

Etichetta – Bandcamp

 

Sons Of Thunder – Thunderhood (Time To Kill Records)
Il primo disco dei romani Sons Of Thunder non poteva che chiamarsi “Thunderhood”. Un disco che è un grande tributo all’hard rock/metal che unisce AC/DC ai Back Stone Cherry, i Mothörhead a Thin Lizzy, Ozzy ai Twisted Sister. Una parola sola? Attitudine. Una definizione che racchiude non solo capacità innate ma anche la voglia di divertirsi su un palco, la semplicità e la voglia di cantare a squarciagola insieme ad un gruppo di amici. Brani come “Thunder Again”, “Louder”, “Stronghead” sono una botta di energia, immediate e divertenti. Molto ben fatto il video di “Thunderhood” (giusto un attimo un riff alla Angus, ma ci sta!) con tutti gli artisti hard rock e metal che indossano il logo della band: un pezzo che è un inno al rock’n’roll. Certo, si poteva fare qualcosa in più? Forse si, a partire dalla copertina che risulta troppo semplice: ma è un male? Un disco ben registrato, ben prodotto. Niente innovazioni, tanti riff che giocano sul fattore emozionale e ritornelli d’impatto, questi sono i Sons Of Thunder: pronti per divertirvi? (Lele Triton)

Etichetta – Bandcamp

 

 

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