E.VIL N.EVER D.IES – Distillhate

Titolo: Distilhate
Autore: E.VIL N.EVER D.IES
Nazione: Italia
Genere: Thrash Metal
Anno: 2024
Etichetta: indipendente

Formazione:

Felice “Felix” Savarese: Batteria
Fabio Di Tullio: Chitarra
Domenico “Domecost” Costagliola: Voce
Sam Savarese: Basso


Tracce:

01. The Pack
02. Master of Consciences
03. Tomb of Pleasure
04. I Get Hurt
05. The Dark River
06. Big Bad Wolf / A Black Tale
07. The Last River
Durata Totale: 36:44


Voto del redattore HMW: 5,5/10
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Giungono dalla soleggiata Napoli gli E.vil N.ever D.ies – E.N.D. – formazione a quattro membri attiva dagli anni ’90 e dedita ad una personale forma di thrash metal orientata alla ricerca del riff piuttosto che alla velocità nuda e cruda. Il nuovo Distillhate interrompe un lungo silenzio discografico che durava dal 2017, anno di uscita del primo disco Ekpyrosis, a sua volta seguito di alcuni EP pubblicati nel corso della loro carriera ormai trentennale.

Come anticipato, il reame nel quale la band si cala è quello del thrash metal carico di groove e tempi medi,  condizionati dalla proposta di canzoni che al loro interno vivono di varie sezioni differenziate da alternanze strumentali a volte più dure e a volte più progressive in termini di soluzioni adottate. Da ciò è facile dedurre che l’approccio scelto sia quello della ricerca di una forma canzone unica in grado di far combaciare diversi spunti compositivi e farli concatenare per creare un risultato personale.

Non si può difatti negare che l’obiettivo non venga quantomeno inquadrato, prendendo ad esempio la nera fiaba “Big Bad Wolf/A Black Tale” che già dal titolo si intende essere una doppia traccia, qui sviluppata grazie all’incorrere di un breakdown centrale che spezza il ritmo e introduce la seconda parte del pezzo. Anche “Tomb of Pleasure” e la conclusiva “The Last River” regalano buoni momenti di alternanza tra parti più rapide – senza che il piede prema troppo sull’acceleratore – e parti più libere condite da ulteriori riff o parti soliste discrete.

Nel complesso però dopo alcuni ascolti manca la scintilla che faccia deflagrare del tutto la fiamma per via di alcuni aspetti negativi che condizionano la fruizione dell’album. La produzione che anima i brani e i singoli strumenti risulta “offuscata”, quasi come se in fase di registrazione non ci si sia presi il giusto tempo per calibrare equalizzazioni e volumi nel mix tanto da far scomparire un po’ gli strumenti a corde e nello specifico la chitarra di Fabio Di Tullio come avviene sin dalla traccia di apertura “The Pack”. La seconda nota negativa è legata alla prestazione del cantante Domenico Costagliola che per gran parte del minutaggio non riesce ad ergersi e colpire appieno l’ascoltatore, vuoi per gli stessi motivi legati alla scelta e definizione di volumi e mix in generale, vuoi per una piattezza esecutiva che purtroppo lo penalizza, almeno dal lato dell’ascolto.

Distillhate non è un prodotto scarso o contenente canzoni considerabili mal ideate e i momenti fantasiosi che elevano la qualità del prodotto sono parecchi, il problema però è che al contempo, in più situazioni all’interno dei brani, si avvertono momenti non propriamente a fuoco come intenzione. La produzione e la gestione delle parti cantate poi penalizzano il risultato finale. Probabilmente con maggior cura in studio, si sarebbe ottenuto un prodotto di più alto livello.

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