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Ma esiste ancora il gothic metal? Perché quando ho iniziato l’ascolto di Of Love And Sorrow, il debut album dei milanesi Lay Of The Autumn, avrei usato questa parola – assieme a ‘power’, naturalmente – per descriverli, e così ve li propongo nel mascherino di presentazione della recensione. Mi ha colpito però come la nota stampa eviti accuratamente il termine, usando ‘symphonic’ o, al limite, ‘cinematic suondtracks’ fra le influenze. Il genere è passato di moda, o le mie definizioni sono ormai antiquate? Come che sia, è la musica quella che conta, e in questo disco si fa certamente valere!
La intro strumentale e pianistica “When It Rains” crea richiami che, a quelli attempati come me, fanno pensare (appunto!) al gothic metal fine anni ’90, ma “Flowing Tears” inclina a sufficienza verso il power per parlare almeno (mi rassegno!) di un symphonic metal dai toni molto carichi e intensi, dominato dalle tastiere di Davide Scuteri, ma senza che le chitarre scompaiano del tutto. Il brano è di classe, con un crescendo iniziale ottimamente congegnato, ma vi piacerà a una condizione: che apprezziate lo stile vocale di Irina “Eria” Boyarkina, che ha qualcosa, nell’intonazione, che lo rende un po’… artefatto, per così dire. Non voglio assolutamente offendere le capacità e l’impegno della cantante, che sono fuori discussione (la nostra ha anche partecipato a diversi talent show, risultando – così le sue pagine – più volte fra le finaliste); ma nel suo stile c’è una nota indecifrabile ma un po’ leziosa che non necessariamente piacerà a tutti. Magari c’è chi troverà il suo stile originale, o addirittura erotico, ma io non sono riuscito a farmelo piacere del tutto!
Un climax emozionante per l’avvolgente “After All This Time? Always”, forse la canzone più esaltante del disco, dotata di linee vocali splendide; il brano si sarebbe forse giovato di un ‘vero’ video, mentre su internet abbiamo a disposizione solo un visualizer intervallato da evocative immagini di Irina che danza sulla spiaggia al tramonto. Ho trovato invece un po’ ‘telefonato’ l’effetto ‘Beauty And The Beast’ in “Thrown Away”, in cui Irina duetta con l’ospite Andrea Gambaro. “Love You To Death” ha un (altro) ritornello elettrizzante, e si destreggia bene fra chitarre acustiche e parti più bombastiche; lo strumentale “Si Sta Come D’autunno Sugli Alberi Le Foglie”, con il colto riferimento a Ungaretti, è una buona passarella per mostrare quanto il tastierista Davide sappia andare in velocità. Con il power velato di progressive di “Who Is To Blame” giungiamo al termine di una scaletta intensa e ben calibrata, per un prodotto italiano di valore ma, per quanto segnalato, ancora migliorabile.
Per chi inclina dunque verso la dimensione più sinfonica del power, un disco che può accendere grande curiosità.