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Ricordo bene, avendo la mia veneranda età, il momento quasi contemporaneo in cui Ensiferum e Turisas apparvero sulla scena metal: la loro musica (che all’epoca qualcuno chiamò ‘battle metal’, definizione che oggi forse designa un genere diverso) era qualcosa di completamente nuovo, che univa folk, power, death, epic e viking in un mix meraviglioso e potente, che mi portò a consumare almeno i loro primi due dischi (quelli con Jari Mäenpää) e ad apprezzare moltissimo il terzo e il quarto.
Ora siamo nel 2024: i Turisas sono scomparsi nei fumi della pandemia, e gli Ensiferum non mi sembrano più avere la carica degli esordi… il loro sound si è ‘normalizzato’, diventando meno potente e più canonico. Tuttavia, ora che l’ondata pagana degli anni 2000 è quasi un ricordo, “Winter Storm” è un disco da considerare quasi come una mosca bianca, e da ascoltare con curiosità anche a partire da questo: e inserito nella scena contemporanea, sia chiaro che non sfigura affatto!
Nel complesso l’album mi sembra più riuscito del pur non malvagio “Thalassic”, che però mi era sembrato un po’ sottotono e troppo ‘leggero’. La trionfale opener “Winter Storm Vigilantes” ha sostanzialmente tutto quello che ci aspetta dalla band: velocità, epicità, un ritornello indovinato e un flavour pagano che ci fa pensare ai bei tempi andati, nell’era (approssimativamente fra la metà degli anni 2000 e la metà di quelli 2010) in cui il viking/pagan/folk metal dettava legge. Certo, “Iron” non tornerà mai più, ma questo brano si fa apprezzare non poco! Dotata di un’epica solenne, oserei dire fluviale anche “Long Cold Winter Of Sorrow And Strife”, forse giusto un filo troppo lunga (sfiora i 7 minuti); “Scars In My Heart” vede dietro al microfono Madeleine Liljestam degli Eleine, che con il suo cantato molto evocativo crea una sorta di power ballad dai toni meno ruggenti e piacevolmente ‘rilassati’, parente non lontanissima della meravigliosa “Tears” che chiudeva… guardate un po’, “Iron”. Non poteva mancare un epos più lungo e solenne, che risponde all’evocativo nome di “From Order To Chaos”: alcuni passaggi della suite sono ben riusciti, ma l’insieme suona, devo dire, abbastanza standard, e non la annovererei fra le cose migliori del disco.
Con la conclusiva “Victorious”, incalzante e torrenziale, devo dire che abbiamo addirittura una scintilla delle glorie dei primi quattro disci… anche se il brano fosse ‘studiato a tavolino’ per suonare in continuità con le vecchie uscite, direi che chiedere di più a questa band oggi sarebbe irreale.
Lode allora agli Ensiferum, che portano avanti la loro visione con apprezzabile professionalità e una capacità di scrittura che resta rara ed elevata. Le pitture di guerra non sono sbiadite, e se la mirabile furia di “Hero In A Dream” è un ricordo, Markus Toivonen e compagni combattono ancora in prima linea!