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A più di sette secoli dalla sua redazione, la « Comedìa » non cessa di toccare anime e cuori delle più disparate estrazioni sociali, religioni, età e nazionalità. Opera tra le più influenti e celebri della storia letteraria mondiale, il fascino di questo capolavoro sboccia là dove confluiscono comunanza del contenuto e straordinarietà della forma. La lotta tra il male e il bene, la simbologia numerica (tre cantiche, trentatré canti, uno stile terzinato; la precisa quantità di gironi, cornici e cieli, i quali a loro volta si allacciano ripetutamente al sette, al tre e al nove), l’anelito verso un’elevazione spirituale di sé, un plurilinguismo che rivoluzionò fin il Dolce Stil Novo, cui faceva capo, e l’unione superiore che ne susseguì.
Mentre ciò che siamo ed eravamo è da tempo in svendita a tocchetti sulle bancarelle del colonialismo, culturale e no, Gianni Bianconi infila la cotta di maglia ed intona, spalleggiato da due baldi compagni d’arme, l’intero Canto V dell’Inferno. La forma espressiva è un rock acustico/elettro-acustico, con strofe recitate e ritornelli cantati. È spesso la porzione leggera a dare il la, sfociando poi in quella elettrica, che include un assolo di pari voltaggio. Tra sprazzi di folk medievaleggiante (“E Come I Gru”), folate agresti è la Jar Of Flies (“Or Incomincian”), un pacato strumentale per sola chitarra – attinente però al Canto XXXIII del Paradiso (la mosca bianca “Tutto S’Affige”) – e addirittura un franamento metallico (la coda di “La Bocca Mi Basciò”), Inferno Piuccheperfetto onora il lascito capitale del nostro guelfo bianco più illustre nonché la propria stessa passione.
Se siete tra coloro che vogliono stringere a sé quel divino scrigno, sbirciare fra i tesori svelativi ad ogni ripasso e goderne, il Bianconi vi ha reso dunque un signor servizio. Se invece credete che tutto ciò non sia importate e che comunicare ad anglismi e faccine sia una sorta di progresso culturale, allora vi meritate non solo la fuga di cervelli, l’evasione fiscale, gli scarabocchi sui muri di Ercolano e i bagni nei canali veneziani, non solo l’aeroporto intitolato ad un pluridelinquente colluso con la mafia, le virgolette con le dita e la quarta posizione mondiale nell’analfabetismo funzionale. Ma vi meritate, soprattutto, l’inverno demografico e la scomparsa di una nazione tenuta insieme nientemeno che da tagliatelle al ragù e sedicenti casanova.