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Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!
Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.
Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!
Angel Sword – World Fighter – (Dying Victims Productions)
Era dal 2016, ovvero da quando uscì il debutto “Rebels Beyond the Pale”, che mi ripromettevo di dedicare qualche riga agli Angel Sword: ci avevo riprovato nel 2019 con il secondo album “Neon City”, ma nulla da fare. Quest’anno è uscito il terzo capitolo “World Fighter” ed ho pensato che fosse la volta buona: il quartetto finlandese non sarà ricordato per aver rivoluzionato il genere e, probabilmente, il nome Angel Sword rimarrà nella memoria degli accaniti cultori dell’heavy metal underground. E allora perchè parlare di “World Fighter”, vi chiederete.. semplice: è un bel disco di tradizionale HM anni 80, con molta Gran Bretagna ed un po’ di Germania, genuinamente passionale, energico, ben suonato e con una produzione polverosa il giusto per farci pensare ad un prodotto che arriva dal decennio d’oro della nostra musica. Rispetto ai lavori precedenti, gli Angel Sword sembrano aver affinato le melodie, fattore che ha reso i pezzi, compatti e trascinanti, maggiormente efficaci: “Weekend Warrior” e la titletrack sono ottimi esempi di ciò anche se, ad onor del vero, è l’album nel complesso a godere di questa crescita melodica. Al netto delle vocals ruvidissime di Jerry Razors che, per alcuni, potrebbero risultare indigeste, “World Fighter” è un disco piacevole e divertente, il cui ascolto è consigliato a chi si nutre di heavy metal vecchia maniera. (Luca Avalon)
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Astral Adornment – Astral Adornment – (Autoprodotto)
Dalle indubbie capacità immaginifiche di Astral Adornment, così si definisce il misterioso artista dietro questa opera omonima, si sviluppa un viaggio astrale volto ad analizzare in maniera introspettiva e contemporaneamente esterna antiche civiltà e concetti che risiedono nel novero del nichilismo e del panteismo. Un’impresa tanto ardua non avrebbe potuto di certo svilupparsi su stili musicali banali o “sempliciotti” ed infatti il Nostro si spinge fino alle soglie di un (nuovo?) genere che identifica nel “Progressive Deathcore”. Si sa, ognuno nella musica è libero di inventare ed in fondo si trova oggettivamente molta originalità nel corso delle 8 tracce qui proposte. Che dire… non sempre il risultato risulta gradevole a causa di scelte, soprattutto sulle linee vocali decisamente ardue da digerire e spesso nella prima metà del disco pare di assistere ad un pout-pourrì di musicalità esibite in maniera scollegata e anche poco piacevoli da ascoltare a mio giudizio. Dalla metà in avanti, complice una maggiore intrusione di atmosfera nelle strutture, il risultato si riequilibra e addirittura consente di premere di nuovo play almeno per curiosità di non voler giudicare frettolosamente un prodotto comunque ambizioso. Il voto sarebbe un “MAH” mentre più semplicemente vi consiglio di ascoltare Astral Adornment e decidere da voi… Genio o Folle?? (Vittorio Manzone)
Anoxide – Morals and Dogma – (Ghastly Music)
Tecnici in maniera quasi esagerata, furiosi quanto basta (è mai abbastanza la rabbia?), ignoranti nel senso buono del termine in giusta dose. Tre piccole descrizioni per introdurre gli inglesi Anoxide ed il loro primo disco – seguito di un paio di EP – dal titolo “Morals and Dogma”. Nove canzoni all’insegna di una forma pesantissima di Death Metal, definibile Slam, coniugato con una formula che concede grande respiro grazie a molte intuizioni progressive che i britannici inseriscono nelle composizioni. Può perciò capitare di passare con nonchalance da una sezione da incubo dove il grugnito del cantante Chris Butterworth rigurgita cattiverie e critica sociale ad una ariosa e più melodica con riff di chitarra aperti e certamente più intelleggibili come avviene ad esempio nella iniziale “Simulacrum”. Ma tutti i tre quarti d’ora che compongono l’opera regalano tanti momenti interessanti che conservano eterogeneità nei brani e musicalità – sebbene davvero pesante – senza adagiarsi su sensazioni di Deja Vù. Tra i vari momenti che ho apprezzato di più si trovano “Tear Down their Citadels” riguardante la corruzione endemica dei sistemi statali, la strumentale “The Weighing of the Scales” e la conclusiva “To Starve in Decadence” anche per via del suo fruire elaborato all’interno di un minutaggio elevato. Se siete curiosi di entrare in un territorio arduo da traversare ma soddisfacente da visitare, avventuratevi nel vuoto morale descritto dagli Anoxide e non rimarrete delusi! (Vittorio Manzone)
Caligula’S Horse – Charcoal Grace – (Inside Out Music)
Il sesto album degli Australiani Caligula’s Horse è uscito a Gennaio 2024, dopo il cambio di formazione del 2021 e la dipartita del chtiarrista Adrian Goleby. Quattro musicisti, quattro strumenti, quattro teste per creare queste sei tracce, che poi diventan nove visto che il brano scelto dalla band per dare il titolo al disco è una suite divisa in quattro parti. Musica complicata sulla linea di confine tra progressive metal e djent ma non solo: i pezzi hanno una gran carica senza diventare noiose esplorazioni tecniche, provare per credere. A partire da “Golem” fino alla lunghissima “Mute” ed i suoi dodici minuti l’ascoltatore si troverà in un mondo fatto di melodia e stranezze, di violenza sonora e passaggi inaspettati. Una menzione d’onore alla lunga suite da cui prende il nome il disco, vera espressione del livello esagerato di questa band; davvero splendida. Un lavoro complesso che va ascoltato ed assimilato con calma, un disco che vi darà molte soddisfazioni nell’ascolto. Da non perdere. (Lele Triton)