GRAND MAGUS – Sunraven

Titolo: Sunraven
Autore: Grand Magus
Nazione: Svezia
Genere: Heavy/Doom Metal
Anno: 2024
Etichetta: Nuclear Blast Records

Formazione:

JB Christoffersson – Chitarre, Voce
Fox Skinner – Basso
Ludwig Witt – Batteria


Tracce:

01. Skybound
02. The Wheel Of Pain
03. Sunraven
04. Winter Storms
05. The Black Lake
06. Hour Of The Wolf
07. Grendel
08. To Heorot
09. The End Belongs To You


Voto del redattore HMW: 7/10
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L’uscita di un disco dei Grand Magus è sempre un evento per gli appassionati delle sonorità classiche: gli svedesi guidati da JB Christoffersson sono stati capaci, in passato, di mettere d’accordo gli amanti dell’heavy tradizionale con quelli del doom e dello stoner. Forse il loro prime è passato da qualche tempo (io lo colloco nella prima metà degli anni ’10), e Wolf God mi è sembrata una delle uscite più deboli del terzetto, ma insomma, forse anche per questo la curiosità era tanta, e mi sembra che Sunraven, decimo full-length, in larga parte ispirato al poema ‘Beowulf’, si difenda bene nel complesso. Però vediamo i dettagli!

“Skybound”, scelta come primo singolo, è – senza ombra di dubbio – bellissima: ma già al secondo ascolto mi sono accorto del motivo, ovvero che il refrain riprende esattamente gli accordi di “Starlight Slaughter”, da The Hunt (2012), che è sua volta uno dei brani più riusciti del terzetto svedese. Una mossa decisamente disonesta… peraltro ripetuta a fine scaletta: “To Heorot” è una (minima) variazione sul tema di “Varangian”, dal meno riuscito Battle Songs (2016)! Va bene che tantissime band vivono del ‘riciclo creativo’, ma la cosa non può passare sotto silenzio in una recensione, tenendo anche conto che il disco, come da tradizione della formazione scandinava, è anche relativamente breve (superiamo appena i 35’).

Le chitarre si fanno più taglienti in “The Wheel Of Pain”, mentre “Winter Storms”, uno dei due soli brani della scaletta a superare i cinque minuti, rallenta leggermente i tempi, fidando nel drumming sferragliante di Ludwig Witt e in qualche sprazzo di epica alla Triumph And Power (2014), per chi scrive il miglior disco del Mago. Notevole anche il secondo brano ‘lungo’, ovvero “The Black Lake”, che si apre e si chiude su evocative chitarre acustiche, ma osa di più in fraseggi che ricordano, seppur vagamente, le tonalità stoner degli esordi.

I cori di “Hour Of The Wolf” creano una aura epica e fumosa, mentre “Grendel” ha un riff così cool che è impossibile dirgli di no… con la ritmata “The End Belongs To You” si chiude questo disco che non è una perla rara, ma un godibile monolite costruito da un gruppo di 50enni che non ha alcuna intenzione di mollare. E in fondo va più che bene così.

 

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