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Recensione scritta da Fabio Perf.
Uscito già da qualche mese in streaming su alcune piattaforme, il debutto dei Lord Goblin assume sembianze fisiche grazie alla onnipresente No Remorse Records.
I Lord Goblin sono italiani ma con base nel Regno Unito. I musicisti Lord Goblin (voce) e Antares (basso), menti di questo progetto, provengono infatti dalla Sardegna e hanno già militato in alcuni gruppi del sottobosco italico.
La proposta dell’omonimo debutto su lunga durata è davvero interessante, andando a pescare chiaramente nell’Epic Metal più fiero, ma condendo il tutto con sfuriate black metal e atmosfere bathoriane.
L’incipit di “Northern Skyline” richiama chiaramente il metal più nero, sia nel lavoro di chitarra che nella forsennata parte ritmica. La voce di Lord Goblin riporta il tutto su sentieri più epici ed evocativi, legati al metal classico. Il ritornello è davvero maestoso e si alterna alla parte delle strofe, senza dubbio, più estrema. Anche l’assolo di chitarra mantiene una certa aura oscura, almeno inizialmente. Il tutto viene miscelato in maniera credibile e, già col primo brano, capiamo di trovarci di fronte a qualcosa di “grosso”…
La successiva “The Wanderer” risulta ugualmente aggressiva ma rimane su sonorità più classiche ed è caratterizzata da un pregevole lavoro di tastiere che le donano una vena epica che potrebbe richiamare i Warlord (anche se la ritmica, qui, è assolutamente più serrata). La prova vocale di Lord Goblin è di prim’ordine, toccando picchi di intensità notevoli, a livello di interpretazione.
“The Oracle” ha un incedere lento e sontuoso e, l’aura epica del pezzo, le linee vocali di Lord Goblin, richiamano in qualche modo i Domine di Morby. Gli intrecci di chitarra sono squisitamente classici e si sposano alla perfezione con la maestosità dei cori. Il livello di fomento continua a salire e siamo in procinto di alzare le nostre spade al cielo!
Finora la qualità del disco è davvero alta, grazie alla perfetta miscela creata da questi musicisti che si muovono con disinvoltura tra il classico e l’estremo. Nella parte centrale di questo lavoro troviamo un buon pezzo strumentale (“Freedom Rider”) che si sposa perfettamente con le atmosfere fin qui disegnate. Inspiegabilmente (almeno per il sottoscritto), i Lord Goblin decidono di piazzare un assolo di batteria che non aggiunge (né toglie) alcunché d’interessante al disco.
Fortunatamente l’epilogo è maestoso, con la suite (in due parti) “Light Of A Black Sun”!
Incipit battagliero e tirato, con un Lord Goblin sugli scudi, inciso assolutamente epico, in contrasto con la ritmica. Atmosfere Viking si aggiungono all’impalcatura dei Lord Goblin, con le tastiere che si alternano alle chitarre per ricreare un certo tipo di atmosfere che aprono la via a dei cori gloriosi! Il tutto accompagnato da una ritmica forsennata che pare una vera e propria fuga! Nel finale l’impeto del brano si spezza e assume sembianze solenni grazie anche alle linee vocali e alle chitarre acustiche. C’è davvero tanta carne al fuoco!
Nella seconda parte della suite vengono riprese parti più corali, alternate a momenti più metallici e drammatici. Un bell’assolo di chitarra funge da ponte per un finale strabordante, degno dei migliori Manowar!
Lord Goblin si rivela quindi un ottimo disco in grado di miscelare in maniera convincente gli elementi classici, accostandoli a partiture più estreme. Questo rende l’ascolto sicuramente più interessante e, non di meno, in grado di soddisfare anche i palati più oltranzisti.