FORGOTTEN TOMB – Nightfloating

Titolo: Nightfloating
Autore: Forgotten Tomb
Nazione: Italia
Genere: Depressive, Gothic, Doom, Black metal
Anno: 2024
Etichetta: Agonia Records

Formazione:

Ferdinando “Herr Morbid” Marchisio – Voce, Chitarre
Alessandro “Algol” Comerio – Basso
Kyoo Nam “Asher” Rossi – Batteria
Jöshuä “J” Käser – Chitarre


Tracce:

01. Nightfloating
02. A Chill That You Can’t Taint
03. This Sickness Withered My Heart
04. Unsafe Spaces
05. Drifting
06. A Despicable Gift


Voto del redattore HMW: 7/10
Voto dei lettori: 8.0/10
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Recensione scritta da Azzi

Mentre sul finire dello scorso millennio il black metal tendeva ad inseguire velocità ossessive e narrava di “divisioni Panzer” alla conquista di un mondo in rovina oppure descriveva le sataniche tempeste provenienti dal gelido nord, nel cuore della pianura Padana, a Piacenza, Ferdinando “Herr Morbid” Marchisio ha tirato il freno a mano ed ha iniziato a scavare nel buio della sua esistenza dando vita ai Forgotten Tomb.

Lui stesso, allora unico membro della one-man-band Forgotten Tomb, in alcune interviste dichiara che già ai tempi sarebbe stata sua ambizione differenziarsi dalla scena black metal del momento, considerata in alcuni frangenti quasi la parodia di se stessa, andandosi a creare uno spazio tutto suo all’interno della scena musicale estrema. È fin dall’inizio della carriera della band infatti, che viene utilizzato l’aggettivo “depressive” per descrivere un approccio differente alla musica estrema: una boccata d’aria malevola che ha contribuito attivamente a piantare i pilastri del sottogenere depressive suicidal black metal (DSBM) conosciuto a livello internazionale. Le caratteristiche principali di questa nuova branca sono le voci strazianti, le urla disumane, i riff di chitarra che sviluppano melodie oscure ed opprimenti, le ripetizioni claustrofobiche di cellule musicali registrate in modo grezzo e, più o meno volutamente, LO-FI. Le influenze dei primi lavori dei Forgotten Tomb sono evidenti e si possono ritrovare nei dischi d’esordio dei teutonici Bethlehm, nei primi Manes (NOR) oppure negli svedesi Silencer uniti anche ad una certa vena doom metal alla Saint Vitus. Trovo però ammirevole e degno di nota che, con il passare degli anni, il gruppo abbia incluso nel proprio stile anche influenze gothic metal e dark wave sulla scia dei The Sisters Of Mercy, Paradise Lost e Katatonia fino ad approcciare elementi sludge a partire dall’ottavo album Hurt Yourself And The Ones You Love. In questo modo si rende apprezzabile la continua tendenza a volersi rinnovare proponendo soluzioni sempre fresche ed accattivanti, senza mai ristagnare all’interno di limiti che vorrebbero la musica – arte effimera per eccellenza – imbrigliata dentro compartimenti stagni.

La produzione dell’album, avvenuta all’Elfo Studio nel piacentino, è un mix tra vecchio e moderno, con una voce decisamente prominente nello spettro sonoro e le frequenze medio-basse dominano lo scenario musicale. Il basso di Algol, infatti, “esce” sovente dal mix per farsi apprezzare sia dal punto di vista prettamente ritmico, sia da quello melodico svolgendo il ruolo di collante tra le varie sezioni dei brani. La batteria suona abbastanza asciutta e forse non risulta avere un’adeguata profondità, specialmente nelle sezioni più lente e cadenzate ma nell’insieme questo non ostacola il buon risultato finale. Personalmente ho trovato affascinante il poter udire distintamente il fruscio dato dallo scorrere delle dita sulle corde della chitarra ad ogni cambio di accordo durante il primo stacco con arpeggio pulito di “Nightfloating”. Si tratta di un piccolo particolare, lo so, e sarebbe stato semplice azzerare quei suoni in fase di editing, ma quanto questi ultimi hanno reso più umano quel passaggio? Quanto hanno contribuito a far sì che l’ascoltatore potesse immaginarsi la figura del musicista in piedi con il suo strumento a tracolla? Questo undicesimo lavoro in studio del gruppo emiliano è stato pubblicato a metà dello scorso luglio dall’etichetta polacca Agonia Records, oramai considerata punto di riferimento per un certo tipo di metal estremo e si compone di sei tracce che mostrano una band in grandissima forma, abile nel bilanciare le sonorità del passato con tutte le sopra esposte sperimentazioni.

