THE HEALING PROCESS – Theme And Variations

Titolo: Theme And Variations
Autore: The Healing Process
Nazione: Italia
Genere: Techno Thrash
Anno: 2024
Etichetta: autoprodotto

Formazione:

Carlo Braccio – Chitarra, Basso, Voce
Enrico Meloni – Batteria


Tracce:

01. Introduzione
02. Nothing At All
03. La Servitù
04. Punto di Non Ritorno
05. Interludio
06. Step In Line
07. Tutti Contro Tutti
08. Blepharostat
09. Coda


Voto del redattore HMW: 7/10
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Techno Thrash Metal, come si faceva alla fine degli anni ’80, inizio anni ’90. Dritti al punto i The Healing Process, non fanno sconti nella definizione della propria direzione artistica. Theme And Variations, secondo album del duo diviso dalla A7, a due anni dal debutto Locked Inside Yourself, mostra miglioramenti evidenti nella qualità sonora, ma sempre all’insegna del fai da te casalingo e di un investimento limitato.

Il disco esalta il genere di riferimento nel quale si identifica il gruppo. Se lecito, aggiungiamo che gli arrangiamenti per chitarra e basso sono in molti frangenti un tributo a quel filone – che tanto ha dato, ma ben poco raccolto, sia in diretta che negli anni successivi e fino ai giorni nostri – ma le partiture ritmiche non hanno la varietà e l’andazzo dissennato che ci si aspetta, a ragion veduta, da un gruppo che si presenta come tale, inquadrandosi in un andamento classico in 4/4 con qualche minima variazione dispari (e.g. l’incipit in 5/4 de “La Servitù”). Intendiamoci, fanno la loro parte egregiamente, ma senza allontanarsi dalle coordinate dell’accompagnamento canonico in salsa thrash.

Theme And Variations è un album omogeneo, corre su binari monodirezionali; nessuna velleità di comporre alcunché d’originale, solo tanta carica primigenia e qualche partitura/soluzione che viene riproposta fra i brani con qualche variazione sul tema, ad onorare la scelta del titolo.

“Introduzione” ed “Interludio” (di nome e di fatto)  trasportano nel reame acustico (aleggiano echi di una certa foggia d’arpeggio, sovvengono i primi Testament), il resto corre veloce con qualche puntata su tempi medi, con rimandi a nomi quali Dark Angel, Viking, ma anche Forbidden e altri non facenti parte del gotha, come i grandi Cyclone Temple. Il minutaggio contenuto è, a parere di chi scrive, a sostegno di una migliore fruizione dell’album.

Una realtà che molto probabilmente rimarrà confinata in ambito prettamente amatoriale, rispecchiando in un certo modo la volontà dei creatori, anche a causa di una curiosa mescolanza fra inglese e italiano, commistione più marcata perché non si parla della solita singola canzone, ma di metà disco cantato in una lingua e metà nell’altra.
Per non sbagliare, HMW lo porta comunque alla vostra attenzione: appuntate ed ascoltate, non ci sono controindicazioni!

 

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