Entrando un po’ più nello specifico, la canzone che dà il titolo all’intero lavoro, Nightfloating, apre l’album con una poderosa carica malinconica, caratterizzata da chitarre che alternano riff doom tradizionali ed accelerate più tipicamente black metal accompagnate da voci sinistre ed una sezione ritmica ben cadenzata e quadrata. Un altro brano di notevole impatto è il secondo “A Chill That You Can’t Taint”, che introduce elementi nuovi come i soli di chitarra duali, presi in prestito dall’heavy metal più classico. Molto accattivante in questo caso è il ritornello che con la sua progressione di accordi, una voce pulita ed un po’ di fantasia potrebbe sembrare un successone grunge di metà anni ’90. La parte centrale dell’album, con tracce come “This Sickness Withered My Heart” e “Unsafe Spaces”, scolpisce le idee compositive della formazione con riffing serrato e massiccio, aperture melodiche che creano maggior dinamismo e colore. Colore tratto da una tavolozza monocroma e senza luce, si intende. Tutte le tonalità della pece sono qui presenti. Chicca veramente inaspettata è la quinta traccia dell’album: “Drifting”, un vero e proprio esercizio Dungeon Synth in pieno stile Summoning (AT) che catapulta l’ascoltatore in un mondo altro e parallelo. Tinte dark ambient e fantasy si uniscono qui in un pezzo ben architettato e creato probabilmente con una tastiera Casio da pochi euro. Così come tradizione vuole. Dopo essersi ripresi dalla sorpresa di essere incappati in un brano di questo tipo è il momento di godere dell’ultima traccia: “A Despicable Gift” che nei suoi dieci minuti e rotti di durata concentra in sé tutte le caratteristiche dei Forgotten Tomb contemporanei: possenti mid tempo, sfuriate in blast beat, massicce chitarre ritmiche impreziosite da dissonanti arpeggi e desiderio di meravigliare l’ascoltatore (è qui presente addirittura uno slide solo). I testi sono sempre cinici, carichi di irriverente nichilismo e molto ben appoggiati sulla musica.

Ultimo ma non ultimo, desidero spendere qualche parola per la copertina del disco; è stata realizzata in bianco/nero dal talentuoso artista greco Satta La Main Verte ed in modo suggestivo abbraccia perfettamente l’atmosfera e i temi trattati nell’album. In primo piano si può godere di una particolareggiata e lussureggiante vegetazione che ricorda le opere di R.J. Thornton mentre salendo con lo sguardo ci si sofferma su uno stagno putrido e limaccioso al centro del quale galleggia…alla deriva… una figura femminile di ofeliana memoria. A circondare lo specchio d’acqua e sullo sfondo svettano fino al cielo le oppressive rovine di una civiltà decaduta conquistate da incontenibili rovi intrecciati. Intensa.

In sintesi, Nightfloating rappresenta un anello di congiunzione tra il passato ed il presente della band, con uno sguardo al futuro, mantenendo alta la qualità e l’originalità che hanno sempre contraddistinto i Forgotten Tomb. Per i motivi appena citati il disco entrerà sicuramente nelle grazie dei fan già affezionati al quartetto e non deluderà certo chi si approccerà per la prima volta al loro sound con una mente libera dal pregiudizio.

Non resta che aspettarli dal vivo il 18 Gennaio 2025 allo Slaughter Club di Paderno Dugnano (MI) dove faranno da headliner al festival “A DAY OF DARKNESS”.

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